Esiste un problema. Di partecipazione. In Italia come a Barga. Puoi far suonare il più grande musicista al mondo, esibire il più grande attore, presentare il più bel libro mai scritto, il risultato non cambia. Ma non solo. Niente cambia nemmeno per il 25 aprile e il 4 novembre (lascio il dubbio su cosa significano queste date; a voi la ricerca in Internet). Unica eccezione è stata l’Unità d’Italia. Tant’è, ci son voluti 150 anni. Non c’erano nemmeno i genitori (solo uno) all’inaugurazione del nido dei figli in San Pietro in Campo. I concerti vanno quasi deserti, le presentazioni di libri pure, per non parlare dell’arte locale. E la colpa, ahimè, non è della mancata informazione (un dubbio: forse è troppa e siamo assuefatti). Così, senza tanti moralismi.
Destra e sinistra, sinistra e destra (par condicio sia) almeno stavolta unite. La destra ha altro a cui pensare (bunga bunga, idee surreali varie come la proposta di legge per cambiare la Costituzione e limitare i poteri di magistratura e Presidente della Repubblica). La cultura è altra cosa. Come non è di casa in una certa sinistra locale che, con la puzza sotto il naso, costantemente si fa scivolare qualsiasi iniziativa che, apriti cielo, dovrebbe almeno catturare la sua attenzione.
Siamo ormai abituati a vivere deprivati. Ci stanno togliendo tutto, oplà. Una generazione, i quarantenni, che dovrebbe essere il motore, economico e di partecipazione, a Barga come in Italia, vive nell’ombra di un ricordo di felicità adolescenziale. Fragili e confusi. Deprivata culturalmente e politicamente. Alla faccia di Facebook e affini, della marea di informazioni che ingoiamo ogni giorno, stampate e on line. Alla faccia. Cazzo.
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5 Responses
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Bravo Flavio! Solo quelli nati negli anni ’50, come me, potrebbero vivere “nell’ombra di un ricordo di felicità adolescenziale” :-). Per ovvi motivi. Condivido appieno la tua esternazione. Penso che qualcuno abbia interesse a deprivare la maggioranza dei “genitori moderni” (quelli che, invece di applaudire il nuovo asilo, forse erano impegnati a mettere fotografie su “Facebook e affini”).
Sì, perchè qualcuno ha pensato bene di ingolfare le nuove generazioni di “inutili giochini” elettronici particolarmente adatti allo svuotamento dei cervelli. Cultura sempre di meno! Poi ci sono i bigotti che potrebbero scandalizzarsi per l’ultima tua parola! 🙂
Saluti!
More on the malaise, from Tim Parks, one of the most perceptive foreign observers of Italy
http://www.newyorker.com/arts/critics/atlarge/2011/04/11/110411crat_atlarge_parks
People “talk about philosophy and liberty only because they can’t get a hard-on” is the popular view.
Che cazzo!
Beh, questa è una meravigliosa chiamata per l’azione! Abbiamo il nostro lavoro di fronte a noi!