Succede che per anni, per decenni, non si parli più di alcune storie, che poi, improvvisamente, tornino alla ribalta. Sembra essere successo così per i fenomeni mistico-religiosi che si susseguirono tra il 1947 e il 1948 in Garfagnana e Valle del Serchio. Dimenticati per vario tempo, recentemente sono stati oggetto di curiosità e attenzione. Ve ne avevamo parlato qualche mese fa in seguito alla ricerca di Paolo Marzi sulla ragazza miracolata di Gramolazzo (pubblicata sul blog “La Nostra Storia”) e a un capitolo del libro di Mario Camaiani, Sprazzi di vita del ventesimo secolo, dedicato alla Madonna di Mao di Borgo a Mozzano. Recentemente, anche lo storico garfagnino Oscar Guidi ha dedicato un capitolo del suo poderoso volume La Terra Promessa. La Garfagnana nella seconda metà del XX secolo, 1945-1970 a questi fatti, portando alla luce un evento singolare: la visita della ragazza “miracolata” di Gramolazzo alla Madonna di Mao, dove, addirittura, ebbe una sorprendente rivelazione
Riavvolgiamo un attimo il nastro per chi non conosce la storia, o rinfreschiamola a chi già la conosce. Siamo nella Garfagnana e nella Valle del Serchio da poco uscite dalla Seconda Guerra Mondiale, gli alleati se ne sono andati ed è in atto una rinascita lenta ma entusiasta. Si stanno ricostruendo, tra non poche difficoltà, la linea ferroviaria, le strade e i ponti distrutti dai bombardamenti. Dopo il referendum del 1946, ci sono scioperi, comizi e forti tensioni per le elezioni della primavera del 1948. In questo ambiente, nel novembre 1947, si viene a sapere che una ragazza di Gramolazzo, Anna Morelli, affetta da un’ulcera duodenale ritenuta incurabile dal 1941, è improvvisamente guarita dopo aver visto la Madonna.
All’inizio di dicembre, Anna, assieme alla madre, scese all’ospedale di Castelnuovo Garfagnana per far constatare ai medici l’inspiegabile guarigione e mostrare il segno tangibile che le aveva lasciato la Madonna: una croce vermiglia, come impressa a fuoco.
Finita la visita, tra sguardi e commenti, la ragazza e la madre andarono all’albergo “Molinelli” dove si fermarono per desinare. Presto il locale si riempì di curiosi. Tra questi arrivò un cronista de La Nazione che, purtroppo, non firmando, come usava all’epoca, i suoi articoli, rimane per noi anonimo ma che sul numero del 9 dicembre del quotidiano scriveva: “Anna Morelli era seduta dietro un tavolo da un lato di una sala. Silenziosa ed estatica, appariva assorta e quasi assente, con lo sguardo rivolto in alto. Attraverso una piccola apertura della veste si scorgeva il segno della fede inciso nella viva carne”.
La domenica successiva, improvvisamente, la Morelli, è sempre l’anonimo cronista a raccontarlo, “si inginocchiava nel fango e in preda a visibile orgasmo gridava di vedere la Madonna”. Fatti come questi si susseguiranno nei mesi successivi, senza che né la Chiesa né la Medicina si pronuncino.
Nel mentre, siamo nel 1948, nella piccola cappellina di Borgo a Mozzano che si trova oggi tra la ferrovia e la Ludovica, una pastorella, Vittoria Casotti, vide muovere gli occhi della statuetta della “bella Signora”. Come cantava l’indimenticabile Fabrizio De André “una notizia un po’ originale, non ha bisogno di alcun giornale, come una freccia dall’arco scocca, vola veloce di bocca in bocca”. E così, a Borgo a Mozzano arrivarono dapprima centinaia poi migliaia di persone. Tra fedeli, curiosi, scettici, venditori di panini e santini, un limpido giorno di aprile, arrivò anche Anna Morelli.
Inginocchiata davanti alla piccola immagine religiosa, parve cadere in estasi, il volto dapprima contratto, divenne sereno. Gli occhi erano fissi, mentre la bocca si muoveva flebilmente. Calò un silenzio assordante. Poi la “miracolata” si alzò dicendo ai fedeli di “pregare e far pregare” perché, come gli aveva detto la Signora, “il mondo era sull’orlo di un precipizio”.
Passarono solo tre giorni e la Morelli, tornata a casa, ebbe un’altra apparizione con relativa rivelazione, durante la quale la Madonna gli aveva detto che “sopra la tua abitazione, nel muro addosso al monte, troverai una coroncina delle cinque piaghe”. La popolazione si accalcò davanti al muro, arrivarono due manovali che iniziano a picconare, poi un luccichio li fece fermare. L’indomani, domenica 18 aprile, il giorno delle tanto dibattute elezioni, i lettori de La Nazione potevano scoprire che nel muro della casa di Gramolazzo era stata trovata “una corona ormai spezzata ed arrugginita dall’umidità” con “venti grani di ottima e forte fattura”.
Intanto, pure a Castelnuovo, come ricorda Oscar Guidi nel suo saggio, si diceva che una statua della Madonna posta in un corridoio dell’orfanotrofio “Santa Zita” avesse mosso gli occhi. Stessa cosa accadeva nella chiesa del Santissimo Crocifisso di Barga. Un fenomeno, scriveva Il Nuovo Corriere (quotidiano di impronta laica), “affermato da centinaia di persone”. Anche in questo caso, accorse “una folla estatica, che per ore e ore, fra canti sacri e preghiere” attese “il ripetersi del prodigioso movimento”, mentre, dopo aver assistito all’evento, “alcuni increduli” si convertirono.