Mercoledì 15 aprile, presso il Monumento Votivo al Militare Brasiliano di Pistoia nell’ambito delle celebrazioni del settantesimo anniversario della Liberazione, il tenente colonnello Vittorio Lino Biondi che da tanti anni porta avanti un’instancabile opera di memoria storica, ha ricevuto, dalle mani dell’ambasciatore del brasile Ricardo Neiva Tavares e dal generale Villas Boas la Medaglia “Maresciallo Mascarenhas de Moraes” della Associazione Nazionale dei veterani della Forza di Spedizione Brasiliana e la medaglia della “Vittoria del Soldato Polacco” della associazione Ex-combattenti Polacchi del Brasile. Le onorificenze sono state concesse anche per l’opera di ricerca storia, documentale e ricostruzione della storia dell’alpino Rocco Botta morto durante la battaglia del 30 e 31 ottobre a Barga, mentre portava le munizioni ai Brasiliani in Lama. Per l’occasione vi proponiamo un articolo di Nazareno Giusti uscito in occasione del ritrovamento.
Il passato può essere nascosto, dimenticato, infangato ma, prima o poi, ritorna, riaffiora. Così, ci può stare che un “milite ignoto” di un piccolo cimitero di montagna non sia più tale, prenda un nome, un volto, una storia, una vita e i suoi poveri resti possano essere restituiti all’affetto dei suoi cari. Quella che stiamo per raccontarvi è una storia- una volta tanto!- a lieto fine, è una storia di collaborazione e passione, di sensibilità e fratellanza. Una bella storia. Una storia piccola che inizia una mattina di giugno, quando alla mail di un testata locale, “Il Giornale di Barga”, arriva una richiesta da parte dell’avvocato Sebastiano Di Filippo che chiede aiuto per ritrovare i resti di un suo lontano parente, un alpino deceduto a Sommocolonia nell’ottobre del 1944, di cui però ignora il luogo di sepoltura.
La redazione allora contatta il tenente colonnello Vittorio Lino Biondi, della Brigata Paracadutisti “Folgore”, esperto di storia militare della zona. Biondi si mette subito a fare alcune ricerche e fa un’associazione logica: vuoi vedere che l’alpino che cerca l’avvocato è quel “Milite Ignoto” sepolto nel piccolo cimitero di Sommocolonia, la cui tomba per tanti anni ha osservato con curiosità e rispetto?
Così, tra archivi e testimonianze, l’ufficiale ricostruisce la storia del caduto che ora ha un nome: Rocco Botta. Nato il 14 novembre 1923 a Siano, in provincia di Salerno, richiamato alle armi per mobilitazione il 13 gennaio 1943 e assegnato al 78° Reggimento di Fanteria, di stanza a Bergamo. Trasferito poi al 112° Reggimento di Fanteria, impiegato nella difesa della fascia di copertura costiera, in Liguria. Dopo l’Armistizio era riuscito a sfuggire alla cattura dei tedeschi tornando a casa, unendosi poi alla 210ª Divisione Ausiliaria Italiana, inquadrata nella Quinta Armata U.S.A. Il 17 maggio, aveva partecipato ai cruenti combattimenti nella zona Nord di Cassino e il 5 giugno alla Battaglia di Anzio. Liberata Roma, aveva risalito la Penisola al fianco dei reparti militari Alleati, i quali avevano dovuto fermare la propria avanzata, sull’Appennino Tosco – Emiliano, a causa della robusta linea difensiva, organizzata dai tedeschi, denominata “Linea Gotica”. Trasferito al 10° Reparto Salmerie “Valdieri”, del XX Raggruppamento Salmerie, viene impiegato in servizi logistici vari, a sostegno delle truppe Alleate e, a ottobre, arriva in Valle del Serchio. Qui, inizia la storia nella storia.
A Barga dall’11 ottobre ci sono i brasiliani della Força Expedicionária Brasileira assieme ai patrioti della XI Zona di Pippo.
“Per il giorno 30 ottobre- spiega Biondi- gli Alleati avevano previsto un’importante all’azione militare. Le truppe della BEF insieme ai Patrioti della XI° Zona dovevano sfondare le linee attaccando le posizioni dell’Asse sul crinale che dal Monte Ceneri- Albiano- sale verso il Monte Romecchio. Questa operazione era stata pianificata esattamente il giorno nel quale i tedeschi cedevano il controllo delle loro postazioni agli alpini italiani della 4° Divisione alpina “Monterosa”, appena giunta in Garfagnana; Sommocolonia era una delle basi di partenza per l’operazione”.
Proprio da qui, infatti, il 31 ottobre da Piazza San Rocco al mattino presto, partirono due colonne di soldati brasiliani, accompagnati da soldati italiani con i muli (salmerie) del ricostituito Regio Esercito Italiano, detti “badogliani”, che puntarono verso Lama di Sotto e Lama di Sopra; erano accompagnanti da due residenti locali come guide; Vittorio Biondi, e suo figlio Paolo Biondi.
“La colonna guidata dal quindicenne Paolo Biondi, arrivò in località “La Palmiretta” adiacente a Lama di Sotto- continua Biondi-, e l’alpino Rocco Botta lasciò i rifornimenti nella casa presidiata dai brasiliani.
Quindi il Paolo Biondi e l’alpino Rocco Botta, con il mulo ormai scarico, rientrarono nel pomeriggio a Sommocolonia, dove giunsero verso le 16.30, si salutarono e si divisero”.
Fatti pochi passi, però, vennero investiti dallo scoppio di una granata di artiglieria o da un proietto di mortaio.
“L’alpino Rocco e il suo mulo morirono sul colpo, Paolo, invece, rimase ferito in maniera seria perdendo un occhio”.
A Botta sarà conferita la Croce di Guerra al Valore Militare “alla memoria”. Ecco la motivazione: “Alpino salmerista, offertosi volontariamente per rifornire un reparto Alleato impegnato in aspra zona montana fortemente battuta dai tedeschi, cadeva colpito a morte nell’espletamento della sua missione. Esempio di sereno coraggio e di alto senso del dovere. Barga, Garfagnana, 8 Ottobre 1944”. Bisogna, per ragioni di precisione e correttezza sottolineare due errori fatti dal Ministero della Difesa, cioè: la località (Barga è in Media Valle del Serchio e non in Garfagnana) e la data della morte (31 ottobre 1944 e non 8 ottobre). L’alpino Botta fu tumulato nel piccolo cimitero locale, anche se in quei giorni convulsi il suo nome e la sua storia si perse.
Lo seppellirono con su una croce “Milite Ignoto”. Precisa Biondi: “un altra causa della perdita del nome di Botta è stato anche la devastante furia della guerra che ha provocato la distruzione del “Registro dei Morti” nella canonica della locale Chiesta di San Frediano”.
E così, quella croce che aveva incuriosito per lunghi anni Biondi ora ha un nome e cognome. Ma ad avvenuta ricostruzione storica nasceva un altro dubbio: essendo stato seppellito nel 1944, sicuramente i suoi resti non erano più lì ma erano stati traslati nell’Ossario Comune del Cimitero di Barga.
Confessa Biondi: “Era fondamentale trovare il luogo attuale di riposo del Botta, per permettere eventualmente ai familiari di porre un fiore e recitare una preghiera. Era la chiusura del cerchio. Desiderio legittimo, ricerca doverosa per un appassionato di Storia Militare”.
Biondi, allora, ha fatto un paio di telefonate a Barga, e qui è avvenuto qualcosa di bello: la mattina del 14 agosto un operaio comunale, il signor Mariani, gli ha mostrato una piccola cassetta di zinco con sopra un foglietto giallo: “Milite Ignoto, Rocco Botta”.
“L’emozione e lo stupore sono stati forti uniti a una spontanea domanda all’operaio: come mai hai tenuto i resti senza metterli nell’ossario comune? A cui è seguita la sua risposta: “quando si tratta di soldati, siccome spesso i parenti cercano notizie, li metto in un sacchetto e li catalogo. Per ritrovarli in caso di richiesta”. Un gesto di grande sensibilità ed attenzione, che ci permette oggi, a 70 anni di distanza, di riconsegnare i resti alla famiglia”. Il 31 ottobre 2013, a sessanta nove anni dal giorno in cui perì il soldato, in una bella cerimonia sono stati riconsegnati i resti del militare ai familiari. Un cerchio si è chiuso e un’altra storia è stata salvata dall’oblio.