After the week long occupation of the Istituto superiore Magri di Barga here in Barga which ended on Saturday (article here) , the focus of the student unrest turned towards autogestione of the schools – students running their own classes –
one of the ideas which came out of the movement of ’68, although not entirely new as it was used by the Spanish Republicans in ’36-’38. The case for autogestione and the continuing struggle against the cuts and reforms imposed by Berlusconi’s education minister, Mariastella Gelmini was put this afternoon at a public meeting held in the Teatro dei Differenti which was presided over by the student body. Invited on to the stage to speak were, two assessori provinciali Simonetti and Regoli, the President of the Comunità montana Media Valle Bonini, assessori comunali Renzo Pia (istruzione) and Nicola Boggi (politiche giovanili) and the Head of the occupied school, Giovanna Mannelli.
A seemingly united front was presented to the assembled audience with all parties involved in the occupation being heartily congratulated by each other. Even the Caribineri were singled out for praise for their delicate handling of the event.
At the end of the evening most present seemed unsure as to just what would be the next move of this united front against the Gelmini reforms, which if implimented would probably mean the sacking of 80,000 teachers and 43,000 non-teaching staff across the country.
As part of the Gelmini cuts, local schools which risk being a closed for good or amalgamated into other schools include:
Bagni di Lucca istituto comprensivo, Camporgiano istituto comprensivo, Castelnuovo di Garfagnana istituto tecnico commerciale e per geometri Campedelli, Castiglione di Garfagnana istituto comprensivo, Gallicano istituto comprensivo. Lucca istituzione secondaria superiore Civitali. Pescaglia istituto comprensivo Puccini, Piazza al Serchio istituto comprensivo. Pietrasanta istituto d’arte Stagi, Stazzema istituto comprensivo Martiri di S.Anna. Viareggio istituto tecnico nautico Artiglio, istituto tecnico industriale Galilei.
Click on the link below to hear the opening speech this evening (in Italiano)
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Discussioni sulle solite balle… I fatti stanno qua…Li pubblicherai ?
Stop agli sprechi Il decreto legge 137/2008 si accompagna alle misure previste nel dl 112, collegato alla Finanziaria, che prevede tagli agli organici e alla didattica che nel prossimo triennio puntano a far risparmiare alle casse dello stato 7,8 miliardi di euro: tra il 2009 e il 2012 verranno soppressi oltre 87 mila posti di docente praticamente in tutti gli ordini di scuole. Nel prossimo anno la “sforbiciata” sarà più consistente (- 42mila posti), poi nel 2010 se ne elimineranno circa 25.500 e l’anno successivo poco meno di 20mila.
Riorganizzazione Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e gli esponenti del governo hanno più volte precisato che non di licenziamenti si tratta, ma di una riorganizzazione che di fatto precluderà la possibilità della riconferma per migliaia di docenti con rapporto di lavoro precario. I tagli non risparmieranno nemmeno gli Ata vovero il personale non docente, il cui organico complessivo verrà abbattuto del 17 per cento: 44.500 tra direttori amministrativi (- 10mila), collaboratori scolastici (- 29mila), amministrativi e assistenti tecnici (- 4mila) tutti appartenenti al personale non docente. Prima dell’intervento del governo Berlusconi, i tagli previsti dal precedente governo assommavano a 20mila dipendenti.
Rientrare nella media europea La scuola conta circa 1 milione e 100mila occupati, la riduzione complessiva quindi riguarda oltre il 10 per cento del personale del comparto istruzione. L’obiettivo ultimo che si è posto il governo con il dl 112 è quello di avvicinare il rapporto alunni-docenti a quello della media Ue: attualmente in Italia è pari a 8,94, mentre con l’attuazione dei tagli nel 2012 verrebbe portato a 9,94. I calcoli fatti, tuttavia, si basano sul presupposto che il numero degli alunni resti invariato: se, invece, il numero aumenterà (confermando il trend degli ultimi anni) i tagli diminuiranno, al contrario se gli alunni dovessero diminuire il decremento di cattedre e posti potrebbe essere ancora più consistente. Nel mese di ottobre il ministero ha anche presentato il piano programmatico del decreto: un piano che prevede, tra le altre cose, la riduzione dell’offerta formativa a 28-30 ore settimanali nei licei e a 32 negli istituti tecnici e professionali; ma anche la ridefinizione dei parametri per la formazione delle classi (dove in media verranno così collocati più alunni di ora). Nel progetto attuativo è inserito poi l’accorpamento delle classi di concorso di accesso all’insegnamento, in modo da poter utilizzare con più facilità i docenti in esubero spostandoli da una materia all’altra (comunque affini), e la soppressione o l’accorpamento degli istituti con meno di 50-100 alunni complessivi.
Torna il maestro unico, aumenta il tempo pieno Nel dl 137, convertito oggi in legge dal Senato, sono invece contenute principalmente disposizioni riguardanti lo svolgimento dell’attività didattica. Ad iniziare dalla riduzione a 24 ore del modello base d’insegnamento alla primaria: un ritorno al passato che permetterà l’attivazione del maestro unico e l’abbandono, dopo alcuni decenni di sperimentazione, del modulo basato su tre maestri per due classi. La soppressione di “mezzo” docente per classe permetterà così alle ex elementari di dare il proprio contributo ai tagli sottraendo a fine manovra, rispetto all’attuale organico, tra i 20 e i 30mila posti. Il governo ha sostenuto che con il suo sistema il tempo pieno verrà confermato e rafforzato: su richiesta delle famiglie, infatti, le scuole potranno predisporre classi a tempo prolungato (27-30 ore) o pieno (40 ore), ma i maestri disposti a svolgere ore in più dovranno essere retribuiti attraverso il cosiddetto fondo d’istituto scolastico.
Giusto per completezza di informazione, visto che Uno ci presenta i fatti mentre gli altri discutono sulle solite balle, vorrei segnalare che il suo intervento è tratto da un articolo disponibile a questo indirizzo:
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=302175
Come è noto, “Il Giornale” è un quotidiano che brilla per la sua indipendenza di opinione. Il fatto che sia di proprietà della famiglia del Presidente del Consiglio è solo incidentale.
Non so se la spesa per l’istruzione pubblica può essere considerata uno spreco o meno, certo mi sembra strano che a decretarla sia un ministro che dichiara apertamente di ispirarsi al “riformismo di Obama”. Forse mi sono perso qualche puntata, ma mi sembra che il candidato alla casa bianca abbia altre idee in proposito…
E così in un’aula sorda alle proteste di migliaia di studenti e professori, senza nessun confronto in parlamento ed in commissione, il decreto 112 sulla scuola diventa legge dello Stato. L’incoraggiamento che arriva da gran parte del paese, servirà a rafforzare la nostra opposizione alla Camera e al Senato per impedire con tutti gli strumenti utili, l’applicazione di una legge profondamente sbagliata.
Questo il comunicato dettato alle agenzie:
Roma, 29 ottobre- Il Senato ha approvato oggi una pessima legge, che causerà un danno grave alla scuola italiana e comporterà un problema in più a milioni di famiglie.
Un governo appena insediato, un ministro alla prima esperienza, in pochi giorni hanno imposto uno stravolgimento della qualità della formazione, impedendo il dibattito nelle commissioni e nelle aule parlamentari, negandosi al confronto con gli insegnanti, gli studenti e gli operatori.
Il risultato di tutto ciò è il testo licenziato dal Senato con il maestro unico e 24 ore
di lezione settimanale per quanto concerne la scuola elementare: dal prossimo anno ci saranno meno insegnati e l’assoluta impossibilità di mantenere il tempo pieno.
E’ improprio anche definirla “riforma Gelmini”: il decreto è infatti una mera operazione di taglio economico dettata dal ministro Tremonti. E purtroppo non è finita così: nei prossimi giorni il Parlamento sarà chiamato a convertire in legge il decreto 154 sugli accorpamenti degli istituti con meno di 500 studenti e la chiusura delle scuole dei piccoli Comuni e delle aree montane con meno di 50 iscritti. Anche in Toscana le conseguenze saranno particolarmente pesanti: con il prossimo anno scolastico avremo 5791 posti di lavoro in meno, 93 istituti che perderanno l’autonomia e la chiusura delle scuole dei piccoli Comuni. Come Partito Democratico, faremo di tutto e con tutti gli strumenti utili per bloccare l’applicazione di una legge sbagliata. source
E pensare che a quelli che ora sono nel PD bastava fare una banalissima legge sul conflitto di interessi quando erano in carica per rispiarmarci tutto questo, ma non lo reputavano importante si vede, e ora hanno il coraggio di unirsi alla protesta…
Ben detto! Forse forse se andavano a spulciare tutti i conflitti di interessi senza esclusione di colpi o limiti di parte sarebbe saltata fuori anche qualche altra discrepanza, oltre a quella eclatante del Cavaliere (che comunque resta un’anomalia inconcepibile in un paese moderno, occidentale, democratico)!
La classe politica italiana ha sempre preferito tenere la barca pari – almeno quella sulla quale naviga essa stessa – per creare invece un gran frastuono di piazza, radunando i greggi intorno a manifesti e palcoscenici luccicanti, sviando l’attenzione da proposte serie che andrebbero ad influire negativamente sul contenuto prelibato della propria mangiatoia!
Mi accodo. Evidentemente quella del conflitto d’interessi non è stata ritenuta una questione prioritaria. A differenza di quanto espresso, ad esempio, dal Consiglio d’Europa: http://assembly.coe.int/Documents/AdoptedText/ta04/ERES1387.htm (traduzione in italiano: http://www.democrazialegalita.it/risoluzioneinformazione.htm).
D’accordo anche sul punto sottolineato da Jack: il criterio secondo il quale un soggetto non può decidere in nome della collettività su questioni nelle quali è coinvolto il proprio interesse personale dovrebbe valere per tutti, sempre ed ovunque. Anche a livello locale…
Caro Mato, certo che e’ tratto da il Giornale. E ti ricordo che e’ un giornale non di partito, che non prende sovvenzioni da tutti noi, tipo il tuo Liberazione o la cara Unita’… poi che tu possa dire che appartiene a Berlusconi e’ las stessa cosa se dico che repubblica appartiene a veltroni… non dire bischerate. Poi queste non sono opinioni, sono fatti. Tu lo avessi letto almeno… . ma gia’, la superiorita’ antropologica di voi ex-post-boh-comunisti e’ conclamata… nemmeno avete bisogno di leggere che gia’ sapete di cosa si tratta… hai fatto una bella figura…
In risposta al caro marcucci, spiace vedere che un rappresentante dello Stato menta anche quando scrive, nemmeno piu’ solo quando parla (verba volant…).
Puo’ fare i nomi delle scuole che chiuderanno… non credo… infatti non si tratta di chiudere scuole, ,ma di accorpare i reparti amministartivi, con un unico preside e un unico segretario per due scuole vicine (come previsto precedentemente dal governo di centrosinistra, di cui lei si pregiava di essre sottosegratario, fischia).
Smentisca pure.
La mia Liberazione? Non ne ho mai letto nemmeno un numero.
Noi ex-post-boh-comunisti? Non ho mai votato per il PCI, né ho mai avuto in tasca tessere di altri partiti.
Guarda che “Il Giornale” è davvero della famiglia Berlusconi, nel senso di proprietà: l’attuale presidente del consiglio entrò nella società editrice nel 1978 acquisendone il 30% e rilevò altre quote negli anni ottanta fino ad ottenere circa l’80% delle azioni. Un certo Montanelli nel 1994 ne abbandonò la direzione perché non si sentiva più a suo agio in quel ruolo. Ti dicono niente le date?
Infine, sul fatto che quanto da te riportato siano fatti e non opinioni, mi ricorda tanto il vecchio “è vero: l’ha scritto l’Unità”…