Si scende dal treno (quello “piccolo così” che dalla Garfagnana torna verso Pisa) alla stazione di Ripafratta, in vista della Rocca, si scende e dopo pochi metri di strada si inzia a salire. Siamo sul sentiero 00 (zero-zero), quello che attraversa assialmente tutto il Monte Pisano da Ripafratta a San Giovanni alla Vena.
Dopo una breve salita una piccola variante ci può condurre alla Rocca di Ripafratta ma il nostro obiettivo è molto lontano e dobbiamo camminare un paio di giorni, così non ci concediamo la deviazione pensando che alla rocca potremo tornare in un’altra occasione. Poco più avanti saliamo fino ai piedi di Torre Centino. Si sprofonda nel medioevo se cerchiamo le sue origini e si ammira un edificio massiccio e maestoso. Tutto intorno la macchia mediterranea: cisti, lentisco, corbezzolo, il leccio e molte altre essenze.
Un breve tratto di discesa ci illude: attraversato un uliveto il sentiero torna a salire. E’ una salita che ci darà molto: il panorama spazia della costa tirrenica alle Alpi Apuane, nei casi più fortunati vediamo le isole dell’arcipelago toscano e distinguiamo la Torre di Pisa. Macchia meditteranea, bosco di leccio, castagneto… quanti tipi di vegetazione ci introdurranno ad una sosta che ci porta di nuovo indietro nel tempo! E’ una sosta obbligata perché anche il Monte Pisano ha la sua “Sant’Anna di Stazzema”. Un piccolo sacrario ricorda la follia nazista che tolse la vita a 69 persone. 68 uomini e 1 donna: Livia Gereschi. E’ impossibile non commuoversi di fronte a quella lunga lista di nomi.
“Impossibile non commuoversi” se si riesce ad arrivarci, ovviamente. Il nostro intento di attraversare integralmente il Monte Pisano naufraga, infatti, poco oltre Torre Centino di fronte ad un cancello di metallo comparso nei giorni scorsi. Si, avete capito bene: il Sentiero 00 (zero-zero) o “Sentiero Pisa”, il sentiero simbolo, il tracciato di raccordo di tutti i sentieri che dal lato lucchese e pisano salgono sul massiccio montuoso che Dante Alichieri cita nella Divina Commedia è stato interrotto da un cancello e da una serie di cartelli che vietano l’accesso ad una proprietà privata.
Decenni di vita di uno dei sentieri più belli e panoramici dell’intero Monte Pisano, l’asse di una sentieristica che è uno strumento strategico per lo sviluppo sostenibile dell’area sono stati cancellati con la costruzione e la posa in opera di un cancello.
Quel cancello non è un semplice cancello, è un sintomo chiaro dell’immaturità del turismo sostenibile in Toscana. Chi lo ha eretto avrà le proprie (personali) buone ragioni ma dimostra quanto fragile sia la fruzione lenta del territorio in Toscana, quanto facilmente l’interesse collettivo soccombe in sordina a fronte di quello privato.
Quel cancello è un sintomo che si aggiunge alle numerose vecchie o antiche strade comunali che vengono interrotte da interventi di privati anche se sono segnate come sentieri, anche se da anni escursionisti della domenica o turisti passano da lì rispettosi di quello che c’è intorno. Quel cancello si unisce alla facilità con cui con un’aratura si cancella un tratto della Via Francigena o se ne abbatte la segnaletica, fa rima col comune che per mettere in sicurezza un ponte (cosa sacrosanta) chiude quest’importante arteria su cui Unione Europea e Regione Toscana spendono fior di quattrini senza dare un’alternativa al povero pellegrino. Provate a capire cosa significa in un tratto di 20-30 km da percorrere in un giorno arrivare ad un bivio di una strada sterrata in mezzo al nulla e trovare un cartello con su scritto “strada interrotta a m. 1600”? “Interrotta? E io che faccio: torno a casa anziché andare a Roma?”, è questa la domanda che sorge nella testa del pellegrino. Cosa ci vuole a fornire un percorso alternativo? Nulla in confronto al progetto di messa in sicurezza del ponte.
Pensate che questo potrebbe accadere lungo il Cammino di Santiago o lungo un qualsiasi sentiero bavarese? Pensate davvero che un danese posizionerebbe un cancello per chiudere un sentiero? Uno scozzese farebbe una cosa del genere? No. Magari metterebbe il cancello per evitare la fuga delle pecore da un pascolo ma su quel cancello scriverebbe qualcosa come “Sei benvenuto, basta che tu richiuda il cancello dopo il tuo passaggio”.
Evidentemente non ovunque nel mondo chi cammina a piedi è benvenuto…
La legge italiana prevede che i sentieri storici di uso pubblico, ad esempio mulattiere, anche se passano attraverso proprieta privati, non possono essere chiusi. Il Comune ha il diritto e dovere di chiedere al proprietorio la rimozione del cancello ed del cartello.
Caro Ron, la legge richiede tempo e coraggio e intanto il Sentiero 00, il più importante del monte Pisano è chiuso. Quello che proprio non mi piace è ciò che è successo e che ogni giorno può succedere lungo un qualsiasi sentiero: il cittadino medio ne ignora l’importanza e lascia prevalere il proprio diritto (eventuale e presunto)su quello di godere del territorio dell’intera comunità . Peggio ancora, lascia che i propri (eventuali e presunti) diritti prevalgano sulle opportunità di tutti.
Ciao Emilio. Di tempo e coraggio ne abbiamo tanto!! Anch’io ho trovato che tanti cittadini non apprezzano la libertá di camminare sui sentieri. Poveracci!
Se il sentieroè indicato sulle mappe catastali come mulattiera è sufficiente rivolgersi al giudice di pace.
Alle volte anche i difensori civici, se non sono troppo impegnati…
L’Italia è un paese strano e dopo che alcune Associazioni si sono mosse scrivendo a tutti gli enti dal Comune alla Regione, oggi è arrivata la buona notizia: il cancello è stato rimosso. Speriamo che sia una soluzione permanente e non temporanea. Rimane la questione di fondo in merito alla chiusura:
“Pensate che questo potrebbe accadere lungo il Cammino di Santiago o lungo un qualsiasi sentiero bavarese? Pensate davvero che un danese posizionerebbe un cancello per chiudere un sentiero? Uno scozzese farebbe una cosa del genere? No. Magari metterebbe il cancello per evitare la fuga delle pecore da un pascolo ma su quel cancello scriverebbe qualcosa come “Sei benvenuto, basta che tu richiuda il cancello dopo il tuo passaggio”.”
Questo esprime cultura, accoglienza e rispetto delle opportunità di tutti.
Bravo Emilio. Il tuo articolo “piccolo cosí” ha fatto rimuovere quel cancello! Buon lavoro.
Ron