2011 – The Walls of Barga – exhibition by Keane – barganews.com v 3.0

2011 – The Walls of Barga – exhibition by Keane

Barga, its fondest promoters love to say, is a “classic example of a Tuscan hilltown.” But what exactly defines the classic appearance of Barga – or for that matter, Tuscany?

The answer, says an exhibition in the entrance hall of Palazzo Pancrazi, home of Barga’s municipal government, is not a fixed aesthetic vocabulary grounded in local history.  It is a rainbow of individual and sometimes impulsive choices by local property owners, abetted by romantic fantasies of what a Tuscan townscape ought to look like.

The exhibition itself, entitled “The Walls of Barga,” resembles an enlarged version of the colour samples that hardware stores offer to customers. Slashes of rose, burnt siena, yellow-gold and burgundy are painted across the 13 canvases displayed in the hall.

“They are literally the colours that were being ‘tested’ on the walls of Barga Vecchia in 2006 and 2007,” says the artist Keane, an editor of this publication.

“The architects and painters who did the work agreed to share the actual pigment samples with me. Each of the canvases at Palazzo Pancrazi represents one of the facades that was being resurfaced then.”

On one level, the “Walls of Barga” is deliberately meant to echo Keane’s earlier “Mutande di Barga,” a series of large-scale paintings devoted to the undergarments hung outside the town’s homes to dry. Like the mutande, the building colours are a principal but unacknowledged feature of community life, seen everyday although seldom remarked upon.

On another level, however, the new mostra is a meditation on the serendipitous nature of “classic appearance.”

In effect, the canvases picture dozens of varying guises that 13 of the town’s historic buildings might have adopted half a decade ago. “If all or most of the owners had made other choices from the samples, the Barga you see today would be remarkably different.”

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“Walls” invites the viewer to imagine that unrealized Barga – and in doing so, to speculate on the dynamic of choice. Its implicit themes range from political correctness to the vagaries of popular taste.

Since the 1980s, when Italy began rebelling against the mindless construction that ruined many historic town centres after World War II, exterior changes on venerable buildings have been treated as nearly criminal offences. A huge and nominally inflexible bureaucracy materialized, with its energies directed at saying “no” to any permit request that dared propose a window, a balcony – or even the installation of a solar panel.

Yet as any local oldtimer will tell you, Barga underwent a dramatic metamorphosis in those same years. Bureaucracy notwithstanding, she was transformed from a no-nonsense Val di Serchio casalinga, clothed exclusively in austere gray or cream-white, into a lively ragazza parading the colours that dominate Keane’s canvases.

The result, in cultural terms, is that mountainside Barga now closely resembles a Ligurian seaport, where cheery pastels are traditional. That, of course, is exactly how the town’s visitors – and increasingly its property owners – always imagined her.  A burst of colour under the warm Tuscan sun.

But as Keane notes, the mountains will always have the last word. The first canvas you see on entering the exhibition is a montage of chipped and faded paint strips, weather-worn into something more eloquent than bright pastels after one season of winter storms.

Frank Viviano

 

 
  

  

 

I più ardenti sostenitori di Barga amano definirla “una tipica cittadina sulla collina toscana”. Ma cosa dà a Barga quest’aria classica, così “toscana”?

La risposta viene da una mostra allestita nell’atrio di Palazzo Pancrazi, sede del Comune, e non è solo una mera questione di estetica radicata nella storia locale.

È piuttosto un arcobaleno di scelte individuali a volte anche impulsive fatte dai proprietari degli immobili, complici di alimentare la romantica fantasia di come il paesaggio toscano dovrebbe essere.

La mostra, dal titolo The Walls of Barga – I muri di Barga, assomiglia a un grande campionario di colori come quelli che le ferramenta e i colorifici mettono a disposizione dei clienti. Le tonalità del rosa, del terra di Siena, del giallo dorato e del bordeaux sono riprodotti sulle 13 tele in mostra.

“Sono esattamente i colori testati sui muri di Barga Vecchia nel 2006 e nel 2007” Spiega Keane, l’artista che ha realizzato le opere.

“Gli architetti e gli imbianchini hanno accettato di darmi parte dei colori utilizzati per le prove che facevano sui muri. Ognuna di queste tele rappresenta le facciate che stavano per essere rifatte”.

Da un lato “I muri di Barga” fa volutamente eco al precedente lavoro di Keane “Le mutande di Barga”, una serie di grandi dipinti dedicati alla biancheria stesa fuori dalle finestre ad asciugare. E come le “mutande”, il colore degli edifici è una caratteristica importante ma non riconosciuta della vita barghigiana, vista ogni giorno anche se raramente osservata.

Su un altro piano, invece, questa mostra è una riflessione sulla natura casuale dell’aspetto classico di Barga.

I quadri esposti a Palazzo Pancrazi, infatti, ritraggono le diverse forme che 13 dei più antichi palazzi della cittadina avrebbero potuto assumere cinque anni fa.

“Se tutti i proprietari o la maggior parte di loro avessero fatto scelte diverse confronto ai campioni provati, la Barga che si vede oggi sarebbe stata molto diversa”, continua Keane.

“I Muri di Barga” invita quindi il visitatore ad immaginare quella Barga non realizzata, e conseguentemente a riflettere sulla forza della scelta.

I temi impliciti della mostra spaziano dall’essere “politically correct” ai ghiribizzi del gusto della gente.

Dagli anni Ottanta, quando l’Italia ha avviato una sorta di ribellione contro le brutte costruzioni che hanno rovinato molti centri storici dopo la seconda Guerra Mondiale, si è cominciato a considerare i cambiamenti sulle facciate dei palazzi più antichi come azioni criminali.

È apparsa così una smisurata burocrazia, inflessibile, intenta a dire “no” ad ogni richiesta di permesso che osasse intervenire su una finestra, un balcone o sull’installazione di un pannello solare.

Ma alla fine, in questi ultimi anni, Barga è stata investita da una grande metamorfosi.

Nonostante la burocrazia è stata trasformata da una scialba casalinga vestita solo di grigio o giallo crema in una ragazza vitale che sfoggia i colori che oggi dominano i quadri di Keane.

Il risultato, per quanto riguarda l’aspetto culturale, è che Barga, cittadina arroccata sotto le montagne, adesso appare più un porticciolo ligure dove i colori solari sono tradizionali.

Questo, naturalmente, è come i visitatori che giungono a Barga e i sempre più numerosi proprietari di immobili nel centro storico l’hanno sempre immaginata. Un’esplosione di colori sotto il tiepido sole della Toscana; ma, come fa notare Keane, le montagne avranno sempre l’ultima parola.

La prima tela che vedrete entrando è un montaggio di strisce di un colore ruvido e sbiadito, consumate dal tempo atmosferico e trasformate  in qualcosa di molto più eloquente che dei colori pastello dopo una stagione di temporali.

2 Responses

  1. Non c’è dubbio: Keane è uno dei pochi artisti (degni di questo nome) presenti sul nostro territorio. Quasi sconosciuto nella città delle mura vive nel suo rifugio a Barga Vecchia ed ha all’attivo numerose mostre internazionali. Padrone di una solida tecnica realizza opere che hanno il merito di farci ragionare, di focalizzare l’attenzione su cose che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi riuscendo a farcele osservare da una prospettiva diversa. Di questi tempi non è cosa da poco.

    Sarà il fatto che è uno “straniero”, originario della verde Irlanda e ha passato un lungo periodo in Cina ma riesce sempre, più, a sorprenderci, aprendoci la mente. La sua pittura, se pur non esplicitamente, ha una singolare funzione sociale. Conferma lo è la sua ultima mostra che ha allestito, fino all’8 dicembre, nell’atrio di Palazzo Pancrazi (una gran bella stanza che potrebbe essere sfruttata di più!).

    The walls of Barga- I muri di Barga, così si intitola l’esposizione, va metaforicamente a chiudere la trilogia sulla cittadina medicea composta da le Nuns(le suore “in via d’estinzione” che stanno scomparendo dalla vita di Barga senza che nessuno se ne accorga) e Le mutande di Barga (le mutande appese fuori dalla finestra che per un arcaico patto tutti fanno finta di non vedere) con i suoi grandi quadri che raffigurano i muri di tredici palazzi della cittadina. Opere astratte, quasi informali. Fattie di macchie di colori: come le prove degli imbianchini sui muri delle case e delle ville.

    “Tra il 2006 e il 2007 a Barga- spiega- si è deciso di ricolorare diversi Palazzi, sono stati scelti da alcuni architetti una serie di colori. È apparsa così una smisurata burocrazia, inflessibile, intenta a dire “no” ad ogni richiesta di permesso che osasse intervenire su una finestra, un balcone o sull’installazione di un pannello solare. In quei giorni sono andato in giro ed ho fotografato le prove che gli imbianchini facevano sui muri e mi sono fatto lasciare i colori che non usavano più. Nel mio studio non ho fatto che riprodurli su tela. Volevo rimanere estremamente fedele”. E così è stato, tranne in un paio di quadri di piccole dimensioni in cui è intervenuto.

    “Barga, dopo la “ricolorazione” è molto cambiata, è avvenuta quasi una metamorfosi rispetto a una volta quando i colori dominanti erano i toni grigi. Ora invece con tutti questi colori, sembra un porticciolo ligure, non un borgo toscano”.

    “È piuttosto- come fa notare il giornalista inglese Frank Viviano, nell’introduzione alla mostra- un arcobaleno di scelte individuali a volte anche impulsive fatte dai proprietari degli immobili, complici di alimentare la romantica fantasia di come il paesaggio toscano dovrebbe essere”.

    Mi viene naturale di chiedergli se è stato un ben o un male. Mi risponde a suo modo: “non è né bene né male”. È questa sua non risposta conferma il suo compito non è quello di giudicare ma quello di raccontare e far notare, portare alla luce. Una bella lezione per i finti pittori e i finti artisti che animano il panorama patinato e vuoto di quella che chiamano l’arte contemporanea italiana. – source

  2. Strong and perceptive observations. Giusti captures the spirit of Keane’s trilogy perfectly. But a few factual corrections are in order. As far as I know, Frank Viviano is not and never has been a “giornalista inglese.” The artist Keane is of Irish ancestry, but was not born or raised in “verde Irlanda, and though his time in China was both formative and productive, he did not pass a “lungo periodo” there.

    fviviano 13 years ago

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