In Alaska fa caldo – Stefano Elmi – barganews.com v 3.0

In Alaska fa caldo – Stefano Elmi

Readers of barganews will already it be well aware of the name Stefani Elmi as he has appeared many times on the site.

Back in 2013 we followed him on his intrepid London to Barga bicycle ride, which took him and Oriano Gigli a good three weeks to achieve.

Via the internet we were able to plot their daily progress and read their reports on road and weather conditions on the route (article here) 

That turned out to be merely a dress rehearsal for his later cycling adventures as he then turned his eyes, his compass and the wheels of his bike north and cycled 5000 kms through Canada up to Alaska.

This week his book recounting tales and stories from his epic pedalling has been published here in Italy.

An English translation is expected soon

 

Quello che ho imparato di questi luoghi l’ho imparato giorno per giorno, chilometro dopo chilometro dalle persone che ho incontrato lungo questo tragitto: da altri viaggiatori, o da locali o persone semplicemente in giro ognuna con storie differenti. Alla fine ho passato quasi tre mesi sulla strada e 5.000 di asfalto e sterrato sono passati sotto le mie ruote e, banale dirlo, ma sono letteralmente volati. -stefano elmi

 

In Alaska ha fatto veramente caldo tre anni fa quando il mio viaggio mi ha portato sino a là.

Già  perché mica avevo programmato niente, non sapevo neanche se ci sarei potuto arrivare a causa del mio visto canadese. Poi una volta appurato che non c’erano impedimenti ho proseguito.

Ero sbarcato a Calgary con la vaga idea di andare sverso nord e per nord intendo veramente il NORD. Dawson City nello Yukon doveva essere la mia meta. Volevo attraversare le Montagne Rocciose, il British Columbia e vedere questo famoso Yukon e il suo affluente Klondike. Posti sognati e visti in libri, film e documentari. Pensai che da lassù ci erano passati davvero tutti: da Jack London a Zio Paperone, e continuavo a dirmi che non mi sembrava vero, e forse in parte non lo era, ma non m’importava ormai ero diretto in quella direzione.

 

Un viaggio in bicicletta nel grande Nord, un’avventura nel mondo selvaggio, tra orsi, caribù e paesaggi incantevoli, per riappropriarsi dei propri sogni. Stefano Elmi si licenzia, impacchetta la sua bici e parte con un biglietto di sola andata per Calgary con la vaga idea di andare verso nord suggestionato dalle letture di Jack London e altri avventurieri. Da lì muove verso le Montagne Rocciose, lo Yukon, il Klondike e poi procede verso il confine fra Canada e Alaska; percorre la Denali Highway, giungendo ai piedi della grande montagna, poi va verso sud, ad Anchorage e fino alla penisola di Kenai, dove la terra finisce. Durante il viaggio scopre che in Alaska può fare anche caldo; incontra pensionati americani coi loro immensi motorhome, nativi completamente sbronzi, pistoleri di confine, orsi e caribù; trangugia hamburger essimi e birre giganti, ma gli capita anche di soffrire la fame e la sete lungo i 5000 chilometri di una strada che sembra non finire mai.

Il percorso è stato costruito nei minimi particolari, nel senso che i particolari che avevo erano minimi per l’appunto. Avevo tutto l’occorrente con me per il campeggio: tenda (minuscola), sacco pelo (minuscolo pure lui per risparmiare sul peso, ma che freddo certe notti), materassino, fornellino, ed ogni tipo d’indumento che servisse dai -10 ai +30 ma che riuscissi a contenere in una borsa di appena 20 litri di capienza. Insomma mi sembrava di non avere niente, ma in realtà  avevo tutto.

Le strade mica le conoscevo, le avrei conosciute in loco. Così grazie ad un commesso di cui ho dimenticato il nome del MEC store (la catena di attrezzatura sportiva canadese) mi indicò un paio di opzioni e mi suggerì di andare da MapTown, un negozio di Calgary fornitissimo di cartine geografiche di ogni parte del globo. Ed anche là ho ricevuto ulteriori consigli sulle strade da percorrere e sulle loro condizioni.

Notai subito che in ostello non c’era molta socialità, tutti se ne stavano per i fatti loro con le loro cuffie ad ascoltare o a guardare qualche video. Tramite couchsurfing trovai Tamara che mi ospitò, mi dette ulteriori consigli e mi permise di sistemare le ultime cose in tranquillità prima di partire.

Partivo, ed oltre a non sapere esattamente per dove, sopratutto non sapevo esattamente per quanto. Il contratto a tempo indeterminato era oramai un ricordo, mi ero stancato di quel sistema di lavorare senza orario, in cui però dovevi essere sempre disponibile. Fu una gran liberazione che rifarei senza ombra di dubbio.

 

read his  full article (in Italian)  here