Drastica modifica dei premi di produttività, per ritirare la procedura di mobilità iniziata ai primi di febbraio e che prevede a livello di gruppo in tutta Italia, 275 licenziamenti, di cui 142 nel solo stabilimento di Fornaci. Insieme, mantenere aperto il forno fusorio Asarco di Fornaci.
Sarebbero queste in sostanza le proposte presentate da KME ai sindacati negli incontri svoltosi nei giorni scorsi a Firenze. Incontri svoltisi lunedì e martedì, al quale nei prossimi giorni, ma non è dato sapere quando, dovranno seguire nuovi confronti, quando i sindacati avranno analizzato le proposte messe sul tavolo dall’azienda ed al contempo KME studierà le osservati fatte dalle organizzazioni sindacali.
Sembra arrivata ad una svolta la crisi KME, nell’avvicinarsi della scadenza prevista attorno al 20 di aprile per la procedura di mobilità che darebbe il via di fatto ai licenziamenti annunciati. Una svolta i cui sviluppi sono legati ai prossimi confronti tra KME e sindacati che adesso dovranno digerire, e soprattutto decidere se accettare o meno, le proposte venute dall’azienda. Perché sembra che non tutte le sigle sindacali si trovino d’accordo sul come procedere
Ma torniamo alla nuova strada indicata da KME da attuare da qui ai prossimi 3 anni, fino al 2015.
[dw-post-more level=”1″] L’azienda si è detta in sostanza pronta a ritirare i licenziamenti, almeno per gran parte dei 275 esuberi annunciati. Per gli esuberi restanti sarebbe stata proposta la formula del licenziamento volontario pensato soprattutto per coloro che sono vicini al pensionamento e che sarebbero accompagnati da incentivi commisurati allo stato del pensionamento. Per i “salvati” il licenziamento per i prossimi tre anni sarebbe evitato attraverso l’utilizzo ampio di tutti gli ammortizzatori sociali disponibili(uno di questo potrebbe essere la cassa integrazione a 0 ore).
A questo si aggiungerebbe una rimodulazione delle varie voci del salario variabile con la creazione di un nuovo contenitore per tutta questa parte, legato al risultato. Resta la possibilità di sbloccare i premi di produzione qualora la produzione degli stabilimenti tornasse e crescere e si superasse questa fase di crisi.
A Fornaci, tra i lavoratori, già da tempo circolavano voci di riduzioni di stipendio. Si parlava di circa il 20%. In realtà, secondo la proposta avanzata e l’eventuale capacità di contrattazione che ancora devono esprimere i sindacati, la riduzione sarebbe inferiore a quanto si vociferava, ma comunque sia questa sarebbe la strada indicata da KME per evitare una parte dei licenziamenti.
Al fine di verificare periodicamente e in modo trasparente questo premio di risultato, i sindacati stessi, secondo la proposta fatta da KME, sarebbero coinvolti in un comitato apposito che potrà valutare l’andamento economico degli stabilimenti e dell’ azienda.
C’è poi la questione del forno Asarco. KME sarebbe disposta a salvare l’impianto, evitandone la chiusura. Ma pensare alla sua saturazione, come è stato scritto (e come richiedono da sempre i sindacati), visti i tempi che corrono e le produzioni in calo vertiginoso, sembrerebbe quantomeno ottimistico. Il forno comunque non sarebbe chiuso.
Su tutto questo i sindacati faranno adesso le loro valutazioni e presenteranno eventuali controproposte ed aggiustamenti, anche se in generale questo “accordo di salvataggio” sembra che potrebbe trovare accoglimento; nella speranza che nel frattempo, in questi tre anni, arrivi la ripresa economica ed industriale e con essa l’incremento della produzione anche per gli stabilimenti italiani di KME.
Intanto della vicenda si discute anche tra i lavoratori di KME di Fornaci dove per il momento le novità venute da Firenze sono state accolte tiepidamente. Così si evince anche dai commenti pubblicati sulla pagina nata su Facebook, “Salviamo KME Italy”.
Ci si aspettava che dal tavolo di trattativa, alla riduzione degli stipendi di cui già si parlava, venisse contrapposto però un totale e non parziale ritiro dei licenziamenti. Secondo alcuni lavoratori non mancherebbero peraltro le soluzioni alternative per impedire licenziamenti e CIG a 0 ore: tra le idee una riduzione collettiva dell’orario di lavoro. Da 40 a 32 ore settimanali. E’ stato anche lanciato un sondaggio sulla stessa pagina di Facebook.
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