Debutto domani 31 luglio alle 21 al Teatro dei Differenti di Barga per il nuovo allestimento dell’atto unico del compositore lucchese in cui tutti i personaggi sono alla ricerca spasmodica della «Cosa», simbolo del potere. Regia di Nicholas Hunt, direzione di Severino Zannerini, in scena Luca Tittolo, Francesco Paccorini e Ilaria Zanetti. Unica replica venerdì 1° agosto alle 21.
BARGA (LU) – Debutta con «la Cosa» in scena domani giovedì 31 luglio (replica venerdì 1° agosto) alle 21 al Teatro dei Differenti di Barga il nuovo allestimento firmato da Nicholas Hunt dell’opera «Da capo» del compositore lucchese Gaetano Giani Luporini su libretto di Roberto Sanesi. È l’evento clou del Festival Opera Barga 2008 (15 luglio – 3 agosto 2008), quest’anno incentrato principalmente sull’opera di un grande maestro contemporaneo quale è Giani Luporini e sul rapporto con Giacomo Puccini, autore del quale il festival si è incaricato di eseguire le composizioni per voce e pianoforte sia nella loro stesura originale che in una nuova orchestrazione ad opera di dieci compositori viventi che costituirà il concerto finale del 3 agosto.
Opera Barga da ormai più di 40 anni presenta un’opera da camera da mettere in scena al piccolo Teatro dei Differenti e, dopo numerose edizioni dedicate al barocco e all’opera classica e romantica (l’anno scorso Donizetti), quest’anno punta al contemporaneo, con la ripresa dopo vent’anni di un piccolo gioiello teatrale concepito nei primi anni 80 dalla penna del compositore lucchese Gaetano Giani Luporini (1936) su un libretto assai stimolante dello scrittore, drammaturgo e intellettuale milanese Roberto Sanesi (1930-2001). Terminata nel 1983, Da capo vide la sua prima rappresentazione al Teatro di Montecarlo di Lucca nel 1987. Dopo di allora ha conosciuto diverse riprese nonché un’apprezzata registrazione discografica per l’etichetta Edipan (1989).
Ora torna a Barga con tutto il suo carico di ironia, di divertimento e di freschezza, con la regia di Nicholas Hunt e con Severino Zannerini sul podio dell’Orchestra dell’Opera Giocosa del Friuli Venezia Giulia, e con un cast di tutto rispetto: Luca Tittolo, Francesco Paccorini, Ilaria Zanetti, Hektor Leka e Giovanni Alberto Spiazzi. Le scene sono di Renzo Pardini e Roberta Traversa, i costumi di Antonella Guglielmi e Patrizia Bosi, le luci di Riccardo Tonelli. Alla messa in scena di Da capo, precederà l’esecuzione da parte degli stessi interpreti dell’opera, di Cinque Liriche di Giacomo Puccini, orchestrate dallo stesso Giani Luporini fra il 1984 e il 1997.
L’idea di allestire Da capo di Giani Luporini – compositore fra i più grandi oggi viventi, legato per quasi vent’anni al nome di Carmelo Bene, del quale realizzò le musiche di scena degli spettacoli Majakowskij (1980), Pinocchio (1981), Hölderlin-Leopardi (1982), Adelchi di A. Manzoni (1984), La figlia di Iorio e Coro di Morti (1997) – nasce sull’onda dell’entusiasmo suscitato dalle celebrazioni per il 150° anniversario della nascita di Giacomo Puccini: nell’opera di Giani-Luporini si può scorgere infatti una continuità con la tradizione musicale lucchese, alla quale oltre che Puccini apparteneva anche il nonno Gaetano Luporini (1865-1948), apprezzato compositore di pagine di musica operistica e da camera.
Da capo, “opera buffa in un atto dedicata ai giovani” su libretto di Roberto Sanesi è – scriveva nel 1987 l’autore del testo – una “metafora circolare dell’esistenza”, la cui esile trama ruota attorno ai tragicomici tentativi di un non meglio identificato Maestro e del suo assistente, uno scimmione di nome Wagner, per mettere al riparo «la Cosa» dalle mani fameliche degli uomini. Cosa sia «la Cosa» il libretto non dice, ma ognuno vi può trovare il proprio significato: la verità , la sete di potere, il desiderio di sopraffazione, il nulla… Il tutto in un indiavolato divertissement musical-intellettuale in cui la partitura di un maturo Giani Luporini riveste il surreale libretto di Roberto Sanesi di continui rimandi all’opera buffa.
«La composizione di Da capo ha rappresentato per me – scrive Giani Luporini – il concretizzarsi dei miei modelli culturali della ‘tonalità ‘ e dell’’opera buffa’ ancorati nella mia mente dall’età infantile (la prima opera che vidi da bambino fu il Barbiere di Siviglia). Lungi da me ogni riferimento diretto a tale capolavoro che è rimasto per me matrice di vitalissimi stimoli, la composizione di Da capo si è estrinsecata in un “crescendo rossiniano” di spessore polifonico (dal monologo al quartetto vocale) parallelamente alla crescente tensione psicologica sull’individuazione della «Cosa». Un gioco di riflessi tematici, come bagliori di specchi, staglia i personaggi in ambigue e polivalenti situazioni. Memorie di stilemi linguistici sette-ottocenteschi si compongono ironicamente con un lessico attualissimo a guisa di un vero e proprio divertissement; e tale vuole essere il «Da capo» destinato ai ‘giovani’: un momento di sosta nella ricerca verticalistica del linguaggio e della sperimentazione: una pausa di ilarità che nella sua dimensione dialettica proponga il teatro, oltre che come un piccolo cosmo di interagenti azioni, come una ironica e divertita riflessione sui vari parametri che lo compongono».
Il regista inglese Nicholas Hunt, da 13 anni nume tutelare di Opera Barga, studi di teatro all’Università di Warwick, ha un passato “scapigliato†da autore, attore e regista nella “Compagnia di Poeti” di Milano accanto a Giuliano Corti e Michelangelo Coviello e nel “teatro d’avanguardia in discoteca†accanto allo scenografo Luigi Serafini, e anche anni bollenti di esperienza nel teatro off a New York e poi nella compagnia di Carlo Cecchi all’Arsenale di Milano. «Si tratta di nuovo allestimento – racconta durante le prove dello spettacolo – di un’opera che è ormai diventato un “classico†della musica contemporanea. È una geniale parodia del mito di Faust e di Wagner in cui il librettista mischia tutta la sua cultura enciclopedica. Una specie di summa del pensiero e della narrativa dal ‘700 in avanti, con citazioni continue. Un moderno vaudeville, con rimandi a Samuel Beckett e al teatro dell’assurdo. L’ho ambientata in una landa popolata di figure amebiche alla Yves Tanguy, il pittore surrealista francese, in cui si muovono tutti i personaggi dell’opera, dall’ambigua figura del Maestro a quella del fido servitore Wagner nei panni di uno scimmione, entrambi impegnati al salvataggio della «Cosa» dalle mire fameliche degli uomini, fino alla seducente Evelina, prima nei panni di una Ninfa poi della Dama».
«Concordo col librettista che «La Cosa» rappresenta il desiderio di potere e di sopraffazione sull’altro tipico dell’uomo – precisa Hunt – ma quando la «Cosa» si concretizza in scena, io l’ho pensata come una specie di enorme pupazzo a forma di polipo, un vero e proprio “Sarchiapone†di televisiva memoria, realizzato dal costumista scenografo Renzo Pardini, scultore allevato alla scuola di Graziano Gregori del Teatro del Carretto, il quale ha fra l’altro realizzato la splendida maschera dello scimmione Wagner. A chi mi chiede cos’è la “Cosa†rispondo dunque “un polipo intestinale ».
«In realtà – continua Nicholas Hunt – lo spettacolo nonostante sia molto divertente, nasconde una profonda amarezza sui destini del mondo: c’è un verso di Sanesi che mi ha colpito, per la sua drammatica attualità “Il problema è la dialetticaâ€. Mai come oggi il problema è la dialettica: fra uomini, partiti, istituzioni, maggioranza e opposizione».
Informazioni: Segreteria Festival Opera Barga 2008
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Barga (LU), 30 luglio 2008