Il Rugby. In Italia non è ancora considerato uno sport di massa, ma sta diventando sempre più popolare. Chi non ricorda la haka, la danza maori che i campioni neozelandesi All Blacks eseguono prima di ogni incontro? Ma torniamo indietro nel tempo: La leggenda racconta che nel 1823 in Inghilterra, nella città di Rugby, lo studente William Webb Ellis nel bel mezzo di una partita di calcio prese la palla con le mani e corse a segnare la prima Meta. Nacque così questo sport che nel tempo ha subito numerose trasformazioni. Il rugby union di cui parleremo si gioca in 15, ma esistono le varianti Rugby league a 13, e Rugby seven a 7 giocatori. Il Rugby è uno sport di forza, ma non brutale, che unisce spettacolarità e disciplina. E’ uno sport di contatto, che si gioca in due tempi di 40 minuti sopra un campo di 100 metri per 70.
Quindici contro quindici, ognuno con una posizione e un numero che identifica un ruolo e una fisicità. Nelle prime tre linee vediamo le otto avanti, utilizzati nelle situazioni di mischia, tra loro spiccano i due piloni, dotati di straordinaria forza nelle spalle e nel collo, e il tallonatore di cui parleremo più avanti. Dietro il 9 e il 10, i registi della squadra cioè i due mediani di mischia e di apertura che organizzano e dirigono il gioco con i tre quarti ovvero i cinque giocatori che sono in genere i più veloci della squadra. Occorrono grandi doti fisiche per giocare a rugby, molto coraggio e soprattutto educazione. Può sembrare strano guardano trenta giocatori che sembrano darsele di santa ragione, eppure è proprio grazie al rispetto dell’altro e allo spirito di lealtà che la forza non diventa mai violenza né brutalità. Per segnare il maggior numero di punti bisogna fare meta, cioè schiacciare la palla oltre la linea avversaria di fondo campo, ma ci sono anche i punti ottenuti con i calci.
Le tattiche di gioco sono tante come negli altri sport di squadra, ma guardando una partita di rugby si ha l’impressione di assistere ad un match bizzarro, si applicano raffinate strategie usando una palla ovale che nei rimbalzi salta in maniera imprevedibile: correndo avanti guadagnando terreno verso la meta, passandosi il pallone con le mani all’indietro.
Il lancio della palla in avanti è consentito solo con i piedi, ad esempio per cercare di segnare attraverso tra i pali della porta, inoltre questo uovo indomabile deve sempre essere tenuto in vita, in movimento, quindi mai essere trattenuto da un giocatore, quando chi è in possesso della palla viene placcato, deve liberarla e metterla a disposizione dei compagni.
Un giocatore ha sempre il sostegno di tutta la squadra, che non lo lascia mai solo nelle trame difensive degli avversari. Se il gioco s’interrompe per un’infrazione, l’arbitro può decidere di farlo riprendere con una mischia, l’azione che sta alla base del rugby, una delle fasi di conquista della palla che si ripete più frequentemente: gli otto avanti delle due squadre si spingono con le spalle per far arretrare la linea avversaria, quintali di muscoli legati fra loro che premono con forza, una specie di testuggine mossa da un istinto primordiale. Nel corridoio che si crea tra i due gruppi, viene introdotto il pallone che il numero due, il tallonatore, deve appunto tallonare tra le gambe dei suoi compagni per farlo uscire; e il gioco riprende.
Corsa, spallate, placcaggi, spinte…e poi la touche, la rimessa in campo che introduce un curioso passo di danza in mezzo a zuffe e cadute.
La prestanza fisica di questi atleti si prepara in palestra con ore di duro lavoro sui muscoli e con ore di duro allenamento sul campo, dove s’impara ad accettare le regole e a dominare l’aggressività con la concentrazione e il rigore.
Altrimenti non si potrebbe uscire indenni da una moul, quella specie di mischia che serve per guadagnare terreno in gruppo a forza di spinte, e non si potrebbero accettare con tale umiltà le decisioni dell’arbitro. Nel rugby, infatti, l’arbitro non si discute le sue decisioni vengono sempre accettate nel rispetto delle numerose regole che disciplinano questo sport e che qualcuno chiama leggi, la loro applicazione non viene discussa nemmeno dal pubblico che sempre più numeroso assiste alle partite.
I tifosi del rugby sono simpatici e allegri a volte si tingono il viso e siedono vicini, mischiati fra loro, tifando ognuno per la proprio squadra senza creare problemi all’ordine pubblico. Si grida, si sventolano bandiere e stendardi nell’eccitazione che pervade gli animi di chi segue una gara.
L’importante è godersi una bella partita, poi tutti insiemi: vincitori e sconfitti, si ritrovano per andare a bere insieme e festeggiare, si tratta del terzo tempo che si svolge dopo la partita. La tradizione vuole che le due squadre s’incontrino ad un banchetto che viene offerto dalla squadra che ha ospitato l’incontro, per mangiare e bere insieme senza ostilità, per festeggiare l’incontro appena concluso e parlarne senza più tensioni in un clima cordiale che diverte e coinvolge chi vi partecipa.
La dignità, il rispetto e l’umiltà sono quei valori che permisero a Nelson Mandela nel 1995, di unire i sudafricani usando il Rugby, lo sport dei bianchi. Con la vittoria dei sudafricani Spring boks contro gli All Blacks nella finale di coppa del mondo, il Sudafrica fu unito dalla stessa passione.
Passione che ormai ha contagiato anche il mondo femminile andando contro lo stereotipo che il rugby fosse uno sport solo per uomini.
Il rugby aiuta a crescere perché insegna ad affrontare la paura dell’avversario e a superare il dolore, sul campo insieme agli altri, s’impara fin da piccoli a mettere da parte l’ambizione individuale per il bene della squadra e a destreggiarsi con l’imprevedibilità della vita, cercando e trovando le soluzioni per raggiungere la meta, con generosità e correttezza. Divertendosi.
Fonti: SuperQuark 11.8.11