Pochi giorni orsono sono salito al Duomo per fare delle foto ad un particolare dell’altare centrale per rispondere ad un quesito postomi dallo studioso Osvaldo Carigi, molto interessato al nostro Duomo e ai suoi misteri, sui quali sta approntando un articolo per Fenix, rivista specializzata in enigmi e misteri della storia e del sacro.
Raggiunto il Duomo e apprestatomi a salire le scale della porta centrale, volgendomi verso il muro mi ha colpito la scultura di una croce, che nella bellissima mattinata di sole, si mostrava chiarissima sull’angolo sinistro in alto di un grosso concio (cm. 80×48), collocato a circa un metro e mezzo da terra e a un metro dalla colonna sinistra salendo le scale che conducono al portale.
Nel vederla sono rimasto quasi allibito perché nella velocissima elaborazione del pensiero proiettato a ritroso non usciva fuori il ricordo di averla già vista; comunque, senza indugi, avendo la fotocamera pronta nelle mani ne ho scattato l’immagine riprodotta in questo articolo. Certamente altri l’avranno già vista, magari fotografata, però non mi sono mai imbattuto in pubblicazioni che ne parlano.
Giunto a casa ho scritto la mail di risposta a Osvaldo Carigi allegandogli anche l’immagine della croce, con il fine mi desse il suo parere. La risposta non ha tardato a venire e in sintesi dice: avendo sottoposto ad un amico templarista l’immagine, questi mi ha risposto che senza dubbi si tratta di una croce patente, cioè templare, da collegarsi al periodo di attività dell’Ordine se scolpita prima del 1312, anno in cui avvenne la soppressione dell’Ordine Templare.
Nel frattempo ho fatto conoscere la croce anche a Pier Carlo Marroni, autore dell’interessante libro sulle sculture del Duomo di Barga, il quale, rimanendo sorpreso, è andato a vederla dichiarandomi anch’egli che è templare e per quanto visto anche molto antica.
Naturalmente – anche perché ci son troppi buontemponi disposti a divertirsi con il prossimo – quel dubbio che mi aveva assalito circa la novità della croce andava risolto. Cosicché occorreva trovassi di quella croce una memoria visiva del passato affinché potessi togliere di mezzo l’idea che qualcuno l’avesse scolpita in questi ultimi tempi. La ricerca di un’immagine ha prodotto l’agognato risultato, infatti, in una foto del 1987 si vede accanto al portale la croce e questo è quanto occorreva per l’avvio del presente articolo.
Sino ad ora eravamo a conoscenza di una sicura croce templare scolpita all’interno del Duomo, visibile nella parte rialzata del presunto terzo ampliamento, posta in alto sopra la parte finale della colonna quadrata a destra per chi guarda l’altare centrale, ma leggermente spostata in avanti rispetto alla direttrice della stessa colonna.
Ciò che determina l’autenticità della croce interna al Duomo è il fatto che la pietra su cui è effigiata si trova nel complesso murario del presunto terzo ampliamento che risale al sec. XIII, epoca in cui l’Ordine dei Militi del Tempio era ancora operante, con delle probabilità che fosse appartenuto al presunto secondo ampliamento databile alla fine del sec. XII; questo perché la croce è collocata sul limitare dei due ampliamenti.
Per stabilire l’epoca in cui fu scolpita la croce templare visibile sulla facciata del Duomo ci può soccorrere un’intuizione storica, la quale, plausibilmente ci condurrebbe a ritenere che il concio su cui è scolpita la croce fosse appartenuto ad una struttura architettonica di epoca templare (1129-1312/14).
Per iniziare il percorso dell’accennata intuizione storica intanto chiariamo il dubbio che ho proposto definendo il terzo e poi il secondo ampliamento del Duomo come presunti tali. Infatti, così come spiego nel libro “Il Duomo di Barga, arte, storia e spiritualità nei primi tre secoli dopo il Mille”, precisamente nel capitolo da me curato: Le tracce Templari, penso che quel terzo e secondo ampliamento del Duomo debbano rispettivamente scalare in secondo e primo ampliamento e questo sulla scorta di quanto osservò anche Targioni Tozzetti nel suo libro del 1773, in cui pubblicò i risultati dei suoi diversi viaggi che effettuò in Toscana, tra cui Barga. Nei fatti Targioni Tozzetti non accettò quale primo nucleo del Duomo l’attuale facciata con l’arcata sino all’affresco di S. Lucia, complesso architettonico che gli parve più moderno rispetto al restante edificio, cioè un’aggiunta per poter ampliare in avanti la chiesa.
Se ciò fosse vero il complesso architettonico della facciata sarebbe da spostarsi successivamente al sec. XIII, tempo in cui si dette corpo al terzo (ora ritenuto secondo) ampliamento del Duomo. Un dato che ci porterebbe a concludere che la croce templare del concio esterno della facciata sia da collocarsi a successivi e indefiniti tempi rispetto al sec. XIII.
Comunque, se il complesso della facciata fosse più moderno rispetto al restante del Duomo, non va assolutamente trascurato un dato molto importante, ossia che su quest’area sicuramente esisteva una chiesetta risalente a prima del Mille, della quale, secondo l’ing. Pera, disegnatore dei restauri del Duomo (1927-39) e curatore della relativa monografia, un fianco sarebbe stato utilizzato per costruire l’odierna facciata.
Però lo stesso Pera lasciò sul campo un dubbio non indifferente, consistente nell’aver tralasciato criticamente un dato molto importante da lui stesso rilevato durante quei restauri: vide e disegnò antiche fondamenta di una chiesetta rettangolare, di cui un lato, uno dei più lunghi era situato all’interno dell’attuale facciata e ad essa parallelo e non combaciante.
Da ciò trassi la personale conclusione – in questa ispirato da Targioni Tozzetti – che nel sec. XII una non identificata entità stanziatasi in Barga, intese ingrandire quella chiesetta, però smontandola e andando a costruire con le sue pietre il primo ampliamento del futuro Duomo, partendo dalla colonna dell’affresco di S. Lucia sino all’abside evidenziato sul pavimento in fronte all’attuale altare centrale. Questa tesi ha dei sicuri riscontri ancora oggi visibili, infatti, almeno una delle prime colonne, quelle a filo dell’affresco di S. Lucia, possiamo vedere che è consunta come fosse stata esposta agli agenti atmosferici. In altre parole, e secondo la mia, sia pur discutibile idea, lì stava la facciata della chiesa con il campanile nel sec. XII (campanile poi disfatto e rifatto nel sec. XV), il tutto simile al Duomo di Brancoli, l’alter ego di quello di Barga.
Gli elementi della chiesetta smontata furono poi usati per la nuova chiesa realizzata sicuramente -così come recitano certi documenti – sul finire del sec. XII. Quando si volle ampliare la chiesa in avanti, cioè dall’affresco di S. Lucia sino all’odierno ingresso principale, è ovvio che la vecchia facciata venisse a sua volta smontata e ogni suo elemento e decorazione usata per la nuova costruzione.
Per quanto detto e concludendo, personalmente penso che quel concio di pietra – alberese di Barga – su cui è effigiata la croce templare in oggetto provenga dalla facciata della chiesa del sec. XII e quindi da potersi ascrivere la stessa croce al periodo propriamente templare. Se invece ritenessimo la facciata attuale il fianco di un’antica chiesetta del Mille, intermedia tra una più antica e l’attuale Duomo, il concetto non cambia, nel senso che la croce potrebbe essere stata scolpita in epoca Templare.
Una recente scoperta, il cui merito va ricondotto all’acume dell’amico Pier Giuliano Cecchi, in collaborazione col quale da un bel po’ di tempo mi dedico alla ricerca storica sul nostro territorio, ha portato di nuovo alla ribalta il tema della simbologia Templare. Infatti alcuni giorni fa mi ė arrivata una mail, inviatami dal Cecchi, con allegata una foto di una croce “patente” incisa su una lastra del paramento murario esterno del Duomo di Barga.
Dopo verifiche accurate condotte sull’archivio fotografico in nostro possesso si ė potuto affermare con certezza che il simbolo oggetto della recente scoperta era presente, anche se mai rilevato in precedenza, su foto scattate parecchio tempo fa; questo per accertare che non si trattasse di una mistificazione recente.
La croce, di modesta dimensione, risulta ben visibile solo in particolari momenti, quando cioè la luce radente del sole esalta le ombre delle scabrosità della superficie della pietra; questo e’ forse il motivo per cui fino ad esso nessuno l’aveva notata. La foto e’ stata sottoposta all’attenzione di uno studioso templarista che ha confermato, senza dubbi di sorta, trattarsi di un chiaro simbolo frequentemente presente in siti templari.
Ho esteso la ricerca e ho di nuovo esaminato alcune croci già in passato osservate, presenti anche queste sul paramento esterno della chiesa, e devo dire che anche qui si sono rivelate simbologie riconducibili alle tipologie templari.
Anche queste croci, databili al primo ampliamento della chiesa, quindi XII-XIII secolo, presentano tutte le caratteristiche idonee a classificarle come croci patenti: i quattro bracci della croce sono uguali, in alcune sono presenti svasature, più o meno accentuate alle estremità dei bracci stessi, altre presentano dei tratti ortogonali alle estremità, sono cioè croci “ramponate” come quella riportata nel libro I templari a Lucca di Paolo Mencacci.
Infine se poi a quanto sopra esposto aggiungiamo l’ulteriore simbologia, giá pubblicata nel mio libro, il Duomo di Barga, cioè: nodi di Salomone, presenti in varie tipologie, la grande croce patente incisa all’interno della chiesa nella zona presbiteriale, varie raffigurazioni di “gigli francesi” in dicromia bianco nero (i colori del vessillo templare detto beauceant) presenti all’interno della chiesa, allora sorge veramente spontanea la domanda: chi si ė così preoccupato di lasciare tante testimonianze che conducono tutte nella stessa direzione se non i templari stessi? (vedi foto a destra)
Non scordiamoci poi di chiederci chi, all’epoca della costruzione del Duomo, e dei suoi ampliamenti, avrebbe potuto disporre di somme tali da permettere la realizzazione di una chiesa che per mole e magnificenza certo non sarebbe sfigurata in una città: non certo i poveri abitanti di un piccolo borgo medievale, ma certamente un ordine, come quello templare, che era in grado di disporre di somme ingenti.
Questa breve nota ė stata da me redatta con lo scopo di stimolare altri ricercatori ad approfondire lo studio di questi temi e a portare in campo ulteriori contributi, dibattiti e, perchè no, critiche.
Pier Carlo Marroni