Michela Marzano è una figura molto prestigiosa in Francia, dove insegna, e anche in Italia.
Si è infatti laureata alla Normale di Pisa, dove ha anche conseguito un dottorato. E’ ritenuta una grande mente e una grande filosofa.
Grazie all’organizzazione del professore Walter Tarabella, e della professoressa Bertelli, è stato possibile per il Liceo Giovanni Pascoli e la scuola Alberghiera Fratelli Pieroni di Barga, partecipare ad un incontro con la scrittrice Michela Marzano, la quale ha presentato il suo libro (edito da Mondadori): “Volevo essere una farfalla”, in cui racconta la sua esperienza con il “sintomo” dell’anoressia.
La Marzano chiama, quella che tutti noi chiamiamo “malattia”, con l’appellativo di “sintomo” perché sostiene che, l’anoressia sia solo un sintomo di quello che abbiamo dentro, di un turbamento interiore.
Anoressia, significa “privo di appetito”, è la mancanza o la riduzione dell’appetito, anche se, come dice Michela Marzano, è più una fame d’amore.
Una fame d’amore, di affetti, che alla fine l’ha divorata.
“Per anni, ho fatto di tutto per diventare leggera come una farfalla. – scrive nel suo libro – E ci sono quasi riuscita. In termini di chili, s’intende. Perché per il resto, la vita è stata spesso “troppo pesante”. È stato pesante dover essere la più brava. È stato pesante cercare sempre di adattarmi alle aspettative altrui.”
Il rapporto conflittuale con il padre che “non capiva”, le enormi aspettative da parti di esso e da parte di molti altri, hanno gravato molto sulle spalle di una giovane Michela, che altro non voleva che essere all’altezze di quello che gli altri si aspettano da lei.
Ma prima di essere all’altezza delle aspettative altrui, bisogna essere all’altezza delle nostre aspettative, bisogna accettarci per come siamo, senza lasciarsi influenzare dal parere altrui, senza farci condizionare.
Michela Marzano ha imparato questo dalla sua esperienza, non si cura più degli altri, pensa a se stessa e a star bene.
“Ho imparato a soddisfare i miei desideri – dice bevendo un bicchiere d’acqua prima di iniziare la presentazione del suo libro – se ho bisogno di qualcosa, mangiare o bere, lo faccio.”.
E alla domanda riguardo il rapporto con il padre risponde “Non parliamo da molto, perché non ha mai capito, e continua a non capire. Non so se abbia letto il mio libro. Ma va bene così.”
Una cosa che molti ragazzi non hanno capito appieno, visto che, in una delle domande, una ragazza ha chiesto come faccia la Marzano a vivere senza l’amore del padre, “Io non riuscirei a immaginare la mia vita senza i miei genitori” dice la ragazza, ma la Marzano sorride e forse con forza, forse con rassegnazione, risponde “Va bene così. Lo accetto.”.
Perché scrivere? Cosa sono le parole? –
Ho sempre pensato che la scrittura nascesse dall’urgenza. L’urgenza di dire qualcosa che ci si porta dentro e che, prima o poi, non si può più tacere. L’urgenza di dare corpo a quelle parole che si affollano e si impongono. L’urgenza della condivisione e del dono.Anche se poi, quando si scrive, non ci può solo accontentare di “gettare” a casaccio le parole sulla carta. Perché la scrittura è anche tanto esigente. E allora non tollera gli strafalcioni, la fretta, la mancanza di cura…
Si scrive per lasciare una traccia. Per dire quello che conta veramente. Per trovare le parole adatte. Per colmare un vuoto. Per farsi capire. Per non lasciare che il tempo cancelli i ricordi…
Si scrive perché le parole danno un senso a quello che si vive e che si percepisce. Permettono di ritrovare il filo perso. Aggiungono un tassello al puzzle dell’amore. Anche quando urlano la collera o il dolore. Anche quando rileggendole ci deludono. Anche quando nessuno ha voglia di ascoltarle… Michela Marzano
Ad un certo punto dell’incontro, la scrittrice cita Hannah Arendt (una filosofa di origine ebraica che ha scritto “Le Origini del Totalitarismo”), parlando dei regimi totalitari la Arendt diceva di non riuscire a pensare se non a partire da quell’evento, che ha cambiato irrimediabilmente il mondo.
Così, la signora Marzano, non riesce a pensare se non a partire dal problema dell’anoressia.
“Sto bene – risponde ora Michela Marzano – cioè male come tutti”.
Molti sono stati gli interventi da parte dei ragazzi, dei docenti, e anche da parte dei genitori di alcuni di loro, che stavano vivendo la stessa realtà che la signora Marzano aveva raccontato nel suo libro.
Quest’incontro è stato accolto con molta partecipazioni e con molto entusiasmo da parte di tutti i presenti.
Di Sandy Giannotti
Voleva Essere une Farfalla – Michela Marzano è un’affermata filosofa e scrittrice, un’autorità negli ambienti della società culturale parigina. Dalla prima infanzia a Roma alla nomina a professore ordinario all’università di Parigi, passando per una laurea e un dottorato alla Normale di Pisa, la sua vita si è svolta all’insegna del «dovere». Un diktat, però, che l’ha portata negli anni a fare sempre di più, sempre meglio, cercando di controllare tutto. Una volontà ferrea, ma una costante violenza sul proprio corpo. «Lei è anoressica» le viene detto da una psichiatra quando ha poco più di vent’anni. «Quando finirà questa maledetta battaglia?» chiede lei anni dopo al suo analista. «Quando smetterà di volere a tutti i costi fare contente le persone a cui vuole bene» le risponde. E ha ragione, solo che è troppo presto. Non è ancora pronta a intraprendere quel percorso interiore che la porterà a fare la pace con se stessa.
«L’anoressia non è come un raffreddore. Non passa così, da sola. Ma non è nemmeno una battaglia che si vince. L’anoressia è un sintomo. Che porta allo scoperto quello che fa male dentro. La paura, il vuoto, l’abbandono, la violenza, la collera. È un modo per proteggersi da tutto ciò che sfugge al controllo. Anche se a forza di proteggersi si rischia di morire. Io non sono morta. Oggi ho quarant’anni e tutto va bene. Perché sto bene. Cioè… sto male, ma male come chiunque altro. Ed è anche attraverso la mia anoressia che ho imparato a vivere. Anche se le ferite non si rimarginano mai completamente.
In questo libro racconto la mia storia. Pensavo che non ne avrei mai parlato, ma col passare degli anni parlarne è diventata una necessità. Per mostrare chi sono e che cosa penso. Perché, forse, senza quella sofferenza non sarei diventata la persona che sono oggi. Probabilmente non avrei capito che la filosofia è soprattutto un modo per raccontare la finitezza e la gioia. Gli ossimori e le contraddizioni. Il coraggio immenso che ci vuole per smetterla di soffrire e la fragilità dell’amore che dà senso alla vita.»
Ma perché non si è saputo prima?? Sono 2 mesi che provo a conttatarla all’Università Descartes, è eccho che viene a Barga e non si sa niente prima… anche se era un incontro con la scuola, poteva anche interessare tante persone… grazie per l’organizzazione!!
Perchè non lo si sia saputo prima devi chiederlo ai quotidiani (La Nazione, Il Tirreno) contattati già da marzo via mail per pubblicare un articolo riguardante l’incontro nelle pagine provinciali e locali. Chiedi loro perchè scrivono di gossip e di pesca al salmone piuttosto che di un appuntamento importante con un’intellettuale seria e impegnata. Poi, facci sapere cosa ti rispondono, perchè le nostre mail, evidentemente, le hanno tutte cestinate.
Inoltre, ricordati che accedere ai locali scolastici non è esattamente come entrare e intrattenersi nella hall di un albergo:la Presidenza deve dare il permesso, perchè, nel caos che può generarsi in situazioni così importanti, possono entrare dei malintenzionati. La scuola è un luogo pubblico, ma non aperto al pubblico, e deve organizzarsi per garantire la sorveglianza dei suoi alunni, quasi tutti minorenni.
Abbiamo concesso l’ingresso a tutti perchè ritenevamo l’incontro un momento esclusivo per la popolazione tutta, anche se abbiamo organizzato l’incontro per gli alunni del triennio del Liceo “G.Pascoli”, che studiano, tra le altre materie, anche la Psicologia. La scuola, dal nostro punto di vista, deve rappresentare il luogo privilegiato della crescita intellettuale, dell’ aggregazione sociale e dello scambio culturale, sempre, ad ogni livello.
Forse non sei stato/a particolarmente fortunato/a nel cercare di contattare la Professoressa Marzano, perchè noi abbiamo inviato una semplce mail con la cortese richiesta di passare anche da qui e lei, come tutti i grandi, ha accettato subito e senza riserve.
La ringraziamo ancora attraverso queste pagine.
ISTITUTO SUPERIORE d’ISTRUZIONE di Barga
ah perché il giornaledibarganews no poteva dare l’informazione prima?!
Anche se capisco che l’incontro si faceva in un istituzione scolastica penso che, visto che ci sono pocci eventi di questo tipo in zona, la cosa giusta sarebbe stata di invitare i bargigiani o almeno proporre alla gente di partecipare all’evento se ne avevano la voglia. La Pro Loco e tante persone si lamentano della povertà di alcuni eventi e ecco che viene una filosofa interessante e che non si sa prima… spiegatemi la logica!