Paola Fanucchi, illustratrice
«Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa! Ciò che è, non sarebbe e ciò che non è, sarebbe!»
Paola Fanucchi, 33 anni, illustratrice, diplomata presso la scuola internazionale di comics fiorentina. Come hai scoperto questa vocazione così particolare?
Ad essere sincera non c’è mai stato un momento in cui mi sono detta: “ecco ho trovato la mia vocazione!”. Semplicemente fin da piccola, prima ancora di usare le penne per scrivere, le usavo per impiastricciare libri, fogli e tutto quello che mi capitava sotto mano. Poi ho scoperto i colori, la matite e i pennarelli e da quel momento non mi sono mai fermata! Alla fine continuare a disegnare o colorare è stata una cosa naturale, non ho mai smesso. I miei studi artistici, alla fine, sono stati una naturale conseguenza di ciò.
Sei reduce da Lucca Comics, dove per la prima volta ti sei cimentata con il mondo del fumetto. Quali emozioni ti ha lasciato questa esperienza?
Effettivamente, quest’anno ho fatto “il salto”! Dalla sezione dedicata all’infanzia (Lucca Junior) sono passata alla sezione Comics.
La mia produzione di questo ultimo anno si è un po’ discostata dalla classica illustrazione per bambini, quindi passare dal Lucca Junior al Lucca Comics è stata una cosa abbastanza naturale.
E’ stata una bella sfida alla fine. Era la prima volta che mi cimentavo con la lavorazione di un fumetto e la cosa mi ha entusiasmato. Di strada da fare ce n’è ancora tantissima, ma come prima esperienza direi che sono abbastanza soddisfatta, anche se ci sono da affinare ancora un po’ di cose…
Hai dato il tuo contributo per Pray for Japan, asta di beneficenza realizzata a Los Angeles. Di che cosa si tratta? In che modo hai partecipato?
Pray for Japan è stata concepita dalla società Sweet Steet in collaborazione con la galleria d’arte Japan L.A., entrambe di Los Angeles.
L’iniziativa prevedeva l’organizzazione di un’asta di beneficenza, di cui i proventi sono stati devoluti alla Croce Rossa Internazionale per l’emergenza tsunami chelo scorso marzo ha devastato il Giappone.
L’evento è stato pubblicizzato su Facebook, è così che ne sono venuta a conoscenza. Mi sono fatta coraggio ed ho quindi contattato direttamente gli organizzatori che molto carinamente mi hanno risposto subito.
Hanno dato un’occhiata ai miei lavori e dato il via libera alla mia partecipazione (con me hanno partecipato altri illustratori francesi, svedesi, inglesi ed americani di tutto rispetto che già conoscevo). Ho spedito in tutto tre illustrazioni, una delle quali è stata venduta subito.
Da sempre sono stata affascinata dal mondo nipponico, a partire dai vecchi cartoni animati fino alla cultura, alla tradizione. Provare a far parte di quell’iniziativa mi sembrava il minimo.
Hai frequentato anche corsi d’animazione 3D. Qual è l’animazione italiana o internazionale che preferisci? C’è un film o uno stile che ti ha ispirato particolarmente?
Ho frequentato sia corsi di 2D che 3D, ma rimango sempre innamorata del 2D in assoluto. Adoro quella sensazione di “sporco” ed “imperfetto” (se di “imperfetto” si può parlare) dei vecchi cartoni Disney come “La carica dei 101” o gli “Aristogatti” o ancora “La Spada nella Roccia”.
Evidentemente ho un’anima vintage e prediligo in assoluto le vecchie glorie. Uno dei miei film preferiti è “Alice nel Paese delle Meraviglie”, ma non disdegno i più moderni “Le follie dell’Imperatore”.
Ho sempre guardato tutto, e da piccola (o in ogni caso all’inizio dei miei studi) adoravo lo stile giapponese. Adesso, invece, da un bel po’ di anni apprezzo molto anche altri tipi di animazione, come quella francese. “Appuntamento a Belleville” ne è un esempio.
Raccontaci il tuo rapporto con il teatro o la tua partecipazione ad una rappresentazione teatrale che ricordi con piacere.
Il mio rapporto con il teatro non è mai stato costante, purtroppo. Tuttavia mi piace come forma d’arte e credo che un vero attore lo si riconosca nel momento in cui riesce ad esprimersi davanti ad una platea fatta di persone, in carne ed ossa.
Alla fine credo che l’illustrazione ed il teatro, ma tutte le forme d’arte in genere, non siano altro che mezzi attraverso i quali si ambisce a trasmettere un qualcosa. Nel momento in cui il messaggio dell’artista arriva allo spettatore (sia esso di fronte ad un quadro o in platea a teatro), egli ha raggiunto il suo scopo. I mezzi possono essere i più disparati, ma l’artista devo essere capace di trasmettere emozioni come la commozione, l’amore, lo struggimento, l’ira, la tristezza, l’ironia e il divertimento.
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