Noi gente di sinistra (mi ci metto anch’io perché diversamente non saprei definirmi anche se non so in quale sinistra ancora mi riconoscerò da grande) siamo fatti così. Siamo a compartimenti stagni. Se una persona non è con noi è contro di noi a 360° gradi e non merita appello e cassazione. Basta il giudizio in primo grado.. I commenti più volte ascoltati in questi giorni quando parlavo del fatto che il festival letterario “Tra le righe di Barga” si sarebbe aperto con la presenza del politico, giornalistica e scrittore Paolo Guzzanti, almeno dalle genti di sinistra, erano tutti sulla stessa linea e non erano molto positivi a dire il vero.
Anche io, da buon rappresentante della sinistra sono ovviamente partito prevenuto oltre modo e pronto a farne critiche feroci. Poi dal dire al fare c’è sempre di mezzo il mare. Del resto per me, piccolo giornalista di provincia, trovarsi di fronte ad uno che ha scritto su tante blasonate testate nazionali, di sinistra e di destra che siano, rappresenta già un elemento di merito aggiunto e questo non poteva che ben dispormi. Si dirà che Paolo Guzzanti è stato una bandoliera, uno che ha cambiato casacca in continuazione, ma lui stesso si è definito un “voltagabanna” (il titolo del suo prossimo libro) e lo ha fatto motivando le sue scelte in modo intelligente; discutibili o meno sono il punto di vista, ma non certo manchevoli di sostanza e di ragionamento. Lo ha fatto nel corso della prima serata del festival, ieri sera a Palazzo Pancrazi, dove era giunto a presentare il suo libro “Mignottocrazia”, una feroce disamina del peggio del berlusconismo, o meglio, del peggio del costume italiano e dei gusti e dei modi di pensare italianissimi che sono sempre più pecorecci. Del resto se Berlusconi fino ad ora ha fatto tutto quello che voleva in questo paese il merito è tutto degli italiani: “In nessun altro paese – parole stesse di Guzzanti – Berlusconi sarebbe mai arrivato dove è arrivato col suo modo di fare”. Berlusconi, insomma, miracolo di questa italietta, ma questa è un’altra storia.
Torniamo a Guzzanti che a me, come ho tentato malamente di dire prima, è piaciuto assai. Per la sua intelligenza, per il modo di esporre i fatti, per gli argomenti che ha saputo affrontare e a volte anche per l’ironica autocritica.
Sul “voltagabbana”: “Raggiunsi Berlusconi nel suo momento più basso – ha detto Guzzanti – quando perse le elezioni contro Prodi, l’ho lasciato nel suo momento più alto per la sua vergognosa amicizia con Putin e poi sono tornato suoi miei passi a fronte della terribile situazione economica che ci affligge ormai da due anni. Oggi possiamo solo permetterci, per non finire in catastrofe, di consentire al governo legittimamente eletto di governare, perché non c’è alternativa. Dobbiamo permettere al governo di fare quello che fa fatto per salvare il salvabile. Ecco perché domani (oggi per chi legge) sarò a Roma a votare la fiducia!”.
Sul senso del suo libro “Mignottocrazia”: “racconto la storia di un fallimento, di un fallimento della mia idea del mondo femminile per il quale negli anni ’60 era iniziato un nuovo cammino, di affermazione e di riconoscimento del ruolo che oggi è sfociato in un fenomeno che, badate bene, non è solo colpa di Berlusconi o del berlusconismo, ma è molto e già da prima radicato. Oggi l’unica aspirazione femminile, è quella di avere quel tanto di sex appeal, di far leva sulla propria bellezza per salire i gradini giusti. Una forma in qualche modo di prostituzione e un fenomeno ben radicato in questa nostra società dove purtroppo non ci sono anticorpi sufficienti”.
Sul giornalismo e l’informazione: “Non mi ci ritrovo molto in questa informazione di oggi perché oggi, dopo l’avvento del berlusconismo e dell’antiberlusconismo, manca la capacità di informazione autonoma. O sei da una parte o dall’altra”.
E invece Guzzanti vede di buon occhio le molteplici forme di informazione del presente, le possibilità che vengono dal web, tanto che ha molto gradito ed ha voluto conoscere bene la storia del progetto iBarga lanciato nella nostra cittadina da Keane e sostenuto dal nostro comune.
Su Berlusconi e il berlusconismo: “Non vedo la possibilità di un neo berlusconismo dopo l’uscita di scena di B. Ci sarà un disfacimento in mille rivoli”.
E poi ancora, alla domanda del sindaco (presente alla presentazione insieme agli organizzatori del festival Andrea Giannasi e Maurizio Poli) su maggiori pregi e difetti di Berlusconi e di quello che ha fatto o non ha fatto per l’Italia (mi sarei aspettato qualche giudizio positivo. Invece alla fine in tutto ho trovato in lui più giudizio critico che a sinistra): “Berlusconi era partito bene, voleva fare in Italia quella rivoluzione liberale attecchita in altre nazioni, ma poi è fallito miseramente”; “E’ stato tra gli artefici della semplificazione dei partiti, ma questo è stato un bene o un male? Non era meglio ai tempi di DC, PCI e PSI, vien da chiedersi?”
Inutile aggiungere quello che pensa sui comportamenti e sui gusti sessuali di Berlusconi. Li potete leggere, tra le righe, state bene attenti, nel suo “Mignottocrazia” del quale, a proposito, Guzzanti ci parla in questa intervista che Maria Elena Caproni ha realizzato per noi prima dell’inizio della serata inaugurale del Festival Letterario.
Ma prima lasciatemi concludere che ormai mi sto perdendo nello spauracchio dell’alba che si avvicina. Il festival letterario con Guzzzanti ha aperto bene i battenti ed ha regalato una bella serata tra cultura e politica a Barga ed alla sua festa. Detto questo, apuntameto a stasera con la presentazione dei “Libri tra Apuane e Appennini” con Federico Pagliai autore di “Rughe in salita” con prefazione di Mauro Corona e con i giallisti Beppe Calabretta e Rossana Giorgi Consorti autrice del libro “Pietre dure a colazione”.
La libertà di opinione non si tocca. Il merito politico e culturale dell’iniziativa è invece sicuramente passibile di giudizio. E pure il mio, in quanto membro della “gente di sinistra”, è tutt’altro che positivo.
Possibile che invece di pescare nella variegata ed infinita schiera di intellettuali più o meno progressisti si sia invece scelto di chiamare il sig. Guzzanti? O meglio, riformulo la domanda: possibile che per affrontare “culturalmente” i problemi di questa Italia disastrata (e ridotta così da un signore che ci governa da 15 anni, Berlusconi) si vada proprio a chiamare uno che il giorno dopo va a votare (orgoglioso di farlo) la fiducia ad una finanziaria lacrime e sangue?
Possibile che nell’era dell’anonimato politico e dello squallido trasformismo da “responsabili” attualmente in voga, la scelta ricada su un esempio (giustificato e difeso!) di volubilità e voltagabbaneria?
Noto una schizofrenia di fondo negli esordi di questo festival, o forse, visto che potrei sbagliarmi, il nome di Guzzanti è stato solo un nome grosso per fare un pò di pubblico?
In ogni caso, pure questa volta, si è deciso per il solito e reiterato appiattirsi su un confronto da salotto dove si parla di tutto, non si critica niente, e infine ci si mette tutti in fila per farsi fare l’autografo (e tutti se ne vanno a casa “arricchiti” dalla serata…).
Il punto è, molto semplicemente, questo: chiarire il fine di simili iniziative. Se si vuole trattare di arte letteraria non si può invitare anche l’autore dell’ultimo libro di cucina televisiva , e similmente, se si vuole trattare di problemi di ordine politico e sociale, credo che non si debba invitare chi ha contribuito a crearli. Non prendiamoci in giro.
Altrimenti è proprio vero che “la letteratura è una delle più tristi strade che portano dappertutto” (A. Breton, 1925), cioè da nessune parti, lasciando tutto così com’è.
As a foreigner, albeit one who has observed Italian politics and society for four decades, I confess a great deal of confusion in the matter of Barga’s warm response to Paolo Guzzanti. He was a charter member of Forza Italia and remains a principal idealogue (i.e. columnist) at il Giornale, a family-owned subsidiary of the Berlusconi clan directed by the Cavaliere’s malleable little brother. He has flitted like a butterfly from parties of the extreme left (in his youth) to the center and the center-right (if that’s an accurate description of the PdL, which often seems to have the sole function of keeping Sylvio employed), with brief stops at parties of the further right and parties whose identities are as throughly vague as his own. Yes, it’s true that he left the PdL and wrote an amusing book about Mr. Berlusconi’s personal ecentricities. But as any good politician knows, what matters in the end is not a few comical jibes from chameleons like Guzzanti. The truth lies in their voting patterns. Mr. Salvoni does us a great service in pointing out that Guzzanti sped off to Roma after his diverting appearance here, and promptly voted on an extremely important law in precisely the same way he has always voted over the past two decades — as a faithful disciple of “the man who screwed an entire country,” in the memorable quip of the London-based Economist. Note, incidentally, that the most acerbic foreign critics of Italy’s prime minister come not from “Communists,” as he invariably charges, but from the center-right business press: the Economist, the Financial Times and Le Figaro, to name only a few.
Una precisazione, che rivolgo soprattutto all’amico Andrea, a difesa del festival Letterario. La manifestazione non ha e non ha mai avuto alcuna vicinanza politica. Da quando viene organizzata il suo unico scopo è quello di animare la vita culturare barghigiana portando un po’ di letteratura tra di noi. Qui si presentano libri e se gli autori sono di destra o di sinistra poco importa. La scelta di Guzzanti non è quindi legata al suo modo di pensare o di fare politica.
Ovviamente la presenza di tal personaggio ha spostato inevitabilmente la discussione dal suo libro a B., visto i suoi trascorsi, ma in Italia c’è da stupirsi che si parli sempre e comunque di B.?
Grande Luca e bella risposta, alcune persone in Italia vedono solo in un unica direzione. Forse il sig Salvoni sarebbe piu contento se ci fossero solo i comunisti a presentare i libri. Io proporrei per la prossima volta di invitare Pansa, per aprire un po gli occhi a quest italia piena di rancore.
E dai coi “comunisti”: sempre la solita storia, ed il solito argomento (vi ricorda qualcuno?).
Per il festival letterario ho una proposta da fare per il prossimo anno: perchè non invitare il Sig. Marroni, vista la voglia che ha di “aprire gli occhi alle persone” e di convertire al partito dell’amore la gente piena di “rancore”? Si metta al lavoro, Sig. Marroni, il prossimo anno ci racconterà tutte le sue verità amorevoli e fraterne su quest’Italia rancorosa (ed io ne sia certo sarò in prima fila a chiedererLe l’autografo).
Io non voglio solo i “comunisti” a presentare libri (la proposta precedente lo certifica…), tutt’altro; ho semplicemente un diverso modo di intendere l’estetica e le lettere, le quali, a mio modesto parere, non possono e non devono limitarsi alla sanzione positiva di questo presente dilaniato ed alienato dalle prepotenti forze del mercato e del qualunquismo politico e sociale (in sostanza da quell’individualismo becero ed aggressivo che in Italia si traveste appunto da partito dell’amore e della liberalità).
L’arte non può essere l’affresco oggettivo dell’esistente, è invece chiamata a rappresentare una società ulteriore e diversa mediante il suo contenuto, dovrebbe cioè predisporsi a indicare la via giusta per sortire, al più presto e bene, dall’assetto di dominio e sfruttamento economico, sociale e politico.
Come già scritto, la libertà di opinione non si tocca, ma non si può avere la pretesa di potersi riparare da qualsivoglia giudizio politico se di politica appunto si parla, ed il fatto che Guzzanti sia anche uno scrittore oltre ad essere un deputato, non lo esime da una valutazione del merito dei suoi stessi libri; parimenti, e ripeto che è solo una mia opinione, l’iniziativa culturale se vuole appunto “animare” la cittadinanza, dovrebbe dare gli adeguati strumenti per capire e oltrepassare il presente invece di riproporre la ripetizione normale ed identica di esso. Dunque, alla base di tutto, vi è solo questa differenza: che per me il presente è drammatico, mentre per il Sig. Marroni è roseo.
Buona lettura a tutti.