Nell’anno 1885 giunge a Barga proveniente dagli Abruzzi la famiglia del ventisettenne Francesco De Lisi del fu Giovan Battista pugliese, il quale ha ricevuto l’incarico di Ricevitore del locale Ufficio del Registro e con sé ha la moglie Aida del fu Luigi Cipriani di origini lombarde, la quale è incinta. Quel figlio nascerà a Barga il 27 agosto del 1885 nella casa da loro presa in affitto in via del Pretorio 16 e così recita l’atto di battesimo, che per ragioni di pericolo, fu celebrato in casa il 4 ottobre di quell’anno:
“De Lisi Lionello, Luigi, Giovan Battista, figlio del Sig. Francesco q. Giovan Battista e della Sig. Aida di Luigi Cipriani, coniugi legittimi, nato il 27 Agosto a ore 4 antemeridiane, fu Battezzato in casa per pericolo di vita da me cappellano curato Zanobi Orlandi supplito alle sacre cerimonie essendo compare il Sig. Ingegnere Giuseppe Carati e per esso Cipriani Luigi e comare Lina moglie del detto Carati dimoranti in Aquila”.
A fianco dell’atto possiamo leggere una postilla aggiunta da mons. Lino Lombardi che recita.
“Coniugato con Ursigli Lida il 5-2-1942, nella parrocchia dei S.S. Pietro e Bernardo alla F…(?) (Genova)”.
Se questo è il battesimo con l’aggiunta del futuro sposalizio del bambino, nello stato delle Anime della Parrocchia di Barga del 1886, invece possiamo leggere come era composta in quel tempo la famiglia di Francesco De Lisi:
“Casa 316 –Famiglia 353 -De Lisi Francesco q. Giovan Battista (Ricevitore), Aida di Luigi Cipriani moglie, Lionello figlio e Chiappa Assunta di Antonio serva”. Stato di famiglia che resta uguale sino al 1888.
Questo è invece l’estratto di nascita avuto dallo scrivente dal Comune di Barga il 17 agosto 1985, dove, rispetto a quello della parrocchia, c’è l’aggiunta di un nome altisonante:
“De Lisi Lionello, DIO, Battista, Luigi. Figlio di Francesco e di Cipriani Ida. Nato nel Comune di Barga il 27 del mese di agosto dell’anno 1885”.
A margine è scritto:
De Lisi Lionello è deceduto a Genova l’1-9-1957, atto n.851 P.I.
La famiglia De Lisi rimase a Barga sino al 1888 ed abitava la casa che fu del dott. Pietro Tallinucci, morto vedovo di Elvira Bonaccorsi nel novembre 1884, il quale aveva due figli fuori di Barga: Luigi e Annita.
Possiamo dire che la presenza di Lionello De Lisi a Barga fu quasi fulminea, in pratica sino a tre anni, ma come Caprese è orgogliosa di aver dato i natali a Michelangelo, in proporzione anche Barga deve sentirsi onorata della nascita in loco di un uomo che nella professione di medico e scienziato e nel credo politico si mostrò sempre avanti ai suoi colleghi.
La famiglia di Francesco De Lisi arrivò a stabilirsi nel Veneto, dove Lionello a soli 16 anni si iscrive alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Padova, dove, praticante all’Istituto di Psichiatria e Neuropatologia con E. Belmondo, a 22 anni si laurea.
Spirito vivace si distingue subito in ogni attività per il suo eclettismo e la grande spinta vitale.
Nel 1908 è assistente volontario nella Clinica Medica dell’università di Padova seguendo l’insegnamento di A. De Giovanni. In seguito arriva all’Ospedale di Venezia nell’Istituto di Anatomia e Patologia sotto la guida di G. Jona, poi a Firenze con F. Schupfer.
Nel 1913 è a Cagliari, rimanendovi per 22 anni. Prima è aiuto presso la Clinica delle Malattie Nervose e Mentali diretta da C. Cenni e nel 1916 ottiene la libera docenza.
Durante il conflitto mondiale 1915-18 è ufficiale della sanità.
Nel 1935 da Cagliari è chiamato alla Clinica di Neuropsichiatria di Genova quale successore di U. Cerletti, che dirigerà sino al 1955, ma per conoscere il suo profilo professionale rimandiamo il lettore alla pubblicazione web “100 anni della Società Italiana di Neurologia”, dove compare lo studio del professore emerito de “La Sapienza di Roma” Marco Manfredi: “Lionello De Lisi e la Scuola Neurologica Genovese”, oppure alla lettura della sua voce al Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani.it.
Diremo soltanto che nel campo professionale fu autore di numerose pubblicazioni scientifiche, partecipando ancora a congressi di livello europeo. Fondò nel 1949 la rivista “Sistema Nervoso” che diresse sino alla morte. Inoltre fu membro della Società Francaise di Neurologia, della Società Suisse de Neurologie e dell’American Academy of Neurology.
Quando giunge a Cagliari ha inizio la sua attività politica, la quale così è descritta nel libro di Giuseppe Fiori “Il Cavaliere dei Rossomori” edito nel 1985, in cui si parla essenzialmente di Emilio Lussu e del Movimento Autonomista Sardo sorto dopo il primo conflitto mondiale:
“A Cagliari è punta avanzata del dibattito teorico un toscano di Barga (Lucca), il professore Lionello De Lisi, trentacinque anni, ordinario di Clinica delle Malattie Nervose nell’Ateneo cagliaritano, giunto in guerra al grado di Maggiore, alto e snello, radi capelli biondi, l’occhio grigio, il naso arcuato, intelligente e coltissimo”.
De Lisi è l’autore del manifesto di Macomer che rappresenterà le idee del movimento sardista e il 17 aprile del 1921 parteciperà alla fondazione del Partito Sardo D’Azione.
Nel dopoguerra 1940-45, aderisce a Giustizia e Libertà, per approdare al Partito Socialista sino alla morte che avvenne l’1 settembre 1957.
Lionello De Lisi ebbe diversi interessi culturali, tra cui la pittura, entrando in possesso di un cospicuo numero di opere dei maggiori artisti del suo tempo -grandi firme del ‘900- che per donazione della moglie Lida, oggi sono patrimonio del Museo Civico di Venezia a Ca’ Pesaro ed esposte nella Sala De Lisi.
Dopo la morte così scrisse di lui il prof. Antonio Giampolmo dell’Università di Pisa sul giornale Il Lavoro Nuovo:
“Si è spenta una vivida luce […] Mai si videro così congiunti la calma e la sapienza e il vibrante entusiasmo, la generosità e la giustizia, l’amore fraterno per chi soffre e la ricerca inestinguibile e ansiosa del vero scientifico, la sensibile conoscenza di ogni forma d’arte e il culto dell’arte stessa, lo slancio di una giovinezza intramontabile, l’indipendenza, l’anticonformismo e la più dolce capacità di sentire gli affanni intimi”.
Certamente Lionello De Lisi è una figura che per tante similitudini, scientifiche e d’animo, possiamo legare alla memoria del prof. Cesare Biondi, già ricordato su questo sito. Anzi, nel cammino par simile ogni desio.
DE LISI, Lionello
Dizionario Biografico degli Italiani
di L. Fiasconaro
DE LISI, Lionello. – Nacque a Barga (Lucca) il 27 ag. 1885 da Francesco e Ida Cipriani. Dopo aver vissuto in Sicilia e in Abruzzo, la famiglia si stabilì nel Veneto, e a Padova il D. si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia a soli sedici anni. A vent’anni divenne allievo interno dell’istituto psichiatrico e neuropatologico di E. Belmondo e a ventidue si laureò con una tesi sui disturbi mentali delle comunità, divenendo subito dopo (1908) assistente volontario nella clinica medica dell’università sotto la guida di A. De Giovanni. Trascorse quindi tre anni, sempre come assistente, nell’istituto di anatomia patologica dell’ospedale civile di Venezia diretto da G. Jona, e poi un anno a Firenze, presso la cattedra di patologia medica di F. Schupfer, dove si dedicò a ricerche di biologia e patologia generale. Ancora giovanissimo aveva condotto una campagna giornalistica a favore della scissione tra neuropatologia e psichiatria, cui doveva seguire, giunto alla cattedra, un ripensamento in favore dell’inscindibilità e, molto più tardi, resosi conto che nella fusione la psichiatria risultava sacrificata, un ritorno alla separazione iniziale.
Si trasferì nel 1913 a Cagliari, dove doveva rimanere ventidue anni, divenendo nel 1914 aiuto presso la clinica delle malattie nervose e mentali diretta da C. Ceni e ottenendo nel 1916 la libera docenza. Reduce dalla guerra del ’15-’18, cui partecipò come ufficiale medico, difese, con passione ed energia, i diritti degli ex combattenti inquadrati nel Partito sardo d’azione.
Dopo i primi lavori di anatomia patologica, risalenti al 1910, iniziò, nel periodo cagliaritano, la produzione neuropsichiatrica clinica (Malattia di Dupuytren con sindrome di Bernard-Horner, Milano 1913; Contributo clinico alla miopatia primitiva progressiva, ibid. 1914; Sulla degenerazione lenticolare progressiva (malattia di Wilson), Firenze 1914) e sperimentale (Sulle alterazioni del sistema nervoso centrale degli animali sottoposti a commozione cerebrale, Firenze 1914; Ricerche sperimentali sulle alterazioni nervose centrali degli animali sottoposti a commozione cerebrale, Reggio Emilia 1915; L’influenza del cervello sulla funzione delle ghiandole sessuali, Genova 1916).
Dalle osservazioni compiute negli anni della guerra ebbero origine varie pubblicazioni riguardanti essenzialmente aspetti clinici di disturbi o lesioni da combattimento, quali le contratture fisiopatiche, i disturbi della minzione in seguito a lesioni del midollo e della cauda equina e le alterazioni psiconevrotiche (Psiconevrosi di guerra, in coll. con E. Foscarini, Pesaro 1920) come la cosiddetta “schizofrenia dei tre giorni”, di carattere reattivo, nella genesi della quale il D. mise in rilievo l’importanza dei fattori emotivi. Elaborò anche metodologie (psicoterapie e narcosi da etere) impiegabili nella cura di queste sindromi, in particolare dei blocchi e mutismi emotivi.
Tornato a Cagliari al termine del conflitto, il D. compì numerose osservazioni sull’encefalite epidemica cronica che, dopo l’epidemia di Vienna del 1917, nel 1921 era divenuta pressocché pandemica (vari studi pubblicati dal 1921 al 1925, in parte in collaborazione con A. Businco), e su altre manifestazioni morbose extrapiramidali, come l’avvelenamento cerebrale cronico da manganese. Compilò anche, per il quarto volume di Medicina interna a cura di A. Ceconi (Torino 1936), una trattazione sulle Malattie del sistema extrapiramidale (pp. 413-531) e compendiò in seguito i risultati dei suoi studi nella relazione Concetti attuali di fisiopatologia del sistema extrapiramidale (in Atti del IX Congresso della Società italiana di neurologia, Modena 5-8 ott. 1932, Siena 1934, pp. 523-48).
Dal 1928 al 1932 ebbe l’incarico dell’insegnamento di clinica neurologica; divenuto quindi nel 1932 professore straordinario di clinica delle malattie nervose e mentali e nel 1935 ordinario, fu chiamato in quell’anno a succedere a U. Cerletti alla clinica neuropsichiatrica di Genova, che doveva dirigere per un ventennio. Cercò di dare alle attività della clinica un indirizzo prettamente sperimentale, oltre a un orientamento spiccatamente terapeutico con sguardo attento all’elettrofisiologia, alla neuroradiologia e, soprattutto, alla neurochirurgia, per la cui valorizzazione si adoperò, sorretto dalla facoltà medica di Genova, che ne deliberò la dignità didattica assegnandole la qualifica di materia complementare prima ancora che ne fosse ammessa dallo Stato la libera docenza. Non si stancò mai di sottolineare come le indagini sussidiarie della diagnostica neurochirurgica, permettendo una visione anatomopatologica dei processi in fieri, rappresentassero un superamento della vecchia neurologia, che si serviva solo dell’anatomia patologica sul cadavere e dell’istopatologia.
Tra i contributi del decennio 1925-35 vanno ricordati i lavori sulle afasie crociate (Afasie crociate?, in Riv. di patol. nerv. e ment., XXXVI [1930], pp. 6-31), sull’atrofia muscolare progressiva (Osservazioni e studi sulla trasmissione ereditaria dell’atrofia muscolare progressiva tipo Charcot-Marie, in Atti d. VII Congr. d. Soc. ital. neurol., Siena 1929, pp. 194-201), sulla psicopatologia dei lebbrosi, sulle anomalie psichiche infantili; la descrizione, prima nella letteratura, delle mioclonie nel sonno e, soprattutto, il fondamentale lavoro Sulla malattia di Wilson (in Riv. di patol. nerv. e ment., XXXV[1929], pp. 1-162), argomento di cui si era già occupato nello studio citato del 1914.
Lo appassionò il problema della motilità, l’analisi del quale lo condusse a formulare una dottrina originale sulla costituzione motoria, con riferimenti alle possibili applicazioni nella pratica clinica (Ilproblema della costituzione motoria, in Atti del I Congresso neurologico internazionale, Berna, 31 ag.-4 sett. 1931, Berna 1932, pp. 390-402).
Considerò le caratteristiche motorie in massima parte costituzionali ed ereditarie (sia gli automatismi istintivi, sia la motilità individuale), e ne sottolineò la dipendenza dall’organizzazione neurofisiologica, al progressivo maturarsi e perfezionarsi della quale corrispondeva la produzione di attività motorie funzionalmente più evolute; ma ne sostenne al contempo, con argomentazioni che la moderna psicosomatica avrebbe tuttavia dimostrato fallaci, l’indipendenza dalle dinamiche psicologiche. Associandosi all’indirizzo della scuola neocostituzionalista italiana e non insensibile al costituzionalismo psicologico degli americani S. Naccarati e W.H. Sheldon, elaborò una tipologia motoria precisando quattro “tipi costituzionali motori”.
Manifestò sempre una certa attenzione alla psichiatria (in particolare alle nevrosi), cercando di far affluire alla clinica malati psichici e imponendo agli allievi specializzandi tirocini nell’ospedale psichiatrico di Quarto.
Nel maggio 1938 organizzò nella sua clinica una riunione, proseguimento di una precedente tenutasi due anni prima a Firenze, della Lega italiana di igiene e profilassi mentale, dedicata specialmente alla metodologia delle ricerche di genetica in psichiatria: in essa il suo allievo G. Pintus svolse una relazione fondamentale sui problemi dell’ereditarietà in campo psichiatrico. Nel settembre dello stesso anno il D. tenne a Bologna, alla XVII riunione della Società italiana di psicologia sperimentale (vol. VI degli Atti, pp. 124-138), la relazione Profilassi delle malattie ereditarie in psichiatria, nella quale, sia pure con cautela, mise in luce il debole fondamento scientifico delle leggi sulla sterilizzazione coatta e sul proibizionismo matrimoniale da poco promulgate in Germania.
Nel 1944 svolse, per il Manuale di terapia medica di F. Galdi (Torino), i capitoli degli Elementi di psicoterapia (I, pp. 324-38) e di Terapia del sistema nervosocerebro-spinale (III, pp. 365-479).
All’inizio del 1946, a meno di un anno dalla liberazione di Genova, prese l’iniziativa di una prima riunione neurologica nazionale; il suo invito, nonostante le comunicazioni fossero ancora alquanto disagiate, fu accolto con entusiasmo dai neurologi italiani, e la riunione, svoltasi nella sua clinica (7-9 apr. 1946), condusse alla ricostituzione della Società italiana di neurologia, inattiva da quindici anni, di cui il D. fu presidente sino al 1949.
Fondò nel 1949, con la società Redi di Milano, la rivista Sistema nervoso, a indirizzo eclettico con particolare interesse per la biologia, la fisiopatologia, l’elettroencefalografia e la radioneurochirurgia, e la diresse sino alla morte. Fu anche condirettore della Rivista sperimentale di freniatria e dell’Archivio di psicologia, neurologia e psichiatria.
Nel 1950 fu vicepresidente, e capo della delegazione italiana, al congresso internazionale di neurologia di Parigi e più tardi (1953) anche a quello di Lisbona. È del 1952 la relazione “fiume” sull’apoplessia (Il problema della apoplessia cerebrale, in Atti dello XI Congresso della Società italiana di neurologia, Napoli, 27-30 maggio 1952, Napoli 1952), in cui compendiò i risultati di quindici anni di lavoro della sua clinica. In essa, affrontando l’argomento dalle angolazioni anatomopatologica, clinica e terapeutica (chirurgica e medica), criticò la staticità anatomica della concezione classica, propendendo per un adeguamento delle concezioni e del trattamento dell’apoplessia al fisiologismo dinamico a lui contemporaneo. Sotto la sua direzione furono svolte nel reparto psichiatrico della clinica osservazioni e ricerche sull’azione di alcune sostanze e farmaci come la reserpina e la cloropromazina, i cui risultati furono esposti da F. Giberti in una riunione tenutasi nel 1955 nell’istituto di psicologia di A. Gemelli.
Rinnovò e potenziò il reparto di radiologia e diede vita ai nuovi reparti di psicologia sperimentale e di elettroencefalografia. L’ultimo atto della sua direzione fu, il 29 giugno 1955, l’inaugurazione ufficiale del reparto neurochirurgico, che già funzionava dal 1948 sotto la guida di L. Perria (uno degli allievi prediletti del D., con G. Pintus e C. Fazio), che ottenne nel 1955 l’incarico ufficiale dell’insegnamento della neurochirurgia, il primo nelle università italiane.
Fu membro della Société française de neurologie, della Société suisse de neurologie e dell’American Academy of neurology. Gli successe alla direzione della clinica C. Fazio. Coltivò anche interessi letterari: curò la traduzione di Scenes from Italy’s war di G. Macaulay Trevelyan (Scene della guerra d’Italia, Bologna 1919) e scrisse racconti, per lo più autobiografici, alcuni dei quali furono pubblicati postumi (Alcuni racconti, Pisa 1958). Fu un appassionato collezionista di arte contemporanea, con particolare predilezione per la pittura. La sua pregevole raccolta fu lasciata dalla moglie alla Galleria d’arte moderna alla Ca’ Pesaro di Venezia, dove si trova tuttora.
Morì a Genova il 1° sett. 1957.
Fonti e Bibl.: Necrol.: in Sistema nervoso, IX (1957), pp. 396-400; in Atti dell’Acc. medica di Genova, LXXII (1957), pp. 97-107; in Note e Riv. di psichiatria (Pesaro), L (1957), pp. 631 ss.; L. De Lisi, La clinica delle malattie nervose e mentali dell’univer. di Genova nel ventennio 1935-55, in Sistema nervoso, IX (1957), pp. 401-420; L. D’Argenio, XI Congresso ital. di neurol., in Rass. di studi psichiatr., XLI (1952), pp. 1094-98; L. Perria, L. D. neurologo e psichiatra (1885-1957), in Minerva neurochir., II (1958), pp. 83 s.; E. Medea, L. D., in Arch. di psicol., neurol. …, XXVII (1966), pp. 6 ss. La raccolta pressoché completa delle opere del D. si trova nella Biblioteca della clinica neurologica dell’università di Genova.