Abbiamo usato questo titolo: “E la storia continua”, a cui segue un’intervista ad un giovane personaggio della cultura barghigiana e caro amico, perché è nostro intendimento contribuire a tenere vitale l’attenzione di noi Barghigiani alla nostra storia, che non vuol dire solo studiarla e divulgarla ma anche sottrarla alla dispersione, in tanti casi evitando il macero delle cartiere come la via dei mille rivoli. Di quest’ultimo aspetto se n’è reso particolarmente benemerito Cristian Tognarelli con l’acquisto da antiquari di tantissime pagine della nostra storia, virtù che raddoppia con la spontanea idea della loro pubblica e gratuita fruibilità tramite Internet, precisamente con il personale Blog “Bargarchivio”, riservandosi unicamente l’assenso per eventuali copie da parte di terzi dei documenti ivi raccolti. Di questo singolare e pubblico archivio privato se n’è accorta anche la Fondazione Ricci di Barga, tanto da contattare il proprietario affinché apportasse il suo contributo all’odierna mostra Patrioti Barghigiani nella storia dell’Unità d’Italia allestita presso la sede della stessa Fondazione, dedicando ai documenti ricevuti per l’esposizione un’intera stanza. Questa importante attenzione della Fondazione Ricci all’archivio di Cristian Tognarelli crediamo abbia mosso in tanti la curiosità di saperne di più sul personaggio e pertanto gli abbiamo posto alcune domande.
Intanto ti chiediamo di farci conoscere i suoi dati salienti.
Sinteticamente posso dire che sono un collezionista, nato a Barga nel 1971, lavoro presso lo stabilimento Kme di Fornaci, sono sposato dal 1993 con Valeria Pieroni, e abbiamo una figlia Debora che quest’anno raggiunge la maggiore età.
Senti Cristian, come è nata la passione per il collezionismo storico, un vero e proprio archivio risultato molto utile all’odierna mostra allestita alla Fondazione Ricci?
L’Archivio, inizialmente, era strutturato nel settore numismatica e mineralogia, passioni ereditate da mio padre Giancarlo. Mediante rinvenimenti sul mercato antiquario di documenti alienati da archivi privati Barghigiani, si è ampliato alla storia locale. Dal 2007, è nata l’idea di formare un vero e proprio archivio, grazie anche al supporto e la consulenza del qui presente amico Pier Giuliano Cecchi. Una parte dell’enorme patrimonio Barghigiano, purtroppo, oggi risulta disperso, la priorità è di arrestare questa emorragia di documenti locali e dare un punto di riferimento a coloro che intendono disfarsi di materiale. Ritengo importante infondere la consapevolezza che ogni documento, anche quando non riveste un valore economico, racchiude in sé un alto valore storico. La parte più importante dell’archivio, che si colloca in uno spazio temporale compreso tra il XVIII e XIX secolo, è riconducibile a due tra le più influenti famiglie Barghigiane, quella dei Bertacchi e quella dei Salvi. Una parte di quella relativa ai Salvi è collocata nella mostra allestita alla Fondazione Ricci. Un doveroso ringraziamento al Suo Presidente, Arch. Cristiana Ricci, e alla curatrice della mostra, Dott.ssa Baroncelli, per aver tenuto a battesimo la prima uscita pubblica dell’archivio con un perfetto allestimento che ha valorizzato il materiale fornito.
E la tua passione per la storia di Barga?
E’ nata nel 2002, quando ho ricevuto una pubblicazione sugli incontri tenuti a palazzo Pancrazi dal “Gruppo di Barga dell’associazione amici dei musei e dei monumenti di Lucca e Provincia”. Da allora si è avviata una collaborazione col presente Pier Giuliano Cecchi, che mi ha fatto capire l’enorme potenziale storico della nostra cittadina ancora da sviluppare. Sono così nati numerosi opuscoli, sotto l’egida de “L’Archivio del Barghigiano”. Ne cito solo alcuni: quello sul culto di San Rocco, i cui proventi, a offerta libera, sono stati interamente devoluti alla Parrocchia, quello sull’abolizione della pena di morte in Toscana, a cui ha fatto seguito un incontro pubblico, lo scorso 30 novembre, con alcune classi delle scuole medie. Detto questo, rivolgiamo un appello a tutti coloro che hanno aspirazioni in questo campo, per partecipare a quelle, che in un articolo del Giornale di Barga di qualche anno fa, Pier Giuliano definiva “passeggiate culturali”.
Infine, illustraci un poco il tuo Blog Bargarchivio, iniziativa molto utile a tutti per conoscere pagine della nostra storia.
Come tutti i collezionisti, la massima aspirazione è poter condividere il frutto delle proprie ricerche con altre persone. Non avendo a disposizione uno spazio adeguato, ho pensato di aprire un piccolo blog, all’indirizzo internet www.bargarchivio.altervista.org dove da febbraio 2011 è possibile consultare parte del materiale dell’archivio. Il blog è strutturato in maniera scolastica per una più rapida lettura, ma soprattutto per il tempo limitato che posso dedicargli. Quello che, secondo le mie intenzioni, era nato principalmente come uno strumento di catalogazione del materiale, si è rivelato una porta verso il mondo. Ho ricevuto, infatti, alcune richieste di collaborazioni per mostre: oltre all’attuale, sui patrioti Barghigiani, una piccola parte di materiale riguardante Fornaci, era presente nell’interessante esposizione, curata da Ivano Stefani, tenuta presso le scuole elementari di Fornaci lo scorso agosto. Mi è stata offerta la possibilità di far parte del “Barga Genealogy Research Group”, un’associazione di Bargo-esteri, finalizzata alla riscoperta delle proprie radici e, in questa sede, approfitto per ringraziare pubblicamente tutti i suoi membri.
Alla mostra, tra l’altro bella e da visitare, hai messo in evidenza il monumento barghigiano dedicato al XX settembre, il quale da tantissimi anni è scomparso; ma dov’era e che fine ha fatto? Smembrato, si potrebbe riconoscere in qualche monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale eretto nel Comune?
L’immagine del monumento al XX settembre (presa di Roma), è solo una delle novità che potete scoprire nella mostra alla Fondazione Ricci. Questo monumento, di cui si è persa la memoria storica, la cui riproduzione in una cartolina pubblicitaria non ci consente di collocarlo in un luogo preciso, logica vuole, che fosse ubicato lungo l’omonima via, l’odierna via di Mezzo e sia andato distrutto nel disastroso terremoto del 1920. Può anche darsi che, durante il regime fascista, in occasione della stipula dei Patti Lateranensi, il monumento sia stato fatto sparire perché, ricordando l’evento che aveva cancellato il potere temporale del Papa, giudicato anticlericale. Il quesito che mi hai posto, lo voglio girare ai lettori: probabilmente qualcuno, rivedendo il monumento, potrà dare delle indicazioni, oppure chiederle agli anziani, la nostra memoria storica. Le sue caratteristiche, ripetute in alcuni monumenti della Prima Guerra Mondiale, attestano, che per l’Italia, questa, ha rappresentato l’ultima parentesi dell’integrazione Nazionale. Con l’annessione del Trentino si è, infatti, compiuta l’opera Risorgimentale dell’unità di tutto il territorio Italiano.