This afternoon at the Villa Gherardi just outside the walls of Barga Vecchia, Selma Sevenhuijsen a researcher and author from Amsterdam, Holland presented to the Barga public her latest book – Regina del Vaticano – viaggio sulle orme di Matilde di Canossa – a joint project with the designer Dafne Arlman (her site can be seen here )
Selma Sevenhuijsen studied political science and history at the University of Amsterdam, where she also wrote her PhD on the political history of women and family law.
From 1989 till 2009 she was a professor of Women’s Studies and the Ethic of Care at Utrecht University (her site is here)
Matilda, countess of Tuscany as the heir of her father Boniface, margrave of Tuscany, was the major imperial feudatory in Italy and the major secular supporter of the reform papacy through a long life, 1046-1115.
After Boniface’s death, Matilda’s mother Beatrice married her cousin, Godfrey, duke of Upper Lorraine, and Matilda married his son, Godfrey. When the elder Godfrey died in 1069, Matilda and her mother assumed the rule of Tuscany together; after the deaths of both her mother and her husband in 1076, Matilda ruled both Tuscany and Lorraine alone. Matilda held the counties of Reggio, Modena, Mantua, Brescia, Verona, and Ferrara, as well as Tuscany and Upper and Lower Lorraine.
Because of her vast holdings and her support of the papacy, Matilda was a subject of attention to contemporary chroniclers and poets. Those who were sympathetic to her positions were lavish in their praise: Ekkehard called her the wealthiest, most famous woman of our times and most distinguished in virtues; Hugh of Flavigny said “at this time only countess Matilda was found among women who scorned the power of the king, who opposed his cunning and power even with military conflict, so was deservedly called ‘virago,’ who surpassed even men by the virtue of her spirit.” Bardone in his life of Anselm of Lucca speaks of “the single and only one who remains in the faith, with zeal for God and obedient to pope Gregory, the duke and countess Matilda”
Regina del Vaticano: Viaggio sulle orme di Matilde di Canossa (Italian Edition) can be bought on line at Amazon here
‘Nulla avviene per caso’. Nel magico anno 2012 Selma Sevenhuijsen scoprì, all’interno della basilica di San Pietro, l’immagine di una sirena bicaudata, da sempre il simbolo del divino femminino. È raffigurata in alto sulla tomba della contessa Matilde di Canossa. Il monumento funebre fu realizzato dal famosissimo scultore Lorenzo Bernini. Selma voleva saperne di più e si mise in viaggio. In questo libro l’autrice accompagna i lettori attraverso l’Italia alla scoperta dei luoghi dove Matilde ha lasciato le sue tracce. La vita di Matilde ci rivela un messaggio sorprendentemente attuale, in particolare per chi ha a cuore la posizione della donna all’interno della Chiesa. I costruttori della tomba lasciarono il loro segno, per chi ha occhi per vedere: ‘Il tempo ritorna’ …
Con Selma Sevenhuijsen parliamo di Matilde di Canossa, a cui la scrittrice ha dedicato la sua ultima fatica letteraria. Dopo aver a lungo lavorato, praticato e scritto sul tema del Labirinto, dopo il successo del suo libro Il Sorriso della Sirena, Selma ci narra la vita di Matilde di Canossa, i suoi luoghi, la sua opera politica, le sue scelte spirituali … rivelandone la forza innovatrice, la determinazione a governare autonomamente i propri vasti possedimenti italici, il coraggio che la porterà a guidare i suoi eserciti, la sua arte della mediazione politica.
Selma Sevenhuijsen (1948) ha studiato scienze politiche e sociali all’Università di Amsterdam. Nel 1989 diventa professoressa di Studi Femminili ed Etica della Cura all’Università di Utrecht. Dal 2005 svolge attività autonoma come ricercatrice, scrittrice e operatrice spirituale. Lavora con il labirinto come via di sviluppo spirituale e accompagna gruppi in viaggi culturali e spirituali in Italia. Nel 2014 ha pubblicato, presso la casa editrice Effigi (Arcidosso), il libro Il sorriso della Sirena. Alla ricerca della dea nel labirinto etrusco.
Il 24 luglio del 1115 (novecento anni fa!) moriva Matilde di Canossa la Grancontessa che dominò anche su Barga e la Valle del Serchio.
Il monaco Donizione che redasse la sua biografia scrisse: “Matilde, splendente fiaccola che arde in cuore pio. Aumentò in numero armi, volontà e vassalli, profuse il proprio principesco tesoro, causò e condusse battaglie. Se dovessi citare ad una ad una le opere compiute da questa nobile signora, i miei versi aumenterebbero a tal punto da divenire innumerevoli come le stelle”.
Figura di grande spicco e assoluta modernità, Matilde fu la prima donna ad essere sepolta nella Basilica di San Pietro a Roma. La sua importanza anche per il nostro territorio è stata ben evidenziata nella presentazione tenutasi mercoledì alla biblioteca comunale in cui è stato presentato il testo “Regina del Vaticano -Viaggio sulle orme di Matilde di Canossa” della professoressa Selma Sevenhuijsen dell’Università di Amsterdam.
Durante un dialogo avvenuto qualche settimana fa, Pier Giuliano Cecchi, memoria storica della città di Barga, ci ha ricordato di quando, assieme ad altri amici, propose un’intitolazione di un luogo pubblico a Matilde.
“Era il 1993- ci ha raccontato- e come Gruppo Storico di Barga, nell’imminenza di intitolazioni di vie del Comune di Barga (erano molte) proponemmo anche una da dedicare alla Contessa Matilde. Ma la cosa non fu ben accolta, venne vista come una forzatura scartandola in favore di uomini politici italiani”.
Eppure i motivi ci sarebbero stati. Matilde fu figura di primo rilievo e su di lei, sin da quando era in vita, iniziarono a fiorire leggende che poi, nel corso dei secoli, si mescolarono a informazioni fuorvianti. Paolo Golinelli, professore di Storia Medievale all’Università di Verona, tra i massimi esperti di Matilde a cui ha dedicato, tra i vari testi, una biografia più volte riedita (da ultimo presso Mursia), da oltre quarant’anni studia la figura di Matilde sfatandone miti e false interpretazioni.
Per esempio, Golinelli -che recentemente ha dato alle stampe (per Jaca Book) il saggio “L’ancella di san Pietro. Matilde di Canossa e la Chiesa”- ha sfatato il mito di Matilde come donna isolata, tutta “potenza e solitudine”, per dirla con Vito Fumagalli.
Al contrario della vulgata, la contessa ebbe molte amiche e confidenti, come Adelaide di Susa, marchesa di Torino. Da smentire è anche il mito della regina guerriera. Ha spiegato Golinelli: “Matilde non è Giovanna d’Arco che si vestiva da uomo e combatteva sul campo. Matilde organizzava, faceva strategie, dirigeva. Insomma, una donna autonoma che ha una grande modernità: basti pensare a un aspetto inedito: l’importanza data alla comunicazione. Fece creare un suo simbolo: una croce con intorno la formula “Matilde se è qualcosa lo è per grazia di Dio”. Sostenne la sua biografia fatta dal monaco Donizone e si circondò di intellettuali e uomini di grande spessore come Anselmo d’Aosta”.
Anche per questa sua modernità, quasi contemporaneità, oseremmo dire, recentemente c’è stata una riscoperta della sua figura. Inoltre, per la sua vita singolarissima e ricca di eventi, la Contessa, si presta benissimo a essere soggetto di romanzi. Non a caso, è da poco uscita una bella opera di narrativa, edita da Consulta e vincitrice del premio Silvio D’Arzo: “Come spicchio di melagrana. Matilde, donna del Medioevo”.
Ne è autrice Normanna Albertini, insegnante e scrittrice (che in Valle è spesso venuta a presentare i suoi testi editi da Andrea Giannasi, tra cui uno di grande interesse sul pittore “misterioso” Pietro da Talada).
“Per scrivere il libro- ha confessato l’autrice- sono partita dall’omonimo verso del Cantico visto che Matilde viene spesso ritratta con una melagrana. Ho poi scoperto che il nome arabo della melagrana designa anche la stadera (la bilancia). Ho messo insieme il tutto: Matilde, melagrana, bilancia, equità, giustizia”.
Scopo della Albertini era quello di “ricordare degnamente questa immensa donna senza fermarsi al “santino” di certi che la vorrebbero quasi una suora o di altri che la descrivono guerriera sanguinaria e donna di facili costumi. Bisogna riconoscere le sue precise scelte politiche e amministrative che furono il motore dello sviluppo delle realtà comunali di cui divenne un punto di riferimento insostituibile e poi la cultura che ha sostenuto e disseminato: fu lei a far recuperare il Codice di Giustiniano, che fece ristudiare e insegnare dal giurista Irnerio che fondò una scuola di diritto che fu il nucleo dell’università di Bologna, la più antica del mondo”.
Article by Nazareno Giusti