Sarà presentata venerdì, al cinema Eden, alle ore 21, la spedizione che il CAI Garfagnana “Roberto Nobili” effettuerà in Bhutan, con partenza il 4 ottobre. Nella serata sarà anche proiettato (in anteprima) il documentario “Dolpo, sulle tracce dell’anima” che racconta delle sperdute valli dell’Alto Dolpo attraverso la ricerca del fantomatico leopardo delle nevi. Un viaggio che si trasforma nell’affascinante incontro con una cultura millenaria, purtroppo avviata verso una inesorabile decadenza.
Organizzatore dell’evento Danilo Musetti, 43 anni, alpinista, esploratore e documentarista che ha realizzato reportage fotografici in oltre 50 paesi nei 4 continenti, (dal Nepal alla Patagonia, dal Buthan alla Mongolia, dalla Birmania allo Yemen, ai paesi dell’ex Unione Sovietiva alla Dancalia, fino a mete più naturalistiche nei parchi nazionali di Australia, Nuova Zelanda e Africa). Lo ha fatto fin da giovane viaggiando e documentando luoghi e popoli lontani attraverso il viaggio lento, soprattutto a piedi o in bicicletta.
Con l’avvento del digitale ha abbandonato la macchina fotografica per dedicarsi esclusivamente alle videoriprese per la realizzazione di numerose produzioni e serie televisive trasmesse anche da Rai e canali Sky che gli sono valsi anche premi importanti come quello Chatwin per il cortometraggio “L’Hogon è morto” sulle tradizioni e la cultura del popolo Dogon, in Mali.
Oggi gestisce “La Locanda del Moro” nel piccolo borgo medioevale di Sillico, “nemmeno 100 abitanti inclusa mia figlia, Viola Pilar di 3 anni”, precisa.
Da alcuni anni ha dato il via la progetto “Tibet fuori dal Tibet” per documentare la cultura tibetana che sopravvive al di fuori dei confini tibetani. Mentre fervono i preparativi per la partenza lo abbiamo incontrato.
Perché ha scelto il Bhutan?
“Il Bhutan, avvolto nel mito e protetto da secoli d’isolamento, è ancora oggi uno dei luoghi al mondo meno influenzati dalla cultura occidentale. Le tradizioni del passato sono tenute in gran conto dagli abitanti, così come l’attaccamento alla natura che è oggetto di grande rispetto.
Lo Snowman Trekking, l’itinerario scelto, è considerato da molti uno dei trekking più impegnativi e belli al mondo. La combinazione lunghezza del percorso, quote raggiunte, presenza di neve sui passi e condizioni meteorologiche imprevedibili, rendono questo trekking una vera sfida, una avventura eccitante ed indimenticabile.
Si tratta di un itinerario di 26 giorni attraverso la remota regione del Lunana per raggiungere il Gangkhar Puensum, la montagna più alta del Bhutan ancora inviolata. Ha un’altezza di 7.570 metri e una prominenza di circa 2.990 metri.
Nel 1994 in Bhutan è entrato in vigore il divieto di scalare montagne oltre i 6.000 metri, per rispetto delle credenze locali sugli spiriti, e dal 2003 l’alpinismo è stato proibito.
Per queste ragioni, è probabile che il Gankhar Puensum manterrà il proprio primato di monte inviolato più alto al mondo.
Sono previsti due gruppi che viaggeranno insieme per i primi 12 giorni, poi chi non avrà tempo e forze per continuare scenderà a valle con un percorso ad anello di 18 giorni mentre gli altri porteranno a termine la traversata in 31 giorni”.
Tra l’altro un luogo in cui lei è già stato….
“Ho percorso questo itinerario in solitaria nel 1993 ed ancora oggi ricordo con grande emozione i paesaggi, la gente e gli straordinari monasteri che ho incontrato durante quella bellissima esperienza. Il Bhutan ha saputo mantenere intatte le sue tradizioni sia religiose che culturali in un contesto paesaggistico tipico dell’Himalaya, un mix straordinario. L’ultimo regno himalayano saprà stupire anche il viaggiatore più esperto avvolgendolo in una inebriante atmosfera ormai scomparsa altrove”.
Quali sono le difficoltà che affronterete?
“Saranno diverse per i due gruppi, l’itinerario breve, quello che prevede 15 giorni a piedi, che si chiama Jomolhari-Laya Trek è affrontabile da tutti coloro vogliano fare una straordinaria esperienza di trekking, un’occasione da non perdere visto che dal prossimo anno sarà molto più caro poter soggiornare in Bhutan a causa dell’aumento delle già esose tasse che riducono i visitatori a poche migliaia l’anno.
La lunga traversata di 26 giorni a piedi, chiamata Snowman Trek prevede invece difficoltà maggiori dettate soprattutto dalla durata del percorso, oltre 400 km e dal dover superare circa 10 passi alcuni ad oltre 5000 metri di quota, il più alto a circa 5300 metri. Oltre il villaggio di Laya, dove i due gruppi si separeranno, resteremo sempre a quote piuttosto elevate, mediamente intorno ai 4000 metri. Ciò significa che occorrerà un fisico ben allenato ed una psiche motivata e con esperienze di questo tipo alle spalle. Ogni anno sono pochissime le persone che hanno la fortuna e la capacità di portare a termine questo percorso himalayano”.
Come vi state preparando?
“Intanto i nostri compagni d’avventura saranno: Achille Inzaghi e Massimo Salotti, medici della spedizione, Agostino Domenichelli, responsabile logistica, Ermanno Meschi ed Andrea Felici che parteciparono anche alla spedizione Dolpo 2009 (Nepal), Lauro Dini, Valentina Mariani, Riccardo Andreani, Giulana Formicola, Paolo Carè Massimiliano Rocchiccioli e Donatella Masè.
Nei mesi estivi ci siamo allenati sulle Alpi Apuane e sulle montagne del Parco Nazionale dell’Appennino, con una serie di escursioni necessarie per amalgamare il gruppo e prendere confidenza con la vita da campo, conoscere le persone con cui sarà necessario condividere tutto, inclusa la tenda. Ognuno ha poi seguito un proprio stile e programma di allenamento che ovviamente non include quello in quota, la vera incognita di una traversata himalayana come questa. Non potremo che adeguare gradualmente il nostro organismo una volta in Bhutan, l’itinerario è studiato in modo da salire gradualmente in quota prevedendo anche giornate specifiche di acclimatamento ed esplorazione un volta arrivati intorno ai 4000 metri”.
La serata di venerdì sarà anche l’occasione per presentare la spedizione, prevista per il 2012, sull’Alto Dolpo…
“Nell’ambito dei progetti legati alla montagna, l’esperienza della spedizione in Alto Dolpo del 2009 ha segnato positivamente molti di coloro che hanno partecipato a quella splendida “avventura”. Stiamo pensando di organizzare per il prossimo anno una traversata molto ambiziosa che permetta di visitare i villaggi più a nord dell’Alto Dolpo fino a raggiungere il regno del Mustang, altra tappa inevitabile, insieme alla regione Ladakh in India, del progetto di documentazione del Tibet fuori dal Tibet” .