E’ stato un lungo confronto quello avvenuto oggi al centro intercomunale di Ortomurato tra il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli ed i sindaci e le istituzioni del territorio. C’era da analizzare e capire il perché ed i percome di quello che è accaduto in queste ultime 24 ore e dell’allerta che ne è scaturita e che ha mobilitato un’intera Vallata.
Intanto è stata decisa la conclusione graduale della fase di allerta e questo sulla base delle successive comunicazioni giunte anche dall’INGV relative alla mancanza di scosse ormai da più di 18 ore sul territorio. Il trend medio della sequenza sismica, in termini numero di scosse, è in fase di generale decrescita, anche se sono possibili variazioni statistiche, ma alla fine, a seguito di questo, si è ritenuto che pur ribadendo la sismicità alta del territorio, è da ritenersi che la situazione generale si sia ormai evoluta in senso favorevole.
Da qui la decisione di invitare la popolazione a riprendere le normali attività ed a rientrare nelle proprie case, pur con una sottolineatura che è stata più volte ripresa da Franco Gabrielli. La consapevolezza che questo è un territorio ad alta sismicità dove comunque l’attenzione deve essere sempre alta. Ma su questo ci torneremo.
Nella successiva conferenza stampa, assieme a Gabrielli, i presidenti dell’Unioni dei Comuni Francesco Puppa e Nicola Boggi, il Prefetto Cracovia ed il presidente della provincia Stefano Baccelli, hanno comunicato che tutti i sindaci, sulla base degli ultimi report anche dell’INGV, hanno deciso di intraprendere un graduale rientro alla normalità. Tutti i sindaci hanno stabilito di tenere aperti i COC comunali ed i punti di ricovero con la macchina organizzativa che resterà di supporto alle popolazioni, arrivando nella giornata di domani alla chiusura definitiva dell’emergenza e dei punti di ricovero e dei COC. In sostanza, per tutte le persone che comunque non se la sentissero di trascorrere le ore notturne nelle proprie case, rimarrà tutto ancora operativo fino a domani, quando poi la situazione di allerta sarà definitivamente chiusa e tutta la macchina verrà spenta. I punti di ricovero saranno ancora aperti e ci si potrà rivolgere ai COC ed ai centri intercomunali per qualsiasi esigenza particolare.
Comunque l’emergenza sta ormai volgendo al termine e questa notte trascorrerà sicuramente per tutti in modo più tranquillo ed ordinario.
Restano però molti aspetti ancora da capire sul perché si è arrivati ad una mobilitazione e ad un’allerta del genere e sulle responsabilità che sono state assunte. Aspetti che alla fine non è che siano stati chiariti del tutto dalle parole del capo della protezione Civile.
Abbiamo praticamente registrato tutto quello che ha risposto Gabrielli e che trovate nei due contributi audio sottostanti .
[dw-post-more level=”1″] Sono un po’ lunghi, ma racchiudono tutto quello che è stato detto, ad eccezione di una piccola parentesi dove è stato necessario riattivare la registrazione; se avrete la pazienza di ascoltarli avrete l’occasione di sapere tutto quello che è stato detto.
A noi comunque alla fine tanti dubbi sono rimasti e l’unica cosa che abbiamo capito, e che è comunque di vitale importanza, è che alla fine è mancato una giusta mediazione tra le parti, tra la Protezione Civile e la Regione e tra la Regione ed il territorio, sulla comunicazione del rischio ed in generale sui supporti e le delucidazioni da fornire a chi poi doveva mettere in pratica una macchina di allerta come quella di ieri sera. E che Gabrielli ha ripetuto essere comunque competenza dei sindaci, proprio perché espressione diretta di rapporto con il territorio e non la Protezione Civile.
“La comunicazione del rischio non è in capo al Dipartimento – ha detto – ma è in capo al sindaco, colui che ha un corretto rapporto con la popolazione. Poi il fatto che il sindaco, come abbiamo convenuto debba essere supportato ai vari livelli è ovvio”.
Gabrielli ha anche affermato che: “L’INGV ha fatto solo comunicazione di un’analisi di una vicenda sismica in atto, come ribadito in diversi comunicati che si sono succeduti. Ha sottolineato che non era una previsione, ma solo un’analisi di una sequenza in atto che comunque comportava uno spostamento delle zone epicentrali. Quindi una comunicazione di analisi scientifica che si è impattata con la sensibilità di un territorio che in quel momento aveva una attenzione importante al problema e che ha portato i sindaci ad agire come hanno agito, peraltro in modo esemplare”.
“Il problema – ha aggiunto – non è solo della stazione trasmittente, ma anche di quella ricevente e nella sensibilità che giustamente ha. Proprio da quanto accaduto abbiamo tratto insegnamenti e vorremmo cominciare a lavorare su quella che è una delle parti nevralgiche del sistema: la comunicazione del rischio. Un nervo scoperto del sistema. Confido anche nel fatto, visto che qui ho trovato grande sensibilità, di provare a lavorare sui comuni di questo comprensorio per cominciare a verificare quella che è la capacità di penetrazione dei social network. Ci siamo sempre scontrati con la loro difficile controllabilità, ma in questa vicenda il primo incipit a tutta una serie di gestioni è arrivato attraverso in ‘cinguettio’ di cui non possiamo più fare a meno evidentemente”.
Insomma ci vuole una informazione più strutturata e più articolata in caso di comunicazioni di questo genere secondo Gabrielli e forse sarebbe stato il caso, permetteteci il nostro modesto parere, che qualcuno ci pensasse prima di scatenare tutto quello che è stato.
Secondo Gabrielli comunque, in questa vicenda non ci sono state comunicazioni sbagliate oppure capite male, ma la verità sta nel mezzo, nel senso che le comunicazioni scientifiche per loro natura sono di un certo tipo: “Tutto questo rende estremamente complicato fare una opportuna comunicazione”.
Fin qui ci siamo, più o meno, ma non abbiamo invece ben capito il perché la Protezione Civile ha reso noto quel fatidico comunicato alle Regioni solo la sera alle 19,30, quando il report era già noto al dipartimento dal mattino.
Ecco comunque le sue spiegazioni:
“Noi riceviamo tutti i giorni due report da INGV. E in maniera quasi automatica i report li trasmettiamo alle regioni interessate. Così abbiamo fatto anche per questa vicenda, dal 25 gennaio. Quando è arrivato il 31 il report contenente il passaggio che poi ha generato tutta la vicenda, proprio perché lo conteneva , ritenevamo in qualche modo che dovesse essere oggetto di una riflessione interna per capire se attuare o meno una evacuazione disposta in maniera centrale; abbiamo tergiversato assumendoci una grandissima responsabilità e questo per dire che se volevamo giocare a scarica barile lo avremmo immediatamente scaricato al territorio e ce ne saremo lavate le mani”.
“Sfido chiunque – il testo è fedelmente ripreso dalla registrazione e forse è difficile da interporetare per chiunque – a trovare nella comunicazione da noi fatta alla Regione se ci sono parole come allarme, evacuazione, cose di questo genere. Tant’è che nelle mie interlocuzioni con il territorio ho sempre detto che non era il caso di fare evacuazioni. Che cosa è successo allora? Che questo report, così come è stato comunicato, è stato giustamente dai comuni reso noto alla popolazione e questa ha vissuto questa situazione come una situazione di possibile allarme, di disagio; in questo senso i sindaci con grandissimo senso di responsabilità hanno gestito l’ accoglienza rispetto ad una situazione di disagio, perché ritenevano in qualche modo di esplicare in quella maniera il modo più corretto di dare seguito alla situazione prospettata”….
“Quindi – ha detto ancora Gabrielli – non c’è una sottrazione di responsabilità rispetto alla dichiarazione di evacuazione perché per noi non è mai stata all’ordine del giorno ed abbiamo anzi ritenuto, quando abbiamo comunicato il report, che non ci fosse bisogno di una gestione emergenziale. In tutto questo c’è però una sorta di insegnamento rispetto a quello che dovremo fare in futuro circa un maggiore contatto delle percezioni delle singole comunicazioni”.
Ma non vuole alla fine sentire parlare di scarica barile sulle responsabilità: “Semmai è intervenuta una assunzione di responsabilità maggiore perché quella comunicazione potevamo girarla da subito a regione e comuni ed invece abbiamo prima voluto valutarne la criticità che stava nella regola di un territorio ad alta sismicità”.
“La responsabilità – ha anche aggiunto più avanti – è solo nostra e ce la siamo caricata sulle spalle senza mai immaginare di rimetterla in capo ad alcuno”. Aggiungendo poi che: “La nostra decisione della tempistica, (sul fatto di averne dato comunicazione alle Regioni in serata) con riferimento agli eventi che non si sono verificati è esattamente corretta. Nel caso in specie, dal momento che l’evento non si è verificato e che la situazione è stata gestita come è stata gestita il nostro comportamento non può essere passibile di critica”. Gabrielli ha comunque tratto elementi positivi dall’allerta sisma in Garfagnana che ne è scaturita: “Quanto accaduto farà in modo, in una zona ad alto rischio simico come la Garfagnana, che rimanga la costanza del rischio sismico ed è questo lo sforzo che tutto dobbiamo fare per stimolare sempre la giusta cognizione di questa consapevolezza nel territorio e nella sua gente. “Questo – ha detto – non deve essere un richiamo all’attenzione sporadico ed al fatto che la macchina ha funzionato bene in un particolare caso. È finita la preoccupazione che doveva nascere da quella situazione, ma rimane un territorio altamente sismico sul quale tutti devono essere costantemente preparati e consapevoli”.
Ed alla fine si è soffermato a lungo sul rischio sismico di Garfagnana e media Valle e sulla sua pericolosità che comunque rimane ed è costante: “Il fatto della comunicazione di scosse che potevano verificarsi peraltro in relazione ad una sequenza sismica determinata è molto, molto meno preoccupante della condizione costante che vive questo territorio”.
Insomma, da stasera si può dormire più tranquilli, ma occhio ad abbassare la guardia. Soprattutto se si vive in un territorio come questo.
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