Entro in casa e uso i miei sensi per una breve indagine sui consumi energetici.
C’è un televisore acceso che nessuno sta guardando. Funziona grazie ad un decoder, acceso naturalmente. Ci sono luci accese in tre stanze ma solo due sono realmente occupate. E’ particolarmente caldo. Mi dirigo verso il termostato e noto che siamo a 19 gradi. Troppi. Mi guardo ancora intorno e vedo un computer acceso senza utente.
Inizio il giro per i vari spegnimenti, passaggi a stand-by e brontoli. Guardo il caminetto che non accendiamo mai per pigrizia (inutile accampare scuse: è così).
“Guarda che è così caldo perché tua figlia aziona da sola il termostato quando ha freddo”… già siamo nell’era del remote control, quello che avrebbe dovuto rendere facili le cose della nostra vita. E così è: anche un bambino ormai telecomanda un po’ di tutto. E c’è chi ha inventato il parental control per evitare che i bambini abbiano accesso a certi canali informativi. Niente, però, tiene conto dei consumi energetici. Anzi, spesso ciò che ha un simile scopo è un accessorio da comprare a parte. Lo compriamo proprio perché il suo costo è ripagato dal successivo risparmio. Mi verrebbe da obiettare che nessuno vende più un televisore senza telecomando, mentre sono ampiamente disponibili televisori che consumano molto senza possibilità di controllo sull’energia sprecata.
A pensarci bene, anche l’attribuzione degli elettrodomestici a specifiche classi energetiche (B, A, A+, ecc.) è un concetto “al contrario” che finisce per darci modo di comprare ciò che è lontano dalla massima efficienza energetica come se fosse un buon prodotto. Provo a spiegarmi: se compro un elettrodomestico in classe A mi sento di aver fatto un buon acquisto ma in realtà è peggio di un A++. Accetteremmo una cosa del genere sul piano della sicurezza? Acquistereste mai un elettrodomestico dichiarato “un po’ meno sicuro di quanto potrebbe essere”? Probabilmente no. Tuttavia sarebbe in una classe A della sicurezza, così come voi lo accettate quando comprate l’elettrodomestico in classe energetica A.
Vorrei, però, spingere un po’ oltre la mia riflessione prendendo spunto da quella somma di pigrizie che rende inutilizzato il mio caminetto. Il combustibile, anche quando si materializza magicamente fuori casa, deve essere preso e portato in casa. Nel farlo si sporca e c’è da ripulire. Poi va messo nel caminetto con una certa regolarità, altrimenti il fuoco si spegne. Così facendo si esaurisce e si deve tornare a prenderlo uscendo fuori quando è freddo. Man mano che si preleva, la riserva esterna si esaurisce e si corre il rischio di dover andare a prendere altro combustibile (legna da ardere, niente più) altrove oppure di ordinarlo. E andrebbe ordinato prima dell’esaurimento. E’ decisamente più facile azionare il termostato. Anzi, se opportunamente programmato, non serve nemmeno lo sforzo di regolarlo di volta in volta.
A questo punto della riflessione è evidente la differenza tra i miei figli e i loro nonni. I primi hanno oggi necessità energetiche non diverse da quelle che ebbero i secondi una settantina di anni fa. I primi hanno una gamma di dispositivi divoratori d’energia che i secondi hanno scoperto solo in età ormai matura. C’è già una certa differenza ma è solo un fatto di opportunità che scaturisce dalla differenza tra ciò che c’è e ciò che non c’era. La vera differenza, però, è un’altra: per i miei figli l’energia è a portata di click grazie agli infiniti telecomandi, mouse e pulsanti che hanno a disposizione, per i loro nonni il problema vero era la distanza dalle fonti energetiche (la legna nel bosco o nella legnaia). Per questo contrappongo nel titolo il remote control (controllo remoto) alle remote resources (risorse remote): ciò che genera gran parte dello spreco energetico dei nostri giorni è la facilità con cui possiamo attivare strumenti divoratori di energia. Questo si contrappone al fatto che i nostri padri e nonni dovessero, invece, procurarsi risorse (energetiche e non) molto lontane e fondamentalmente scomode.
Come dire… fare tutto con un click rende molto più semplice l’essere spreconi di risorse rispetto a doversele procurare con fatica. E nel complesso la cosa non rende solo (apparentemente) migliore la nostra vita, ma anche molto più impattante la nostra esistenza sul pianeta.