A guardarlo in questi giorni sembra sconfitto. L’alternarsi di piogge insolitamente intense e giorni di freddo sembra aver messo a dura prova il giardino, piccolo o grande che sia.
Muovo i pochi passi che mi separano da lui e non posso non notare qualche foglia da raccogliere per evitare che soffochi il prato, guardo le povere ortensie che hanno prosperato in una stagione folle che dal caldo pseudo-primaverile le ha fatte piombare nel gelo e il prato che sembra sgualcito. Ancora due passi e arrivano le buone notizie: anche in inverno il giardino ben progettato ha qualcosa da dare (o da dire?). Lo penso di fronte ai viburni che mostrano i loro frutti di un colore metallico in sospeso tra il blu e il viola oppure quando incontro il corbezzolo. Un mese fa ci ha offerto i propri dolcissimi frutti e ora continua a regalarci i suoi piccoli fiori bianchi. Sembrano piccoli paralumi col vezzo della bomboniera che aspettano improbabili fiocchi di neve.
Provo a schiacciare le foglie della canfora, ma in questo momento il loro profumo è davvero debole. La guardo e mi chiedo chi glielo abbia fatto fare di partire da una bella villa delle colline lucchesi per finire fuori posto. Si, lei è proprio fuori posto. Non come il larice che visse fino all’alluvione del 1992 poco vicino a dove si trova lei, decisamente una presenza atipica per un giardino lucchese, ma costretta in uno spazio che non le darà grandi possibilità di sviluppo. Non potrà farlo perché è stata messa lì senza un’idea chiara delle dimensioni che potrà raggiungere, in uno di quei momenti di distrazione che ci inchiodano di fronte alle nostre responsabilità. Per anni qualcuno si chiederà a chi è venuto in mente di posizionare un grande albero proprio in quel punto.
Ci siamo, il concetto è chiaro: c’è una bella differenza tra una collezione di piante e un giardino.
Una collezione è come un elenco di parole. Una accanto all’altra, magari divise per assonanze o per significati oppure per usi. Potremmo collezionare parolacce, parole e parole da bon ton. Così le piante potremmo dividerle in erbacce, piante utili e piante per cucinare. Oppure le dividiamo per famiglie botaniche. Quello che conta è che la collezione sia il più possibile completa. Non importa che le piante siano disposte in modi particolari, basta che siano posizionate in un ambiente ospitale ed adatto a crescere. Magari presteremo attenzione a non mescolare le piante in modo tale che una danneggi l’altra. Mi vengono in mente certi “giardini” in cui in un numero imprecisato di vasi disposti secondo le geometrie più strane. Li guardi e non c’è armonia, non c’è nemmeno quel pizzico di regolarità che contraddistingue la scacchiera del gioco della dama. I loro proprietari, però, sono felici e ne vanno fieri: la loro collezione è completa! Ci sono piante rarissime e piante più comuni raccolte secondo un certo criterio. Sembrano una collezione di francobolli: preziosa ma mai bella come un dipinto.
E il giardino? Il giardino non può escludere le piante, almeno per come il giardino è inteso alle nostre latitudini e longitudini. Le piante, però, nel giardino sono disposte in modo ragionato rispondendo a requisiti che vanno oltre la mera collezione. In questo momento intendo, in particolare, soffermarmi su tre aspetti.
Uno dovrebbe essere il più ovvio ma, in un paese in cui le regole sono interpretate come consigli, è quasi sempre l’ultima cosa presa in considerazione, di solito quando si scatena una causa tra confinanti: le piante devono rispettare delle distanze dai confini di proprietà, oltre che da strade, corsi d’acqua e ferrovie. Ecco che un albero d’alto fusto non può essere piantato a meno di tre metri dal confine e che una siepe deve stare ad almeno mezzo metro, un metro in casi particolari.
Il secondo aspetto da tenere in considerazione è che il giardino risponde ad alcune funzioni che gli sono attribuite. Qui siamo nel bel mezzo del concetto di progettazione. Cosa vogliamo dal nostro giardino? Deve essere solo bello? Quando vogliamo che dia il massimo di sé? Serve per giocarci? Vogliamo contemplarlo o viverlo? Lo vivremo la sera in estate? Cosa ci faremo? Ci festeggeremo compleanni nel pomeriggio? Abbiamo qualcosa da mostrare (un panorama) o da nascondere (una brutta vista)? Qualcuno ha bisogno di stendere i panni o di accatastare la legna da ardere? Ci sono spazi che hanno bisogno di privacy? Vogliamo spazi in ombra o angoli soleggiati? Sono queste e molte altre le domande cui dobbiamo rispondere per individuare le funzioni e per poi attribuire a diversi spazi una specifica funzione. Già, un passaggio fondamentale è proprio questo: decidere a cosa servono vari spazi individuati nel giardino. Dobbiamo farlo anche se il giardino è piccolo. L’unica cosa che cambia è che ciascuno spazio sarà più piccolo, che talora il medesimo spazio dovrà assolvere a più funzioni e che alcune funzioni non vi troveranno proprio posto. Questa fase è particolarmente importante: non mancano progetti di brillanti paesaggisti che naufragano nell’imbarazzo di fronte alla signora di turno che chiede dove potrà stendere il bucato o dove sarà accatastata la legna per l’inverno.
Il consiglio per chi vuole progettare il proprio giardino è quello di prendere una planimetria del terreno che circonda la casa oppure un foglio bianco su cui tracciarla anche a mano. Basta uno schizzo in questa fase. L’intero spazio disponibile viene diviso in aree colorate o tratteggiate in modo diverso su cui scriviamo cosa ci dovrà accadere. E’ un po’ come tracciare la forma di stanze della casa che si trovano fuori dalla porta e decidere a cosa serviranno. Come in casa ci sono cucina, camera da letto e soggiorno, nel giardino ci sarà lo spazio per il gioco dei bambini, l’area relax o lo spazio barbecue. In casa abbiamo ripostigli, bagni e locali caldaia, in giardino troveremo l’area attrezzi, un lavatoio e la zona in cui accatastiamo la legna o parcheggiamo il motorino d’inverno. E al salotto che fa da stanza di rappresentanza potrà corrispondere lo spazio migliore, quello più bello del giardino. E’ questa la fase in cui ragionare sulle connessioni, su come ci muoveremo in giardino. Scopriremo così che l’area barbecue o un gazebo per le cene estive potrebbero essere comodi se non troppo distanti dalla porta della cucina o di una stanza di un fabbricato da usare come dispensa o nel quale può esser messo un frigorifero. Oppure che un’aiuola di piante aromatiche potrebbe essere posizionata proprio in prossimità del barbecue. Il nostro schizzo potrebbe sembrare un insieme di scarabocchi ma sarà molto di più: è il progetto del giardino.
Individuate le funzioni e la distribuzione degli spazi funzionali si possono scegliere le piante e gli arredi che, nel tempo e non necessariamente subito, prenderanno il loro posto nel giardino. Questa è una fase cruciale: le piante devono rispondere alle funzioni attribuite ai vari spazi. La loro posizione e le loro caratteristiche non potranno ostacolare la funzione assegnata. Così, dove vogliamo l’ombra solo in estate non potrà andare una sempreverde e il prato per il gioco dovrà essere realizzato con un ben preciso miscuglio di semi. Le zone che hanno valore estetico dovranno avere piante che assolvono a questa funzione e le piante dovranno adattarsi alle condizioni ambientali che la natura e l’uomo (spesso in fase di cantiere) hanno determinato. Se il terreno è acido certi risultati si cercherà di ottenerli con piante acidofile, se è ricco di sabbia e ghiaia dovremo scegliere piante non molto esigenti dal punto di vista idrico e così via. Il roseto andrà distante dallo spazio dedicato al gioco dei bambini. In vicinanza di questo potremmo mettere delle piante aromatiche: ci daranno occasione per far notare ai bambini che la palla va usata con una certa attenzione ma anche per far conoscere alle piccole pesti il profumo di certe piante quando la palla volerà troppo lontano.
La scelta delle piante può essere fatta proprio durante la progettazione, soprattutto se abbiamo intenzione di realizzare il giardino in una sola stagione. Oppure potremo tenerci in una certa libertà se pensiamo di realizzare la parte verde del giardino un po’ per volta. E’ così che assume un significato il pellegrinaggio da una mostra mercato all’altra: se il progetto c’è ma lascia la porta aperta a scelte oculate, i nostri viaggi avranno il senso di andare a rafforzare certe scelte, anziché quello di farci ripiombare nella collezione di piante dalle geometrie caotiche, incomprensibili e poco funzionali.