Permanenza a Filecchio per il celebre cantante Don Backy che, approfittando di un concerto a Valdottavo, ha deciso di fermarsi un paio di giorni in valle del Serchio per un po’ di relax scegliendo il paese del comune di Barga.
Se questo è stato possibile lo si deve anche ad internet, dato che il cantante – che tutti sicuramente ricordano per la sua bellissima canzone L’immensità, ripresa poi da Mina, da Milva e più recentemente dai Negramaro e da Francesco Renga – ha trovato qui informazioni sul ristorante La Buca dei Gracchi di Gian Antonio Pellinacci, che si trova in via Comunale e sentendone parlar bene ha deciso di provare le specialità del locale e di fermarsi in loco per qualche giorno. Anche la scelta del luogo dove pernottare è caduta su Filecchio ed in particolare sull’Agriturismo I Chioi della famiglia Pierantoni.
“Don Backy non è sicuramente la pop star celeberrima dell’ultimo momento, ma è stato un grande della nostra musica – ha commentato il proprietario della Buca dei Gracchi – ed è stato un onore poter cucinare per lui e sapere che ha gradito i miei piatti”.
Don Backy in verità ha gradito molto anche la bellezza dei luoghi ed ha riferito di aver trascorso due giorni di buon relax e di aver molto apprezzato la tranquillità ed il fascino della valle del Serchio.
Non è la prima volta che Gian Antonio Pellinacci ospita vip nel suo locale. Ai tempi in cui il la “Buca” si trovava a Campo Catino, nel comune di Vagli, il ristorante era frequentato anche da Leonardo Pieraccioni che qui ha pranzato spesso durante le riprese del film “Il mio west”.
“Ora che torna in valle del Serchio per il suo nuovo film – ci ha confessato Pellinacci – mi auguro che Pieraccioni si ricordi di noi e di poterlo di nuovo avere ospite.”.
Don Backy, pseudonimo di Aldo Caponi (Santa Croce sull’Arno, 21 agosto 1939), è un cantautore, attore e pittore italiano molto in voga negli anni ’60 e ‘70. Col nome di “Agaton e i Pirati”, incide il sui primo 45 giri nel 1960, registrato a Roma e autoprodotto, contenente le canzoni “Volo lontano” e “Solo con te”. È lui stesso ad acquistare le 100 copie prodotte del disco.
Qualche mese dopo si reca a Torino, dove incide il secondo 45 giri – ancora autoprodotto – con un brano di Alberto Senesi, “Bill Haley rock”, e una versione di “Non arrossire” di Giorgio Gaber cantata a due voci.
L’anno successivo scrive La storia di Frankie Ballan. Il giovane Aldo crede fino in fondo a questa canzone: si reca a Torino per inciderla in un terzo 45 giri autoprodotto (questa volta il nome usato è “Kleiner Agaton”), riservando il lato B a Mi manchi tu, brano scritto a quattro mani con Alberto Senesi. Il disco arriva all’orecchio di Adriano celentano che alla fine lo scrittura per la sua casa discografica. Nasce proprio in quegli anni il nuovo nome d’arte di Don Backy.
Il successo arriva con la partecipazione ai “Cantagiro” con Amico, cover di un brano di Burt Bacharach, riscuotendo anche un lusinghiero successo di vendite. Siamo nel 1964.
Don Backy scrive anche testi per altri autori del Clan e la canzone Pregherò diventa un grande successo di Celentano; per Ricky Gianco scrive il testo di Tu vedrai, che viene lanciata quale seguito di Pregherò.
Il 1964 è anche l’anno di Cara, che viene seguita nel 1965 dal brano L’amore.
Nel 1967 è al Festival di Sanremo in coppia con Johnny Dorelli con una delle sue canzoni più celebri, L’immensità. Segue il grande trionfo con Poesia, nell’estate dello stesso anno.
La sua lunga carriera è costellata di altri successi ed anche di partecipazioni a diversi film , ma anche da un doloroso divorzio con il Clan di Celentano. Dopo la rottura Don Backy presenta Un sorriso, in coppia con Milva, che vince la prima serata e si classifica terza a Sanremo 1969 riscuotendo un buon successo di vendite, che continua negli anni successivi con Cronaca nel 1970 e con Bianchi cristalli sereni, presentata al Festival nel 1971 (e di cui inciderà una versione anche Claudio Baglioni) anche in spagnolo.
Nel 1971 propone a Mina Sognando, storia di un disagio mentale, che riscuote un grande successo nel 1976. Nel 1981 la sua Importa niente diventa la sigla di Domenica In di quell’anno.