La scadenza del centenario della morte di Giovanni Pascoli di questo 2012, a fronte dell’insufficiente interesse dell’informazione nazionale, almeno a Barga ha consentito di parlare molto del Poeta e non poteva essere diversamente. Infatti il suo spirito, che ha voce nella poesia e negli scritti nonostante siano passati tanti anni, riesce ancora ad avvolgere i nostri pensieri e i sentimenti, oltre a suscitare uno spontaneo moto d’affetto che, di là dal fatto che riposi tra noi, si traducono in consapevolezza di un dono: gli occhi nuovi con cui leggere il nostro piccolo e il grande mondo.
Diversi sono stati gli appuntamenti; altri sono in cantiere per riavvicinarci affettuosamente al suo messaggio poetico che, un grande della poesia italiana come Gabriele D’Annunzio, definì straordinariamente inserito nel passato Millennio e innovatore al pari di quello del Petrarca e, rispetto al suo tempo, lanciato verso il futuro.
Noi suoi semplici concittadini ogni qualvolta rileggiamo un suo scritto, seppure e forse non in grado di cogliervi la dannunziana idea, comunque sentiamo che oltre al respiro di cose nostre, c’è un qualcosa che entra e scava in meandri che poi ribollono amore, pietà, comprensione dell’altrui dolore, comunanza. Elementi essenziali per non esser soli di fronte al senso vero della vita, e speranza che l’enigma del vivere, con i suoi minimi piaceri e i tanti dispiaceri, di fronte al niente possa avere il suo domani.
Tralasciando questi pensieri centenari a ruota libera e per introdurci all’argomento dell’articolo, ci riallacciamo alle ultime parole dette in precedenza: “Il suo domani”, perché questo è il destino che le Clarisse del S. Elisabetta si trovarono a progettare per il loro monastero. Un futuro nel campo scolastico che prese avvio sin dal 1789, quando a loro furono unite per decreto granducale le suore oblate di S. Domenico del soppresso e omonimo convento di via del Pretorio, religiose che agivano nel campo dell’insegnamento, decidendo il Granduca a innalzare lo stesso monastero di S. Elisabetta a Conservatorio.
Sappiamo che dal 1878, periodo unitario, alle prime tre classi delle scuole elementari si erano aggiunte la quarta e la quinta. A queste, era il 1899, si fecero seguire dei corsi superiori privati di Perfezionamento, simili alle scuole Complementari di stato.
All’inizio del Novecento, la Commissione che dirigeva il Regio Conservatorio S. Elisabetta, molto intenzionata a far progredire questa scuola nell’ufficialità – nucleo fondante delle future Magistrali – decise di interessarne il Consiglio Provinciale Scolastico, che sua volta informò il Ministero. Questo decise un’ispezione, affidando, tramite il provveditore agli studi di Lucca, l’incarico al prof. Giovanni Pascoli, allora incaricato all’Università di Messina ma dal 1895 residente a Castelvecchio, e al barghigiano prof. Giulio Giuliani, insegnante di matematica in un liceo pisano.
In pratica, perché quei corsi di Perfezionamento erano a carattere privato, cioè nuovi rispetto alle elementari ivi ospitate e approvate dal Ministero dell’Istruzione, s’intraprese la via del riconoscimento statale. Qui, però, vi insegnavano due maestre prive dell’idoneità ministeriale: Irma Arrighi-Giusti ed Emilia Guidi, e l’ispezione di Pascoli e Giuliani equivalse a un esame di stato che, se positivo, oltre alla licenza per loro, avrebbe conferito ufficialità alla scuola di Perfezionamento, a tutti gli effetti potendosi dire Complementare e regolarmente approvata, anche se per gli effetti legali dovremo aspettare il 1906.
L’incarico affidato a Pascoli era diretto a esaminare Irma Arrighi-Giusti, l’insegnante d’italiano, storia e geografia, mentre il Giuliani esaminò Emilia Guidi, l’insegnante delle materie scientifiche: scienze, aritmetica, geometria e disegno.
L’esame dei due professori barghigiani non fu solo rivolto alla professionalità delle due maestre, ma spaziò anche in considerazioni generali sugli ambienti che accoglievano la nuova scuola e sulle altre insegnanti impegnate nelle elementari. Il tutto fu poi raccolto in una separata e positiva relazione inviata alla Giunta del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, che sua volta deliberò ogni idoneità.
In occasione del Centenario pascoliano, quale altro omaggio di Barga al suo grande Poeta, pensiamo sia interessante rileggere la sua relazione che, tra l’altro, offre anche l’occasione per riaccostarci un poco al Conservatorio S. Elisabetta e così capire come quell’istituzione fu importante per la nostra cittadina. Proprio lì – sotto la guida di personalità che avevano a cuore il bene di Barga e ben decisi a non sminuirlo ma ad accrescerlo – c’è l’origine del nostro importante presente scolastico. Un insegnamento che varrà sempre e al tempo stesso un emozionante tuffo in un passato che l’affascinante penna dell’Autore fa rivivere in tutta la sua realtà e poesia.
Castelvecchio di Barga, 27 luglio 1901
Onorato dal ministero e dalla S.V. Ill.ma (con lettera 1° luglio corr. n. 529/42 riferentesi a lettera ministeriale 28 maggio u.s. n. 11217) dello incarico di visitare la scuola della sig.a Irma Arrighi-Giusti riferisco alla S.V. Ill.ma l’esito della mia visita.
Mi recai da Castelvecchio a Barga nei giorni di questo mese 9 e 26. Due giorni furono più che sufficienti a darmi un’idea esatta e sicura dell’andamento della scuola e della capacità della maestra. Poiché le alunne di tal “corso perfettivo” sono assai poche; e aggiungo subito buone. Così in quei due giorni, le poche e buone alunne, in un’aula fresca e ombrosa, alle cui finestre si affacciavano gli alberi del giardino, testimoniarono con le loro pronte risposte a interrogazioni di storia, geografia e lingua italiana, della coltura e dottrina e saviezza e amore della loro maestra.
La quale, dunque, insegna queste tre materie, lingua italiana, storia e geografia, in un corso che là si chiama superiore e si può chiamare perfettivo, ed equivale alle scuole complementari annesse alle scuole normali, con questo in più, che vi si dà ai programmi di letteratura e storia uno svolgimento maggiore, o, per meglio dire, quanto alla prima di queste due materie, si fonde nel programma di lingua un modesto programma di lettere. Il che ho veduto che dalla sig.a Irma Arrighi-Giusti vien fatto con molta utilità delle allieve e onor suo.
Ella è donna che ha studiato e studia. La quiete del conservatorio nel quale trascorre il più della sua vita appartata, è singolarmente atta alla riflessione e meditazione. Né quella severità quasi claustrale toglie libertà alla sua mente e aria, per così dire, alle sue idee. Nessun scrittore de’ più recenti, dei meno usi a varcare certe soglie, un po’ trite perché vecchie, un po’ erbose perché fuor di mano; nessun autore di progresso e di rigenerazione (cito il primo e migliore e maggiore: Giosuè Carducci) è escluso da quell’anima più pia che timida. Dante, per altro è il prediletto; ed ella ragiona del poema sacro, e lo legge, dichiara, illustra con molta conoscenza e grande fervore. E questo fervore mette in tutto il suo insegnamento; onde una gran vita circola nella numerata e romita compagnia che è attorno alla maestra, ad ascoltare quella parola sempre così tranquilla e spesso quasi eloquente. Ed è superfluo che io aggiunga come nel R. Conservatorio di Barga non suoni mai voce e non s’agiti mai affetto che non sia d’amore alla patria nostra e alla sua storia antica e novissima e alle sue istituzioni rigeneratrici. Il frutto di tal vivido insegnamento apparisce e rimane. Le giovinette percorrono i lunghi periodi di storia civile e di storia letteraria (questo è un di più per loro) con molta sicurezza e precisione. Così descrivono le regioni terrestri e noverano le città e sanno dirne tutto ciò per cui elle furono e sono illustri e crebbero o calarono. La cultura di che le giovanette sono nutrite fa sì che domanda possa intrecciarsi a domanda e passare da un campo all’altro, da una ad altra disciplina, senza loro imbarazzo. Quanto all’insegnamento precipuo, cioè quel della lingua italiana, insegnamento che deve raccogliere tutte le cognizioni fornite dalle altre discipline e restituirle vivificate dall’intimo sentimento e ragionamento; la sig.a Irma Arrighi-Giusti è molto felice nella sua incorrotta toscanità montanina e nella sua varia e solida dottrina e nella sua delicatezza femminile. I temi proposti per esercizio di scrivere, hanno da queste tre qualità pregi non comuni, e sono ben eseguiti e meglio corretti. Poiché la S.V. Ill.ma m’invita a esprimere il mio parere pel conferimento o no della abilitazione a insegnare in tale corso complementare; io rispondo che sì: la maestra merita l’abilitazione nelle tre materie, in cui io ho veduti gli effetti del suo insegnamento. Se poi abbia a essere temporanea o definitiva, quasi mi perito a dire, perché mi sembra di preoccupare col mio il giudizio di futuri possibili visitatori.
Ma che questi giudicheranno come ho giudicato io, sono sin d’ora, con tutta coscienza sicuro.
Della S.V. Ill.ma sig. provveditore
Devot.
Giovanni Pascoli della R. Università di Messina.
(Testo da: “Gli istituti femminili di educazione e di istruzione -1861-1910”. A cura di: Silvia Franchini e Paola Pozzuoli, Ministero per i Beni e le Attività Culturali -2005).
Da un’altra relazione del 1902, redatta dall’ispettrice governativa Marietta Guerrini, possiamo cogliere dei dati sul Regio Conservatorio di S. Elisabetta, come ad esempio, che gli emigrati barghigiani più facoltosi vi tenevano a convitto le loro figlie come educande per l’educazione e istruzione, per poi ritirarle al momento del totale compimento degli studi. La provenienza è l’America, Inghilterra e Scozia. Chiarisce la Guerrini che queste parlano bene l’italiano e che si trovano in buona sintonia con le altre.
Evidenzia ancora nella relazione che in questo 1902 diverse famiglie di Barga hanno richiesto e ottenuto per le loro figlie l’accesso, come esterne, alle Complementari del Conservatorio (Pascoli, Giuliani).
Si sofferma poi sulle classi elementari, dette esterne, perché vi hanno accesso tutte e gratis, elencando le maestre, quasi tutte interne al Conservatorio:
Marcucci Rosina per la prima classe. Marcucci Marianna per la seconda classe. (Queste sono due sorelle del canonico Marcucci detto il Dorme). Tambellini Agata per la terza classe. Giorgetti Maria per la quarta classe. Arrighi-Giusti Maria per la quinta classe.
Termina la relazione con il mettere in evidenza il risultato raggiunto dalle visite Pascoli e Giuliani:
“E proprio l’anno passato nel mese di luglio l’istituto venne visitato dai professori Pascoli e Giuliani i quali, esaminate le alunne, sentite alcune lezioni delle maestre Guidi e Irma Giusti e dietro le loro relazioni al ministero, la sig.na Irma Arrighi-Giusti ebbe l’autorizzazione per insegnare italiano, storia e geografia nelle classi complementari e la signorina Guidi Emilia l’ebbe per l’insegnamento della matematica e delle scienze. E quelle brave signore si sono contentate, anche diventando sempre più brave, del loro piccolo istituto, che le ha educate e non hanno mai desiderato di brillare in un campo più largo”.