Chiusura di altissima qualità per il festival letterario Tra le Righe di Barga che in quest’ultima serata ha ospitato una grande giornalista freelance, Nadia Francalacci.
Da 18 anni al servizio della notizia senza se e senza ma, Nadia Francalacci collabora con Panorama, il Venerdi di Repubblica e altre testate nazionali ed è autrice di numerose inchieste giornalistiche che hanno portato a galla alcuni “bubboni” dell’attualità italiana, dal mistero del Moby Prince al traffico illecito dei rifiuti, dalle truffe alimentari allo scandalo delle cremazioni, di malasanità, di criminalità organizzata.
Questa sera a Barga ha però affrontato il tema, pubblicato per Chiarelettere nel volume “Paura di Volare”, degli inganni che si nascondono dietro la sicurezza aerea, scandagliando il mondo dei vettori e degli organi nazionali di controllo che troppo spesso indulgono nei controlli degli aeromobili e del personale stesso.
Ne esce un quadro affatto rassicurante, ma che deve servire – ha piú volte sottolineato Nadia Francalacci – non a spaventare ma a far riflettere, a fare indignare l’opinione pubblica, l’unica forse in grado di poter pretendere maggiori controlli condotti seriamente o addirittura l’apertura d’inchieste.
Nella sua ricerca, sempre corredata da documenti certi e validi, emerge infatti la preoccupante leggerezza di moltissime compagnie aeree italiane ed estere nel gestire la sicurezza dei pezzi di ricambio degli aerei: sconvolgente il ritrovamento di un hangar a Fiumicino stipato di pezzi di ricambio smontati da vecchie carrette dei cieli, lavati e lucidati per poi essere rivenduti e certificati come nuovi.
Non solo sulle parti di ricambio ma anche sul personale di volo ci sono delle brutte storie da raccontare: per i falsi piloti che ogni tanto vengono “scovati” solo dopo una carriera già avviata perché precedentemente mai realmente controllati, o ai trucchi che le compagnie aeree mettono in atto per far lavorare i propri equipaggi ben oltre gli orari previsti.
Insomma un libro nero dell’aviazione civile, che dà spiegazioni anche su alcune delle più recenti sciagure aeree, da ricondurre proprio a “banalità” fatali come attrezzature non perfettamente funzionanti o all’eccessivo sfruttamento del personale di volo.
In chiusura non è mancato anche un discorso più ampio sul modo di condurre inchieste di questo tipo, che come si può immaginare prendono dimensioni enormi, e che richiedono tempo, perizia, spostamenti e attenzione. Il vero giornalismo, forse, è rimasto questo, quello fatto con le scarpe, lontano dalle scrivanie delle redazioni dove la tentazione di utilizzare esclusivamente agenzie di stampa è divenuta ormai troppo forte.
La Francalacci è una di questi, di quella schiera di giornalisti che scrivono cosa accade andandolo a cercare dove accade, rifiutando la notizia preconfezionata e senza pretendere di dare una lettura di parte in modo che ognuno possa sviluppare la propria idea in merito.