Un laureato in astrofisica, una laureata in lettere e una diplomata in belle arti che danno vita ad uno stand a Terrafutura sono di per sé motivo d’interesse, ma quando scopri che Giuseppe, Tiziana e Sinforosa sono arrivati dalla Basilicata a proprie spese per promuovere la fruzione sostenibile del territorio in cui vivono è davvero difficile non fare domande. E così è stato.
“Siamo qua per promuovere la nostra terra, per trasformarla in un’opportunità per noi e per chi ci vive”, mi dice Giuseppe. “Siamo una cooperativa di trentenni che vengono da una regione troppo spesso trasparente agli occhi dei più, abbiamo avuto una grande pubblicità dal film ma non può bastare. Sembriamo lontani senza esserlo: lo sai che c’è un pullman che più volte a settimana parte da Firenze per raggiungere la Val D’Agri?”, mi chiede. No, non lo so, non lo immaginavo nemmeno.
“Ma che c’entra un’astrofisico con la promozione del territorio?” mi viene da chiedere. “Nel mio futuro c’era la ricerca” – dice Giuseppe – “e, forse, avrei dovuto trasferirmi all’estero. Io non ci sto ad abbandonare la mia terra, voglio almeno provarci: per questo sono tornato a San Chirico Raparo in provincia di Potenza”. E’ solo la punta di un iceberg: anche Tiziana e Sinforosa sono sulla stessa lunghezza d’onda, anche loro per studiare si sono spostate fuori regione per poi tornare alle loro radici, nella terra delle loro famiglie. “La mia nonna e quella di Giuseppe”, mi dice Sinforosa, “vivono nello stesso rione e questo ci ha aiutati a rimanere in contatto dopo aver frequentato le scuole insieme. Da grandi abbiamo scoperto di avere una passione in comune, quella per la montagna, per la scoperta del nostro territorio di cui siamo innamorati”. “Io sono sposata con un veronese ed insegnavo a Verona”, dice Tiziana, “ma la mia terra mi chiamava, mi chiedeva di fare qualcosa insieme. Poi c’è stata Antiqua…”.
Comincio a sospettare che mi provochino: ogni cinque minuti c’è una novità, un mezzo mistero. “Quattrocento figuranti per le vie del nostro paese, la nostra storia che scorreva davanti agli occhi di moltissimi lucani venuti a scoprire la manifestazione: un successo incredibile”, gli occhi di Tiziana trasmettono entusiasmo mentre parla, “è in quel momento che noi tre abbiamo capito che c’era sintonia, che si poteva lavorare insieme”.
“All’inizio è nata Sentieri di Roccia, un’Associazione che ancora oggi esiste” – interviene Giuseppe – “ma le idee e la consapevolezza sono via via maturate fino alla decisione di creare la cooperativa Ripenia“. “E’ un modo per dimostrare che si può fare qualcosa di innovativo valorizzando il nostro patrimonio culturale, la nostra stessa identità”, dice Sinforosa.
“Siete nati l’anno scorso e ora siete qui a Terrafutura con le vostre forze, senza l’aiuto di nessuno”, dico io. Sento una storia sentita già troppe volte. Si parla di enti che non capiscono, di progetti che creano contenitori che scompaiono due giorni dopo la fine del progetto, della difficoltà dei compaesani a capire cosa stanno facendo. Però gli occhi dei tre brillano e non consentono di vedere le incertezze, gli sforzi e le fatiche di una trasferta che varca le soglie dell’avventura. Si dorme in campeggio, si crea uno stand accogliente senza grandi strumenti, si portano i prodotti del territorio e il poco materiale promozionale trovato presso gli enti. Non c’è aria di sfida né di resa, ci sono l’orgoglio e la convinzione di fare qualcosa di importante.
“Siamo qui”, dice Giuseppe, “perché la filosofia della fiera è vicina a quella della nostra iniziativa, perché proponiamo modi sostenibili di fruire il nostro territorio, occasioni di incontro con la nostra gente mediate dal reciproco rispetto. Proponiamo soggiorni e trekking, campi estivi anche residenziali per i bambini, vacanze all’insegna della scoperta del sacro, della nostra tradizione”. Non lo nascondo: uno dei pezzi forti tra ciò che propongono è il un trekking in occasione della transumanza. Due giorni al fianco degli allevatori della mucca podolica, una notte sotto le stelle e la festa finale. “Si parte da Sant’Arcangelo” – prosegue Giuseppe – “per arrivare ai piedi del Monte Raparo: li si fa il formaggio e si festeggia tutti insieme”. Mi piace anche l’idea di creare percorsi fruibili ai disabili nel borgo di San Chirico Raparo. L’aiuto di un amico non vedente è una buona premessa per fare qualcosa di buono.
Terrafutura non è solo stand, incontri e contatti: “Stamani abbiamo fatto un laboratorio con i bambini”, dice Sinforosa. “Abbiamo portato i materiali raccolti nei nostri boschi per farne collage con materiali di recupero: i bambini erano contentissimi”.
Abbiamo tutti poco tempo e la nostre conversazione sta per chiudersi. Ancora una volta non resisto: “come nasce il nome della cooperativa?”. Tiziana diventa un fiume in piena e mi racconta la storia attribuita a Giovanni Pontano, un poeta napoletano che a fine ‘300 ha visitato la Val d’Agri. “La leggenda di Capripede e Ripenia racconta di un amore impossibile tra la ninfa dell’acqua Ripenia e l’uomo capra Capripede, della rabbia di quest’ultimo che non può possedere Ripenia e lancia una maledizione contro la Fonte Trigella, vicino all’Abbazia di Sant’Angelo. La maledizione spiega perché una sorgente ricca d’acqua in estate si secca in inverno”, mi spiega Tiziana. “Ripenia nella leggenda è eterea, impalpabile… noi inseguiamo un sogno: quello di trasformare Ripenia in qualcosa di concreto, in un qualcosa che trasforma in realtà le idee del gruppo”.
Mi congedo dai tre convinto che abbiano già vinto una scommessa, loro che dalla regione più trasparente del sud sono venuti a Firenze con un carico di entusiasmo e idee.