What will probably be the most important exhibition to be mounted in the Province this year opened in Barga this evening at the Fondazione Ricci Onlus. The exhibition entitled “L’armonia della terra “contains over 120 works of art from a wide range of artists working in this area during the start of the 1900’s.
At the same time as many urban based artists – the *Futurists, were pushing Italian creative ideas and works in a direction that had everything to do with technology, speed, progress and perceived modernity , another group of artists and poets were instead looking at the agricultural world and anything that repudiated what represented the ideal for the futurists of technological triumph of humanity over nature. They instead revelled and immersed themselves in the life of the contadino – the peasants in this area and the natural beauty to be found in La Media Valle and Garfagnana.
The list of Tuscan artists featured in this exhibition who created their paintings, prints and drawings between the two world wars includes such illustrious names as: Giuseppe Ardinghi, Adolfo Balduini, Benvenuto Benvenuti, Alceste Campriani, Arturo Checchi, Bruno Cordati, Giuseppina Cristiani, Francesco Fanelli, Cafiero Filippelli, Raffaello Gambogi, Roberto Pio Gatteschi, Giorgio Kienerk, Raffaello Isola, Achille Lega, Moses Levy, Giovanni Lomi, Alberto Magri, Alfredo Meschi, Pietro Nerici, Plinio Nomellini, Ferruccio Pagni, Oreste Paltrinieri, Giovan Battista Santini, Federico Sartori, Filadelfo Simi, Alfonso Testi, Adolfo Tommasi, Lorenzo Viani, Umberto Vittorini
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La Fondazione Ricci Onlus, Ente senza fini di lucro, ha tra le altre finalità, anche quella di favorire la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio ambientale, culturale ed artistico della Valle del Serchio, ed e’ dal 1990 impegnata in iniziative altamente qualificate che perseguono questi scopi come ne sono testimonianza le mostre dedicate a: Alberto Magri. Un pittore del -900 (1996); Giovan Battista Santini (1998); I Selvaggi della Lucchesia: Mino Maccari a Barga (2000); John Bellany nella Valle del Serchio: a new provence (2002); Nicholas Swietlan Kraczyna, 40 anni di Icaro 1962-2002 (2003); Cesare Puccinelli (2004); Antonio Possenti, Lo zoo dell’anima. Gli animali nella poesia di Giovanni Pascoli (2005); Adolfo Balduini nel Novecento Toscano (2006), Il sentimento della natura nell’opera di Alfredo Meschi (2008).
In questo spirito s’inserisce anche la realizzazione della mostra L’Armonia della terra. Immagini della Valle del Serchio nella pittura Toscana del Novecento, iniziativa che vuole contribuire ad un’ulteriore lettura di questo territorio, non solo da parte degli artisti valligiani, ma anche da parte di artisti che hanno vissuto con sentita partecipazione la cultura e la natura della Valle del Serchio.
L’esposizione L’Armonia della terra. Immagini della Valle del Serchio nella pittura Toscana del Novecento vuole raccontare la storia di donne e uomini che, sfidando anche l’ambiente avverso, vissero e lavorarono nella Valle del Serchio, stretta tra le catene inaccessibili delle Alpi Apuane a occidente e del Crinale Appenninico a oriente, realizzando, grazie al duro lavoro agricolo, che rappresentava anche l’unico sostegno della loro vita, la radicale trasformazione di quest’aspro territorio, trasformazione tale da sviluppare quella specificità del paesaggio che ancora oggi si distingue per la sua inestimabile bellezza.
La Valle del Serchio, che si estende a nord di Lucca, racchiusa da monti ricoperti di secolari boschi e nella cui conca sono distribuiti una fitta ramificazione di torrenti, strade e borghi, e’, infatti, la memoria viva di tutta una comunità rurale con un ricco patrimonio storico e ambientale e presenta importanti elementi figurativi, come rocche, centri incastellati, antichi borghi, torri, chiese, antichi ponti e strade, che legano le strutture architettoniche a questo immenso panorama montagnoso.
Oltre centoventi opere di artisti, per celebrare la civiltà contadina della Valle del Serchio attraverso testimonianze non solo pittoriche e grafiche, ma anche foto d’epoca, brani letterari e documenti inediti, che vogliono accompagnare il visitatore in un percorso dedicato alla civiltà agricola, in particolare attraverso le opere compiute da artisti toscani che ritraggono con inedita ricchezza di particolari scene di vita contadina e agreste nei primi anni del Novecento.
Infatti, in questo particolare periodo, nonostante differenze naturali e storiche, nella Valle fra gli Appennini e le Apuane, cosi’ come evidenziato da Azzurra Conti, Carlo Cresti, Antonella Serafini, Umberto Sereni, e altri autorevoli studiosi, s’instauro’ un fecondo clima culturale, favorito da alcuni personaggi-guida come Giovanni Pascoli, Gabriele d’Annunzio, Giacomo Puccini, e artisti come Plinio Nomellini, e Lorenzo Viani, che forni’, non solo stimoli, ma anche incontri tra artisti, molti dei quali trovano spazio in questa esposizione.
Le opere esposte sono di grandi artisti toscani come Giuseppe Ardinghi, Adolfo Balduini, Benvenuto Benvenuti, Alceste Campriani, Arturo Checchi, Bruno Cordati, Giuseppina Cristiani, Francesco Fanelli, Cafiero Filippelli, Raffaello Gambogi, Roberto Pio Gatteschi, Giorgio Kienerk, Raffaello Isola, Achille Lega, Moses Levy, Giovanni Lomi, Alberto Magri, Alfredo Meschi, Pietro Nerici, Plinio Nomellini, Ferruccio Pagni, Oreste Paltrinieri, Giovan Battista Santini, Federico Sartori, Filadelfo Simi, Alfonso Testi, Adolfo Tommasi, Lorenzo Viani, Umberto Vittorini e rappresentano i diversi filoni iconografici presenti nelle varie sezioni della mostra, oppure rappresentano lo stesso soggetto e allora e’ molto interessante vedere com’e’ trattato dai diversi artisti.
Le dodici sezioni in cui si articola questa esposizione riguardano i temi ricorrenti della vita contadina, i lavori agricoli, dalla vangatura all’aratura dei campi, alla semina e al raccolto del grano e dei cereali, la raccolta delle castagne, dette -il pane della montagna-, la coltivazione della vite e dell’olivo, il taglio del bosco e la raccolta della legna, il pascolo del bestiame, la filatura della canapa.
Questa esposizione si propone anche di dare dignità ai personaggi, ai veri protagonisti di questa esposizione, ed ecco quindi la rappresentazione dei contadini e delle contadine, e della loro fatica quotidiana, ma anche della famiglia e dei luoghi del vivere, la casa e l’aia antistante oltre che naturalmente fare omaggio alla bellezza del paesaggio che tutto questo comprende e accoglie e alla sua contemplazione.
Nella successione di quadri, disegni, fotografie d’epoca e nell’alternarsi di strumenti di lavoro, vecchi utensili e oggetti di uso casalingo esposti nelle teche di ogni sala espositiva, questa esposizione vuol fornire al visitatore, da un lato sensazioni e immagini che si riferiscono a un mondo rurale ormai quasi del tutto scomparso e allo stesso tempo dare memoria alla visione dell’umile lavoro svolto dai contadini e dai braccianti all’interno di questo territorio della Valle del Serchio e dall’altro evidenziare come quest’ambiente e questo paesaggio, trasformato dalla fatica dell’uomo, ha oggi delle qualità ambientali tali, che non sono solo naturalmente da salvaguardare, ma che possono anche essere riconvertite e rivolte a un turismo della conoscenza che apprezzi, con intelligenza, questi luoghi frutto di antiche risorse sociali e umane.
Il progetto di quest’anno, essendo dedicato a un tema specifico e non a un singolo autore, permetterà alla Fondazione Ricci Onlus di instaurare fattive collaborazioni con altri centri culturali della Valle del Serchio al fine di promuovere non sola questa iniziativa ma tutta una serie, a questa correlata, che veda coinvolti altri Enti e Associazioni, e quindi anche diverse aree territoriali, al fine di creare nuove interconnessioni tra cultura, ambiente e turismo per una valorizzazione piu’ ampia del territorio e dell’ambiente della Valle del Serchio.
Un ringraziamento speciale va a Filippo Bacci di Capaci, titolare della Galleria Bacci di Capaci di Lucca, senza la cui consulenza questa esposizione non solo non sarebbe stata cosi’ ricca di contributi artistici di alto livello, ma non avrebbe avuto quell’apertura culturale che ha permesso agli autori dei testi del catalogo di raccontarci a tutto tondo i collegamenti presenti in un periodo artistico cosi’ fecondo per la pittura toscana come quello della prima metà del Novecento.
I proventi della vendita del catalogo, come sempre, saranno destinati a scopi umanitari per contribuire alla precisa volontà del fondatore, Giovanni Mario Ricci, di sostenere i bisognosi poiche’ credeva fermamente -che un mondo senza solidarietà sarebbe un mondo nel quale non vorremmo vivere-.
Fondazione Ricci Via Roma 20, Barga (Lu) venerdi’, sabato e domenica ore 17-20
*The founder of Futurism and its most influential personality was the Italian writer Filippo Tommaso Marinetti. Marinetti launched the movement in his Futurist Manifesto, which he published for the first time on 5 February 1909 in La gazzetta dell’Emilia, an article then reproduced in the French daily newspaper Le Figaro on 20 February 1909.
Marinetti expressed a passionate loathing of everything old, especially political and artistic tradition. “We want no part of it, the past”, he wrote, “we the young and strong Futurists!” The Futurists admired speed, technology, youth and violence, the car, the airplane and the industrial city, all that represented the technological triumph of humanity over nature, and they were passionate nationalists. They repudiated the cult of the past and all imitation, praised originality, “however daring, however violent”, bore proudly “the smear of madness”, dismissed art critics as useless, rebelled against harmony and good taste, swept away all the themes and subjects of all previous art, and gloried in science.