“I CAMPANILI DELLE ORE NEL COMUNE DI BARGA†di Pier Giuliano Cecchi
PREMESSA
Nel medioevo occidentale, fino almeno al 1300 e agli inizi del Rinascimento, fu la campana della chiesa, con l’ annuncio delle ore canoniche e delle funzioni, a dare il succedersi della giornata.
Naturalmente l’ ausilio delle meridiane era indispensabile.
Le ore canoniche dividevano il giorno in otto parti: “mattutinoâ€, in antico dopo la mezzanotte poi all’ alba, “Lodi†al canto del gallo, “Prima†alle sei, “Terza†alle nove, “Sesta†alle dodici, “Nona†alle quindici, “Vespro†verso le 18 e “Compieta†prima del riposo.
E’ con questo verso di Jacopone da Todi (1236 – 1306) che possiamo avere un’ idea dell’ uso delle ore canoniche: “Assai me levo a mattutino ad officio divino – terza e nona e vespertino, po’ compieta sto a veghiareâ€.
Col 1300 e poi col fiorire del “Rinascimentoâ€, classicamente individuabile tra il XV e il XVI secolo, nella rinnovata floridezza delle città dovuta all’ espansione delle attività artigianali e dei commerci, all’ annuncio delle ore canoniche si aggiungerà l’ uso dell’ orologio meccanico unito alla campana (poi indicante le ore anche su quadranti), il quale montato su campanili e torri civiche, per sua natura dividerà il tempo del giorno nelle ventiquattro ore.
Cosicché, laddove si costruirà l’ orologio pubblico, le giornate non avranno più i tempi variabili a seconda della stagione delle ore canoniche.
Fu una sorta di rivoluzione sociale con la quale si iniziò a vivere i giorni non più col tempo della Chiesa, ma bensì col tempo laico del mercante e del produttore, anche se il computo delle ore canoniche resistette ancora per lungo tempo.
Per quanto riguarda la storia degli orologi meccanici, va detto che già i Bizantini e i Musulmani avevano portato la loro tecnica costruttiva ad un notevole grado di perfezione.
L’ uso dell’ orologio meccanico unito alla campana fu un’ idea il cui merito spetta tutto all’ occidente cristiano. Ma non fu un’ invenzione, bensì una conseguenza di varie osservazioni, sperimentazioni e apprendimenti da ciò che nei secoli passati era stato fatto nel campo della misurazione del tempo. Infatti già dal mille si ricorda l’ esistenza di “svegliarini†monastici con campanella per gli uffizi divini notturni.
I primi costruttori di orologi furono degli abilissimi fabbri, che gradualmente diventarono meccanici con l’ evoluzione della tecnica e della richiesta.
Il primo orologio meccanico pubblico al mondo di cui si ha memoria, pare si costruisse a Londra nel 1289 (Enciclopedia Bemporad – 1908).
Invece in Italia la prima città che ebbe un orologio pubblico fu Milano e venne costruito verso il 1309 in S. Ambrogio: “dall’ alto della torre batteva i tocchi su una campanaâ€. (Marpurgo: “Gli orologiö – Fabbri – 1966).
Sempre a Milano si ha memoria di un altro orologio pubblico costruito nel 1335 in S. Gottardo.
Delle altre città italiane, tra le prime ad avere l’ orologio pubblico, furono quelle della pianura Padana. Ma pure ricordiamo Siena che nel corso del 1300 ne montò uno sul palazzo pubblico. Poi Monza nel 1347, Orvieto nel 1351, Firenze nel 1354, che montato sulla torre di Palazzo Vecchio, suonava soltanto le ore e fu costruito da Niccolò di Bernardo che poi divenne l’ orologiaio del Comune. Inoltre Padova nel 1344, Genova nel 1353, Bologna nel 1356, Ferrara nel 1362, ecc..
Nel corso del 1400 il suo uso si diffuse a macchia d’ olio in tutta Italia.
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Sul finire del 1300 anche Lucca si dotò di un orologio pubblico e la notizia si ricava dal libro “Arte e pittura nel Medioevo Lucchese†– Concioni, Ferri, Ghilarducci. Precisamente a pag. 147 dove sotto l’ anno 1370 si ricorda che il Consiglio di Lucca: “Delibera per la costruzione di un orologio meccanico sulla torre che è sopra la cucina delle nuova residenza degli Anzianiâ€. (punctualiter sonet horas die e noctis).
Però sembra che l’ attuazione di tale delibera si abbia solo nel 1391, quando per mano di Cerlotto di Giglio Labruccio di Lucca si costruì e si collocò sulla Torre delle Ore il pubblico orologio. Cerlotto nel 1392 venne nominato a “sollecitatorem e gobernatorem horologi†per quindici anni.
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L’ ORIOLO PUBBLICO DEL COMUNE SUL CAMPANILE DEL DUOMO DI BARGA
Naturalmente anche a Barga, come nel resto d’ Italia, il tempo del giorno medioevale veniva diviso con l’ approssimazione delle ore canoniche degli uffici divini e quindi grande importanza rivestì l’ uso della campana della chiesa.
Circa l’ uso delle ore canoniche a Barga, un importante esempio lo ritroviamo nello “Statuto di Barga†del 1360 e, precisamente, al punto XLVII del “Liber secundus extraordinariorumâ€, dove si parla del suono delle campane per i defunti. Infatti ad un certo punto di quell’ articolo si dice che il suono per i defunti deve durare “tantum quantum pulsaretur ad tertiamâ€, ossia tanto quanto si sia battuta (la campana) alla terza ora, cioè alle nove di mattina.
Invece per quanto riguarda il computo delle ventiquattro ore laiche, un sicuro esempio per Barga ci viene da “Il memoriale di Jacopo Manni da Soraggio pievano di Barga†che va dal 1487 al 1530, dove troviamo che a “Die 26 Martii 1493, circa hore 24 di nocte si vidde in aria quattro vampe…†oppure “Il papa, cioè papa Allexandro VI è morto venerdì cioè a dì 19 agosto 1503 a hore 18…â€
Certamente è pensabile che l’ eco dell’ uso in varie città dell’ orologio meccanico pubblico basato sulle ventiquattro ore avesse introdotto un poco alla volta, anche nei centri minori sprovvisti di tale novità , il nuovo ed utile modo di pensare e di intendere il tempo del giorno. Da ciò il diffondersi del suo uso.
Dalle nostre ricerche sull’ uso dell’ oriolo meccanico a Barga sono emerse cose importanti e in gran parte inedite che ci riportano indietro nel tempo, fino al momento in cui, per la prima volta, fu installato sul campanile del Duomo di Barga unito alla campana.
Forse fu uno dei primati che, nel Rinascimento, distinse Barga fiorentina nei confronti degli altri Castelli della Valle.
Sull’ argomento non è che si sia compiuta un’ indagine approfondita, però, prendendo a campione la storia di Castelnuovo, possiamo farcene un’ dea. Infatti lo storico Raffaello Raffaelli di Fosciandora, autore di una “Descrizione della Garfagnana†edita a Lucca nel 1879, parlando della torre della Rocca di Castelnuovo, ecco cosa ci dice: “La Torre poi fino dal tempo dell’ Ariosto, serviva ad uso di carcere. E più tardi vi fu collocato il pubblico orologio e la campana del Consiglioâ€.
Invece nel Castello di Barga è tra il 1460 e il 1470 che s’ incominciò a sentire forte il desiderio di avere un oriolo pubblico e la cosa, tra la nostra gente, maturò al punto tale da divenire realtà nella seduta del pubblico e Generale Consiglio dell’ 11 novembre 1471.
L’ argomento fu trattato da Giovanni Santini, uno dei sei Capitani di parte Guelfa che componeva il numero dei trenta Uffiziali adunati (Il Consiglio, eccetto il Podestà e il Cancelliere, era formato da sei Consoli, sei Capitani di parte Guelfa, tre Difensori e quindici Consiglieri).
Nei termini che seguono, il Cancelliere annotò l’ intervento del Capitano Santini nel libro delle deliberazioni della Comunità di Barga:
“Giovanni Santini, uno del numero de’ Capitani et di decto Consiglio, andò alla ringhiera usitata et dixe et consigliò: che parrebbe bene, utile et honore del Comune di provedere d’ avere l’ oriolo et che allui pareva et piaceva, per quanto paresse agli altri del Consiglio, che si mecta il partito se si vuole l’ oriolo o no. Sopra che dato il partito: vinto et obtenuto fu che sia l’ oriolo†( per fave XXI nere, una bianca in contrario).
Nello stesso Consiglio, dopo aver trattato l’ incanto della dogana del sale, intervenne ancora Giovanni Santini circa la “Balia dell’ orioloâ€:
“Giovanni Santini predecto consigliando dixe che da che gli era vinto che s’ avessi l’ oriolo, che allui pareva et piaceva, per quanto et paressi agli altri del Consiglio, che Michele Nutini, Manfredino di Truffardo et Toto di Pieruccio, per vigore della presente riformagione habbino et aver s’ intendino quella balia che a tutto il Comune a potere provedere d’ avere l’ oriolo, per quello migliore modo che pareva et piaceva loro et che quello che per loro sarà facto, proveduto et ordinato, s’ intenda essere facto per tutto il Comune. Sopra dato il partito: vinto ed obtenuto per fave XX nere due bianche in contrarioâ€.
Nella delibera della seduta dei Consoli del VI dicembre 1471, con la quale era consuetudine convocare il giorno seguente il pubblico Consiglio Generale e approvarne l’ ordine del giorno da trattare, si torna a parlare dell’ oriolo: “Che si provengha al facto dell’ oriolo et delle nuove campaneâ€.
Non sappiamo cosa accadde nel Consiglio perché, sempre Giovanni Santini, trattando l’ argomento ricordato, parlò del patto da farsi per le campane, mentre dell’ oriolo non ne fece neppure menzione:
“Giovanni Santini…… Sopra alla prima proposta dixe…. che Manfredino, Antonio di Bartolo et Giuliano di Bertone, insieme col neo operaio di S. Cristofano habbino piena balia di poter riscuotere da debitori dell’ Opera, in quel modo probabilmente potranno, per pagare il campanaro che rifarà le campane et con lui fare il pacto et pegno come meglio potrannoâ€. (XXV fave nere e una bianca in contrario).
Inoltre si continua con un’ altra “balia†per poter porre a ciascuno e a chi parrà a loro, un obbligo non bene identificato; “…pel conducere decte campaneâ€.
Probabilmente l’ urgenza d’ avere le nuove campane allontanò momentaneamente il problema dell’ oriolo che purtroppo ritroveremo attuato in una successiva delibera del 1475. Questo è dovuto alla mancanza delle delibere degli anni che vanno dal gennaio 1471, agli inizi del 1475 “ab incarnazioneâ€.
Il rammarico, oltre che per la grave perdita (avvenuta nei secoli passati e che riguarda molti altri anni del ‘400), sta anche nel fatto specifico che è proprio in quegli anni che si costruisce l’ oriolo e l’ assenza delle delibere ci priva di sapere, oltre alla probabile spesa e le eventuali altre notizie circa la sua costruzione e collocazione, anche il nome del suo costruttore.
Nonostante ciò, nell’ aprile del 1475, ritroviamo il Consiglio impegnato sull’ oriolo per l’ elezione del suo temperatore, poi scelto nella persona del Maestro Piero di Stefano Bastaio. (Probabilmente a tale incarico partecipò anche Cola di Jacopo di Piero Nuti, che troviamo nel 1476, con Maestro Piero Bastaio, tra i creditori del Comune per l’ oriolo, poi cassato dal pagamento per debiti col Comune stesso, forse risalenti al 1475 che potrebbero averne pregiudicato una sua elezione).
Questa volta fu il figlio di Giovanni Santini, cioè Santino, anch’ egli in qualità di Capitano di parte Guelfa, ad andare alla ringhiera e consigliando disse: “Si provengha d’ uno che temperi l’ oriolo e che per virtù della presente provisione s’ intenda essere detto a temperare l’ oriolo del Comune per questo presente anno 1475, inchominciando la sua electione a dì p° di maggio 1475, finendo chome seguita et e tre mesi dice aver servito a temperare decto oriolo s’ intenda essere lasciati tre mesi ha (…..) al decto Comune in dono col suo salario consueto che è stato per lo passato, cioè fiorini due d’ oro larghi†– (fave XXV nere per lo si e IV bianche in contrario per lo no).
Il fatto che si parli di un salario consueto al passato fa capire che l’ oriolo era già in essere da qualche tempo, almeno dal 1474, e che Maestro Piero Bastaio era già il suo temperatore. Da ciò si può datare l’ installazione dell’ oriolo sul campanile del Duomo di Barga negli anni 1472 – 73.
Inoltre, se noi pensiamo a quei costruttori di orioli pubblici che, come detto nella premessa, restavano nominati dai vari Comuni a temperatori dell’ oriolo da loro costruito, potrebbe anche essere, data la sua qualifica di Maestro, che Piero Bastaio abbia costruito, o abbia partecipato alla costruzione di quello di Barga. Poi invitato dal Consiglio a prestare la sua opera di temperatore, anche perché tali marchingegni avevano bisogno di mani addestrate per il loro buon funzionamento. E chi poteva farlo meglio del suo costruttore o di un suo qualificato e valido aiutante?
Peraltro diremo che Maestro Piero lo ritroviamo nel 1476 tra i creditori della comunità : “..per suo salario per temperare l’ oriolo – lire venti e soldi quattordiciâ€. Mentre nel 1483 è nominato ancora temperatore per lire dodici di buoni e per qualunque anno lo tempererà . Tra l’ altro vi aveva lavorato “aconciare†e si parla di un “castellino†fatto per l’ oriolo. Forse un campaniletto o qualcosa di simile, costruito alla sommità del campanile con una specifica campana, affinché l’ ora si sentisse più lontano possibile.
Per le accennate lacune nelle delibere quattrocentesche che interessano anche l’ ultima parte del secolo, fino al 1500 dell’ oriolo non abbiamo più notizie.
Nel 1506, tra le uscite della Comunità troviamo che per aver temperato l’ oriolo pubblico nel 1505 fu deliberata la somma di lire ventuno a Piero Cola.
Dalla prima delibera del 1475, con la quale si ricorda l’ incarico a Maestro Piero Bastaio, sono passati più di trenta anni ed è pensabile che lo stesso maestro, per l’ età avanzata, abbia lasciato l’ incarico ad un suo allievo. Infatti Piero Cola doveva essere in qualche misura esperto, perché nel 1511 viene saldato dal Comune con lire 18 per aver sostituito parti dell’ oriolo.
Comunque l’ intervento dovette risultare un palliativo, in quanto il 10 aprile 1515, in Consiglio si parla dell’ oriolo e del fatto che: “..considerato che l’ oriuolo dell’ ore sia più tempo fa non sonare l’ ore per essere male ordinatoâ€, cosicché il Consigliere Giovanni Talini propose e fu approvato di allogarlo ancora a Pier Cola di Jacopo, perché lo adatti a suonare e lo mantenga sonante per ducati 3 larghi.
L’ 11 luglio del 1546 il Consiglio torna ancora sull’ oriolo, ma questa volta per riassettarlo e ridurlo a sonare le dodici ore come si usava a Firenze.
La proposta venne discussa dal Consigliere Bastiano Caratti e l’ incarico fu affidato al figlio del temperatore precedente, cioè Nicolao di Piero Cola, il quale fu ricompensato, a lavoro ultimato, con scudi 4 d’ oro.
Il 7 dicembre dello stesso anno a Nicolao di Piero Cola venne riconosciuto da parte del Comune il salario di temperatore dell’ oriolo per l’ anno in corso, a condizione, che lo mantenga temperato e “che suoni giustamenteâ€.
Lo storico Antonio Nardini in un suo interessante articolo su “L’ oriolo del Duomo di Bargaâ€, che pubblicò su “L’ Ora di Barga†nel maggio del 1983, ci dice che nel 1562 la campana dell’ oriolo andò in frantumi e che fu rifusa nel 1574, su autorizzazione dei Nove Conservatori di Firenze, per interessamento degli operai dell’ Opera di S. Cristofano con la spesa tra 50 e 60 scudi.
A questo punto una digressione pensiamo sia opportuna, per capire quali fossero, oltre l’ usura, i maggiori nemici dell’ oriolo, come del campanile e delle campane: i fulmini, che causarono nei tempi i peggiori mali al campanile e a tutto quanto stava alla sua sommità . Così è pensabile per i terremoti.
Infatti il 20 gennaio 1566 il Comune stanziò 4 scudi per “…acconciare il casalino dell’ oriolo…rovinato per la saetta….veduto che la terra et contado patisce che l’ oriolo non suoni…Salvi di Antonio Salvi propose… che si vincessi scudi 4 per acconciare dicto casalinoâ€.
Nel seguente anno 1567 apprendiamo che Niccolao di Piero Cola ha un allievo, perché il 25 marzo il Console Salvi di Antonio propose e ottenne in Consiglio che Cesare di Francesco Buonanni e Nicolaio Cola “…sieno tenuti acconciare l’ oriolo a tutte loro spese. Il Comune li presti quanti denari bisogneranno…e tutto quello che il detto Comune li presterà vada a conto alle loro paghe e habbino per temperarlo il salario solitoâ€. Spesero tredici scudi che andarono in detrazione al loro salario.
Nel novembre di questo 1567 apprendiamo che Nicolao Cola ha lasciato l’ incarico di temperatore “…perché vecchio decrepitoâ€. A lui subentrò Giuseppe di Cesare Buonanni, che troviamo ricevere lire 15 per aver temperato l’ oriolo nel settembre e nell’ ottobre di quell’ anno.
Il 28 ottobre 1571, per i lavori al tetto del campanile del Duomo, Filippo Barichi, in Consiglio propose e ottenne “… quando s’ acconcerà il tetto del campanile si rifacci e racconci anchora, a conto della spesa da farsi in chiesa, anchora il casallino dell’ oriolo acciò che l’ oriolo non pata et non si guasti dalla polvere e dall’ aqua et da altre causeâ€.
Ancora Antonio Nardini, nel suo articolo citato, ricorda che in questo 1575 gli Operai del Duomo ottennero trentasei cantonali di pietra della distrutta chiesa di S. Pietro in Campo, per edificare un campaniletto sopra la cella campanaria ad uso della campana delle ore.
A sorreggere l’ ipotesi del campaniletto riportiamo una delibera del Consiglio dell’ 11 ottobre 1579, nella quale furono rappresentati i motivi per cui l’ orologiaio, accusato di tenere in disordine l’ oriolo non poteva svolgere bene il suo compito: “Quanto alla proposta dell’ oriolo, sendosi havuto che l’ oriouolaio (sich!) e inteso da lui la causa per la quale l’ oriolo patì che non resta temperato a modo che , com’ egli disse per essere il tetto di casino di detto oriolo scoperto e per ricevere di molta polvere, la quale poi impedisce le ruote che non girono cordinatamente come dovesieno e desiderando detti rappresentanti com’ egli dissono che l’ oriuolo vada giustamente…andò a partito che l’ Opera di S. Cristofano di Barga, sendosi valuta altra volta delli teuli di quale era coperto il tetto di detto casino, paga tanti altri teuli all’ oriuolaio per ricoprire il detto tetto, con obbligare al detto oriuolaio nello avenire di mantener di suo il detto tetto ricopertoâ€.
Come visto sinora, in questi cento anni dalla sua installazione, l’ oriolo dette il suo daffare alla Comunità per il suo mantenimento e le cose non cambieranno molto nel corso del 1600 restando una costante anche per i tempi successivi.
Infatti dalle delibere del Comune si apprende, alla data 21 settembre 1637, che l’ oriolo è stato racconciato da maestro Santino Pedretti e che nel contempo s’ ordinò di proteggerlo con una cassa fatta di tavole “…à aciò ogni giorno non fusse guasto, con sua chiave et altroâ€.
Ma l’ ordinanza della cassa in legno non ebbe seguito, in quanto ritorna la sua utilità in un’ altra delibera del 26 febbraio 1639, in cui si parla ancora di riassettare l’ oriolo.
La delibera, che riportiamo integralmente, è interessante per due aspetti: l’ uno, perché si ricorda che l’ oriolo va continuamente male; l’ altro, perché il suo contenuto ci offre una suggestiva nota di colore sull’ epoca: “…espose Alessandro del Capitano Alessandro Pancratii… il disordine in che si trova l’ oriolo della Comunità et come il più delle volte va male e sta stemperato, ciò causato perché vorrebbono quelli ordigni stare serrati in una cassa o stanzino di legno per difenderli meglio dall’ acque, venti e polvere, et dai ragazzi che andando continuamente in campanile a suonare, non cessano infastidire detti ordigni col toccarli e muoverli e perciò propose vincersi scudi dieci da spendersi nei risarcimenti et accomodamenti necessari e opportuni di detto oriolo per la detta cassa et altro che vi occorra per assicurarlo al giusto e redurlo ad un buon segnoâ€.
Ma se nel 1639 furono i ragazzi a dare noia all’ oriolo, nel 1658 ci pensò un fulmine a fare danni ben più consistenti e principalmente al campanile. “…considerato…il danno cagionato all’ oriolo nel campanile per la diroccazione fatta di detto campanile dal fulmine et la spesa fatta nel trasportarlo nell’ altra stanza sino à che si accomodi il campanile e la spesa perché intendere meglio che si può soni…sentita la relazione fatta da Messer Francesco Bartolini, uno dei signori Consoli, et operaio…fu pertanto stanziato scudi sei per lo speso et da spendere in redurre et accomodare l’ oriolo della Comunità …â€.
Per il campanile furono spesi scudi 45 da pagarsi dal Camarlingo dell’ Opera.
Resta enigmatica la ricordata collocazione dell’ oriolo nell’ altra stanza, a meno chè, pensando il campanile fatto di singole stanze una sull’ altra, non fosse stato portato nella stanza attuale dell’ orologio. Oppure in una eventuale e possibile stanza intermedia tra questa e la stanza delle campane, perché la distanza in altezza che le divide rende pensabile, possibile e inevitabile che nel 1600 ci fosse un altro palco divisorio, poi soppresso, in corrispondenza dei finestroni del penultimo piano.
Nel corso del 1700 siamo ancora alle prese con l’ oriolo, il quale nel 1735, così ci ricorda Antonio Nardini, fu danneggiato da uno dei soliti fulmini. Pertanto il Consiglio decise di rifarlo nuovo spendendo per il momento 15 scudi per la compra del ferro necessario.
Ma gli anni 1735 – 36 furono drammatici anche per le campane. Infatti si apprende dalle delibere del Consiglio che l’ Operaio di San Cristofano, il Capitano Antonio Mordini, intervenendo su invito al Consiglio del 22 gennaio 1735, dichiarò che il battaglio della campana grossa si era staccato, mentre nell’ agosto 1736, sempre in Consiglio, dichiarò che la campana piccola era talmente assottigliata da non potersi più suonare e difatti si ruppe.
Nel 1737 la piccola fu rifusa e con l’ aggiunta di metallo divenne l’ attuale grossa. Mentre la vecchia campana grossa, riattivata, divenne la mezzana, e l’ allora mezzana passò al posto della piccola. Questa è la disposizione attuale delle campane.
Resta interessante sapere che l’ oriolo, prima del cambiamento delle campane era collegato alla campana mezzana e lì batteva le ore, dopo lo spostamento quella campana è divenuta l’ attuale piccola alla quale, oltre alla nobiltà di essere la più vecchia, si aggiunge l’ onore di aver suonato, almeno per più di un secolo l’ ora di Barga, mentre attualmente fa la sua parte nel rintoccare i quarti. Nel 1812 fu rifusa la campana mezzana che rimase tale.
Tornando ai lavori all’ oriolo guasto dal fulmine, dalle delibere comunali apprendiamo che il 15 luglio 1735 il Consiglio fu impegnato nell’ elezione del temperatore, il quale avrebbe dovuto mettere mano anche al ripristino del suono delle ore.
Due furono i concorrenti all’ incarico: mastro Marco di Marco Coletti a Vaccola e mastro Antonio Mazzei, figlio di mastro Jacopo Mazzei che per 40 anni aveva temperato l’ oriolo. Ambedue scrissero in una lettera la loro proposta e questa fu letta in Consiglio.
Marco Coletti offriva di ridurre a pendolo e a proprie spese l’ oriolo, oltre a fare tutti i lavori necessari. Mentre Antonio Mazzei temperatore in carica, stando sulle generiche, offrì di fare tutto quello che altri avrebbero fatto, oltre che mantenere andante l’ oriolo col restaurarlo.
In appoggio al Mazzei andò il Console messer Gaetano Verzani, il quale dichiarò: che avendo visitato l’ oriolo aveva riscontrato che non vi era grande spesa da fare, così, rispettando anche l’ indirizzo economico dei Signori Nove di Firenze, il Consiglio elesse Antonio Mazzei con voti favorevoli 18 e 10 contrari. Il Coletti raccolse voti 17 favorevoli e 11 contrari.
Il Consiglio per seguire i patti promessi dal Mazzei (tra l’ altro dovette promettere di ridurre l’ oriolo a pendolo) elesse messer Antonio Pieracchi e messer Michele Antonio Gianetti.
Mastro Mazzei si avvalse per i lavori di un valente orologiaio, in seguito contattato anche dalla Repubblica di Lucca per rifare l’ orologio della Torre delle Ore, cioè il professore di orioli “Monsié Antonio Fontana Turinese, abitante in C. Novo alla Garfagnana†al quale furono accordati dal Comune scudi 10 più le spese.
Così il Consiglio del 20 settembre 1736: “Lo rifece quasi tutto nuovo, eccetto due rote, e vi lavorò per 20 giorni continui, e veduto i rappresentanti l’ opera perfetta, giacché altra volta detto Maestro per farlo nuovo richiese ottanta scudi, gli fecero pagare da me Cancelliere scudi 10 in piùâ€.
I benefici dell’ impresa toccarono anche a maestro Antonio Mazzei: “…per aver fatto si notevole vantagio e benefizio alla Comunità , che per altre strade non trovava modo di rifare detto oriolo, che era tutto rovinato, né dava mai giuste le oreâ€. Infatti al Mazzei che da tre anni era temperatore dell’ oriolo “…stante l’ impotenza di suo padre…†gli fu rinnovata l’ elezione a temperatore.
Quella famiglia Mazzei veramente è degna di menzione al pari di quella Cola che nel corso del 1500 prestò la sua opera per l’ oriolo. Infatti nel 1769 troviamo ancora un Filippo Mazzei, forse figlio di Antonio, quale temporatore dell’ oriolo.
Nel 1740, come se il terremoto che scosse potentemente Barga non fosse bastato, un fulmine mise nuovamente fuori uso l’ orologio pubblico, ma prontamente il Comune intervenne per ripristinarlo.
L’ orologio del Fontana durò fino al 1802. Infatti a quella data lo ritroviamo fuori uso in maniera, si dice, irrimediabile. Pertanto fu sostituito da un orologio nuovo ad à ncora, costruito dall’ orologiaio Pietro Bertoncini di Castelnuovo.
Così il Consiglio ne trattò l’ argomento nella seduta del 20 dicembre 1802: “Informati da Pietro Bertoncini orologiaio in Castelnuovo Garfagnana, e personalmente da esso, che il castello del pubblico orologio non è in grado di essere resarcito in maniera stabile, e capace di renderlo possibilmente esatto all’ uso cui è destinato, e veduta la perizia fatta dal detto Bertoncini in questo stesso dì, sostanzialmente rispondente, che vi abbisogna la somma di scudi settanta per la nuova costruzione di un orologioâ€.
Senz’ altro il nuovo orologio fu montato sul campanile nel 1803. Suonava come l’ attuale “alla romana†cioè di sei ore in sei ore, con i quarti e la replica dell’ ora prima. Mentre il precedente orologio del Fontana suonava solo le ore forse “alla romanaâ€.
Per quanto riguarda la storia dell’ orologio del Fontana, Antonio Nardini nel suo articolo su l’ oriolo del Duomo, riportando la voce del popolo, dice che finisse sul campanile di Sommocolonia.
L’ orologio del Bertoncini durò sino agli anni trenta del passato secolo e non fu immune, come gli altri, da interventi periodici.
Ne troviamo una singolare testimonianza sul periodico barghigiano “L’ Eco del Serchio†di Pietro Groppi del 13 novembre 1881: “CRONACA LOCALE†– “L’ OROLOGIO COMUNALE†– E’ già qualche tempo che nella torre delle ore l’ orologio si è cambiato in segretario, ma di quei segretari da manicomio. Quando batte un’ ora per un’ altra, quando erra i quarti, e quando tace, cosicché non si sa mai che ore sieno. Il pubblico generalmente si lamenta, e ne ha tutti i diritti. Vi è pure un impiegato od accollatario che deve vigilare al buon andamento dell’ orologio? Si chiami all’ adempimento del suo dovere, e se la cagione proviene da altre cause, pure ci si provveda, a non ci lascino più a lungo nell’ inconveniente di non sapere mai le ore.â€
Ripristinato il buon funzionamento, fu la sua ora, cadenzata su tre campane, a suggerire al Poeta di Castelvecchio la sublime poesia “L’ Ora di Bargaâ€.
Nel 1931 anche questo orologio andò in pensione ed oggi giace guasto, polveroso e dimenticato, nonostante tanta nobiltà , nelle carceri del Palazzo Pretorio.
Fu sostituito da un orologio industriale della ditta Miroglio di Torino, il quale fu donato al Comune o all’ Opera di San Cristofano dall’ emigrante in Argentina Cav. Ferruccio Togneri.
Suona nell’ identico modo del precedente, cioè “alla romana†e su tre campane. Tuttora funzionante a carica manuale è preciso e tenuto in buono stato di conservazione grazie all’ opera del presente “moderatore†Riccardo Bertini al quale, più di cinquanta anni fa, passò la mano il Raffaello Da Prato, detto “il Chiodoâ€.
Oggi ognuno ha il suo orologio al polso, uno in macchina, altri fanno capolino qua e là ovunque. In casa l’ ora è presente in tutte le stanze, alla televisione e su ogni apparato elettronico. Però quando sentiamo quei tocchi delle campane discendere dal campanile, il cuore si riempie di vita nuova e segretamente auguriamo lunga vita a quel suono antico sempre nuovo.
(La ricerca apparve sul libro “Barga al suono delle campane†stampato nel 2001 e nel frattempo alcune cose sono cambiate. Per esempio c’ è stato ancora un restauro dell’ orologio ed è cambiato il “moderatore†nella persona dell’ attuale Giampiero Gonnella.)
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GLI OROLOGI DEL CAMPANILE DI SAN FREDIANO A SOMMOCOLONIA
Sommocolonia, l’ orgoglioso castello dalla ferrigna Rocca, che agli inizi del 1500, nella lotta politica in seno allo Stato Fiorentino, eroicamente parteggiò per la repubblica contro la vincente signoria dei Medici, pare che si dotasse nel corso del 1700 di un orologio pubblico, montato sulla torre-campanile della chiesa di San Frediano.
Infatti su quel campanile è conservato un orologio meccanico risalente al XVIII secolo, la cui origine, per la perdita nei tempi passati dei documenti storici di quella Comunità , ci resta ignota, anche se tra quei paesani si tramanda una storia orale che abbiamo già incontrato quando si parlava di Barga.
Nel libro di Renzo Giorgetti: “Gli orologi da Torre nella Provincia di Luccaâ€, edito nel 2000 da Maria Pacini Fazzi, troviamo censito anche quest’ antico orologio di Sommocolonia: “Orologio senza quadrante esterno, collegato soltanto con una campana del campanile per il suono delle ore. Il telaio, anonimo, risale alla metà del XVIII secolo .Suonante di sei ore in sei ore con replica . “alla romanaâ€.
Da tempo, nonostante sia ancora funzionante, questo orologio meccanico è stato messo fuori uso, sostituito nel 1974 da un sistema elettrico con percussori elettromagnetici i quali battono sulle due campane le ore e le mezz’ ore.
Il suono inizia alle 7 di mattina e si protrae sino alle 22 di sera.
L’ abbandono dell’ uso dell’ orologio settecentesco fu deciso per la sua particolare natura. Infatti, per il suo funzionamento, occorreva che una persona, presumibilmente nel pieno disinteresse, si recasse ogni giorno in campanile a caricarlo.
Per quanto riguarda la sua storia, come detto in precedenza, si tramanda tra gli abitanti di Sommocolonia che, allorché in Barga nel 1802 si decise di mettere fuori uso, perché fortemente danneggiato, l’ orologio pubblico costruito nel 1736 dal professore d’ orioli “Monsié Antonio Fontana Turinese, abitante in C. Novo alla Garfagnanaâ€, questo venne riassettato e fu collocato sul campanile di Sommocolonia.
L’ unico elemento sicuro che può dare credito alla ricordata storia popolare è il fatto che sia l’ orologio installato sul campanile del Duomo di Barga nel 1736, poi tolto nel 1802, come quello montato sul campanile della chiesa di san Frediano, ma non sappiamo quando, presentano l’ uguale modo di suonare, ossia unicamente le ore. A Sommocolonia suonava sulla campana grossa. Per quanto riguarda il tipico suono “alla romanaâ€, è pensabile che fosse in uso a Barga con l’ orologio del Fontana, o che il suo orologio sia stato adattato a quel suono nel momento in cui fu riassettato e collocato a Sommocolonia.
Comunque, se sul campanile di Sommocolonia trovò nuova vita il restaurato orologio di Barga, dobbiamo dire che inevitabilmente la sua collocazione risale agli anni successivi al 1802. Il buon funzionamento dell’ attuale orologio elettrico è seguito dalla famiglia Rosiello.
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L’ OROLOGIO DEL CAMPANILE DI CATAGNANA
Catagnana, il ridente paesino sulle prime pendici del monte di Sommocolonia, ha sul campanile dell’ ottocentesca chiesa dedicata a San Regolo Vescovo, un orologio elettrico a pendolo munito di quadrante esterno circolare, dove due lancette in lamiera sagomata indicano le ore e i minuti. Allo scoccare delle ore, come dei quarti, l’ orologio aziona anche tre percussori elettromagnetici che, collegati alle tre armoniose campane, annunciano per tutte le 24 ore del giorno lo scorrere del tempo al paese, come alle zone limitrofe di Santa Maria e Ponte di Catagnana.
In giorni particolari, quando spira la brezza dell’ Appennino, il suono delle ore si ode anche da Barga, specialmente dall’ Aringo del Duomo e nel Piangrande.
Suona “alla romanaâ€, sei ore per sei ore senza la replica dell’ ora prima.
La storia dell’ orologio di Catagnana risale al 1968 ed è il frutto di una donazione al Paese “In memoria di Margherita Conti Mazzoliniâ€, così è scritto sulla piccola lapide posta sotto il quadrante esterno dell’ orologio.
Da “Il Giornale di Barga†del 13 ottobre 1968, così è ricordata l’ installazione dell’ orologio e la storia della donazione:
UN OROLOGIO PER IL CAMPANILE DI CATAGNANA
“Un bell’ orologio che suona le ore e le indica su di un vistoso quadrante, è stato di recente fatto mettere dal Sig. Alessandro Mazzolini sul campaniletto di Catagnana.
L’ idea dell’ orologio nacque nella mente dell’ amico Sandrino, quando dal cognato e dai figli della compianta sorella Margherita Conti, venuta a mancare a Chicago il 19 maggio dell’ anno scorso, ricevette una certa somma per onorarne nel paese natio la memoria.
Il nostro Sandro dell’ antica casata dei Mazzolini di Catagnana, con l’ orologio in memoria della sorella margherita, ha voluto anche ricordare tutti i congiunti che alla chiesa del Paese sono sempre stati prodighi di opere di Bene.
L’ orologio ben congegnato con carica elettrica, in sulle prime ha sorpreso la gente del posto, adesso, facendoci sempre più l’ abitudine non ne potrebbero più fare a menoâ€.
L’ orologio pubblico è un po’ l’ orgoglio di tutto il paese di Catagnana, anche perché è l’ unico del Comune che abbia l’ elegante visione del quadrante esterno.
Attualmente il suo buon funzionamento è seguito in particolare da Mario Baregi e Simone Cecchini.
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L’ OROLOGIO DEL NUOVO CAMPANILE DI FORNACI DI BARGA
Fornaci di Barga, l’ industre fucina di benessere e d’ emancipazione sociale per tutta la Valle del Serchio, è in ordine di tempo uno tra gli ultimi paesi del Comune di Barga ad essersi dotato di un orologio pubblico che batte le ore dall’ alto di un campanile.
La storia risale al 1990, quando in occasione del 40° di sacerdozio dell’ allora parroco di Fornaci di Barga, Mons. Lido Ferretti, nell’ ambito delle iniziative di abbellimento e completamento degli arredi della nuova chiesa inaugurata nel 1974 e dedicata al Cristo Redentore, la famiglia Orlando proprietaria della “Europa Metalliâ€, la grande Azienda che copre una vasta area del paese, donò alla parrocchia, nell’ ottobre di quel 1990, le tre campane, oggi issate sul campanile della chiesa.
Con il concorso di tutti i paesani in patria e all’ estero, le tre campane furono munite di un impianto elettronico per il loro suono, il quale aziona pure un orologio, che collegato con percussori elettromagnetici a due campane potrebbe suonare le ore e anche i quarti. Attualmente suona solo le ore dalle 8 di mattina sino alle 21 di sera. Il mezzogiorno è annunciato dal suono dell’ Angelus, mentre al cessare del battere delle ore, alle 21, il suono della grossa, annunciando “l’ Ora di notteâ€, invita i fedeli ad un pensiero per tutti i defunti.
L’ attuale parroco di Fornaci di Barga, Don Silvio Baldisseri e Giannetto Lucchesi, sono coloro che seguono da vicino il buon funzionamento dell’ orologio.
(anche qui le cose rispetto al 2001 sono cambiate e il parroco attuale a Don Antonio Pieraccini di Barga.)
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L’ OROLOGIO DEL CAMPANILE DI S. GIUSTO A TIGLIO ALTO
L’ antico Castello di Tiglio, l’ alpestre roccaforte da sempre fedele a Barga, arcigna sentinella sino al secolo XIV a difesa dei passi di montagna, nei secoli successivi, in tempi di pace, ampliatosi in basso a divenire quell’ ameno, interessante e sereno luogo di svago turistico, ha installato sul poderoso e non molto alto campanile della chiesa dedicata a S. Giusto (costruito sugli avanzi di un’ antica torre i cui muri alla base oltrepassano di gran lunga il metro) un orologio elettrico che è collegato alle tre campane con dei percussori elettromagnetici.
Attualmente, per motivi tecnici, suona le ore e le mezzore “alla romanaâ€, solo sulla campana grossa. Quando sarà restaurata la piena efficienza tornerà a suonare le mezz’ ore in simultanea sulla campana mezzana e quella piccola, così scandendo al meglio la differenza acustica del suono dell’ ora eseguita.
La storia di questo rologio, ultimo nato nel Comune di Barga, risale al 1994 ed è il frutto di una donazione fatta alla parrocchia di Tiglio dalla ditta “Elettromeccanica Mengali†di Fornaci di Barga.
Il suono, oltre Tiglio alto e Tiglio Basso, nel silenzio della montagna circostante, corre lontano tra i diversi casolari sparsi qua e là , giungendo anche alle case di Pegnana, come al dirimpettaio paese di Coreglia.
La cura dell’ orologio è affidata al parroco don Giuseppe Cola.
Dal libro “Barga al suono delle campane†di Maria Vittoria Stefani
EDIZIONI “L’ ORA DI BARGA†– 2001