È impressionante pensare come, in poco tempo, si sia persa memoria di un’importante realtà nata e cresciuta in Valle del Serchio: cioè la tv locale Tiesse. Un esperimento pionieristico che riscosse un notevole successo, vista anche la novità e la curiosità verso le emittenti locali, ed ebbe il merito, oltre alla cronaca, allo sport e al mero intrattenimento, anche di realizzare programmi culturali impegnativi e coraggiosi. Tra questi una serie di incontri dedicati a Giovanni Pascoli. Oggi alcuni spezzoni di quelle trasmissioni saranno proiettati alla Fondazione Ricci che ha organizzato, assieme all’Istituto storico lucchese e alla Fondazione Giovanni Pascoli, questa bella giornata, con inizio alle 16.30.
I filmati saranno presentati dal vulcanico Abramo Rossi, proprio lui, che lavorò a queste puntate dal sapore artigianale, ci ha spiegato: “negli anni Ottanta stavo muovendo i primi passi nel mondo delle tv private, avevo iniziato a lavorare a Tiesse e proprio lì ebbi modo di collaborare tantissime volte con Gualtiero, visto che uno degli editori, Loreno Pinelli, aveva avuto l’idea di una trasmissione di approfondimento culturale e storico. All’epoca c’erano pochi strumenti, eravamo all’inizio e, quindi, anziché avventurarsi in montaggi manuali, si preferiva avere ospiti in studio e sfruttare la bravura e la conoscenza di esperti come Pia o il professor Gian Luigi Ruggio. In esterno veniva fatto molto poco e quel poco mandato in presa diretta. Ricordo le superbe letture fatte da Gualtiero delle poesie pascoliane. Aveva una voce bellissima, non ho mai sentito nessuno come lui, nemmeno Alberto Lupo che rimase affascinato dalla bravura di Pia, sentendolo leggere un dieci agosto di tanti anni fa”.
L’incontro sarà l’occasione anche per parlare più ampiamente di Gualtiero Pia, nel quarto anniversario della morte. Lo ricorderanno Pier Giuliano Cecchi (che avevamo intervistato, qualche tempo fa, proprio sulla sua lunga amicizia e collaborazione con Pia) e Gian Gabriele Benedetti che, con la sua innata sensibilità, ci ha raccontato: “Ho conosciuto Gualtiero nell’ambito scolastico, essendo entrambi educatori nel Circolo di Barga. È stato facile diventare amici per la sua apertura verso gli altri e per la sua indiscussa umanità, rivestita di quella sana umiltà che fa grande un uomo. Col tempo ho potuto apprezzare anche la sua opera di uomo di cultura innamorato di Barga, della sua arte, della sua storia e della sua gente”.
Anche Vincenzo Pardini ha conosciuto Gualtiero Pia, a cui ha dedicato un toccante racconto uscito sul numero di Natale de Il Giornale di Barga, ma non di persona: “ci siamo sentiti solo per telefono. Mi mandava sempre i suoi libri che sono anche un documento di storia, come quando racconta il modo in cui si viveva in Maremma, dove lui aveva insegnato. Era un uomo gentile che sapeva tutto della sua terra, e che viveva più di memoria che non di presente. Gli piaceva stare nascosto, non comparire. La memoria era la sua grande forza, ma, credo, anche il suo tormento. Ricordava, spesso, la moglie che gli era morta, il padre, la madre, gli amici, e i bombardamenti del 1944 e Barga ridotta a macerie. Gli ultimi anni della sua vita li aveva trascorsi dedicandoli a un fratello ammalato, che portava a giro ogni giorno con la macchina, tanto che mi disse di averla “finita” proprio per questo. Ricorrevo a lui ogni volta che avevo bisogno di un riscontro sul passato. Fosse vissuto altrove, che so, a Milano o Roma, sarebbe stato valorizzato per quello che valeva”.
Ricordando Gualtiero Pia: dialogo con Pier Giuliano Cecchi