La Madonna in Valle del Serchio e Garfagnana – barganews.com v 3.0

La Madonna in Valle del Serchio e Garfagnana

È una memoria completamente rimossa quella degli eventi “miracolosi” riguardanti la Madonna in Valle del Serchio e Garfagnana tra il 1947 e il 1948. Le motivazioni di questo oblio sono complesse, sfaccettate. Negli ultimi mesi, però, i due principali eventi che ebbero lungo nella seconda metà degli anni Quaranta del Novecento sono stati riportati alla luce.

Paolo Marzi, nel suo seguitissimo blog “La nostra Storia”, ha ripercorso la storia di Anna Morelli, la “Bernadette della Garfagnana”.

“La scoperta di questa notizia, che ormai era stata dimenticata da tutti- ci ha spiegato Marzi-, è avvenuta grazie alla mia passione per gli scritti del Gian Mirola, pseudonimo di Almiro Giannotti. Un grande giornalista di origine garfagnine che collaborava alla “Domenica del Corriere”. E proprio su un numero del celeberrimo settimanale ho trovato un suo articolo dedicato alla Madonna di Gramolazzo. Ne avevo sentito parlare in precedenza, con un alone di misticismo e di mistero, ma sapevo che c’erano poche notizie al riguardo. Dopo aver letto l’articolo del Gian Mirola, che fu un testimone diretto di questi avvenimenti, sono, però, riuscito ad approfondire questa incredibile storia”.

Ma cosa era successo a questa Anna Morelli, che all’epoca dei fatti aveva trent’anni? “La donna- continua Marzi- era malata dal 1941, non riusciva più ad inghiottire cibo e quel poco che deglutiva lo vomitava. Gli era stato diagnosticato un male incurabile. Il 1947 fu l’anno in cui la malattia degenerò, ma fu anche l’anno della svolta: la Madonna apparve alla ragazza nella sua camera da letto dove giaceva ormai sfinita. La Santa Vergine, stando al racconto dell’ammalata, non pronunciò parola ma toccò la fanciulla sullo stomaco, dove apparì, sulla pelle, una croce vermiglia e l’oscuro male sparì. La notizia si sparse e la Morelli fu soprannominata “la miracolata” mentre nel paesino accorsero fedeli e curiosi”.

Ma, assieme, alle notizie del miracolo e alle numerose apparizioni che seguirono, iniziarono a circolare strane voci su quella ragazza. Qualcuno, allora, si ricordo del suo passato da aspirante reginetta di bellezza, quando aveva vinto il concorso “Stella di Garfagnana”. Diceva, qualcun altro, con una punta di malignità, che “ella stessa avesse finanziato la sua elezione”. Certo che la figura era affascinante, sotto ogni aspetto. Il buon Gian Mirola, con quel fiuto e quel sesto senso tipico dei cronisti di razza, non se lo fece ripetere due volte che lassù, a Gramolazzo, una ragazza vedeva la Madonna.

E il racconto che ne venne fuori è una pungente istantanea e una bella lezione di giornalismo: “La fede muove le montagne, io mi sono mosso per molto meno, un volgarissimo telegramma. E sono stato fortunato: ho visto Anna mentre vedeva la Madonna. Il miracolo, atteso per le quindici, ha richiamato a Gramolazzo increduli fedeli da tutti i paesi vicini. Ho chiesto alla ragazza dove sarebbe avvenuto il miracolo. Mi ha risposto con un sorriso: “Non lo so; dove mi sentirò di andare in quel momento”. E intanto, con grazia femminile, accendeva una profumata sigaretta. (…) Alla quattordici e dieci Anna mi dice: “Scusi non posso più rimanere, devo scendere in strada”. Tento di trattenerla ma la ragazza è in preda ad un evidente nervosismo. Scende, la seguo. Ad un certo punto si getta in ginocchio e, pallidissima in volto, congiungendo le mani e sbarrando gli occhi mormora:- “Eccola!”. La folla si inginocchia, piange sommessamente. Anna, la “miracolata”, con lo sguardo fisso in avanti, sorride e mormora parole incomprensibili. È in estati. Per accertarmi del suo stato di sensibilità la pungo per due volte inaspettatamente, con uno spillo. La ragazza non sente e non fa un movimento. Gli occhi sbarrati, fissi nel vuoto vedono…Sviene. La portano di peso in casa. (…) Giù nella strada la folla inginocchiata prega”.

Le apparizioni successivamente continueranno ed usciranno dai confini lucchesi per giungere in quel di Marina di Pisa… ma questa è un’altra storia che potete leggere sul documentato pezzo di Marzi. Riportiamo, per forza ed efficacia, invece, uno dei messaggi che la Madonna volle lasciare alla Morelli, almeno secondo il suo racconto (a farsi suggestionare, sembra una descrizione dei nostri giorni): “Grandi calamità vi attendono. Malattie ed epidemie infesteranno il mondo: molti moriranno. Vi saranno fame, disordini e ribellioni, sangue innocente che correrà per la strada. Il fratello ucciderà il proprio fratello e prestissimo ci sarà anche la guerra. Microbi nuovi e terribili presto infesteranno la terra”.

Passiamo, ora, al secondo evento. Siamo nel 1948 e ci troviamo non più in Garfagnana ma in piena Valle del Serchio. Più precisamente a Borgo a Mozzano. Lungo la Ludovica, vicino al corso del Serchio, tra l’entrata delle fortificazioni della Linea Gotica e la ferrovia, molti di passaggio su quella strada avranno notato una piccola cappella, quasi aggrappata a un costone di roccia. All’interno c’è una statua chiamata “la Madonna di Mao”. Perché, si dice, tanto tempo fa, un poveretto di nome Mao cadde nelle acque tumultuose del Serchio, e proprio all’altezza di dove ora sorge la cappella, lo sfortunato invocò la Madonna e fu salvo. Quella piccola cappella racchiude, però, un’altra suggestiva storia, a noi più recente, che Mario Camaiani, con la sua scrittura fresca e partecipata, ha raccontato all’interno di un capitolo del suo recente libro “Sprazzi di vita del Ventesimo secolo” (che raccoglie fatti noti e meno noti del comune di Barga e delle zone limitrofe, oltre ad alcuni “quadretti” di ambiente labronico, visto che l’autore è nato e cresciuto a Livorno).

Abbiamo contattato anche Camaiani che, con la disponibilità e il fervore che lo contraddistinguono, ci ha spiegato: “all’inizio del 1948 si sparse la voce che una pastorella aveva visto la statuetta della Madonna battere gli occhi. In molti accorsero e dissero che la Madonna oltre a battere gli occhi li muoveva. In poco tempo un grande flusso di persone si recò nei pressi dell’edicola sacra. Furono fatti, in fretta e furia, degli scalini e presto ci fu bisogno dei carabinieri per regolare l’afflusso e ci misero poco tempo ad arrivare anche i venditori ambulanti di rosari, santini e statuette. I “movimenti” continuarono per due mesi circa, poi cessarono. I preti della zona furono molto cauti e scettici ma i fedeli accorsero comunque in massa. Anch’io andai. C’era un mare di gente. Ci misi più di un’ora per arrivare davanti alla statuetta, e potei sostare solo pochi attimi. Io non vidi niente di particolare ma un mio amico, un comunista convinto, anni dopo, mi confessò di aver visto muovere veramente gli occhi alla Madonnina”.

Nazareno Giusti

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