Se l’assemblea popolare indetta per ieri sera al teatro dei Differenti aveva come principale intento quello di informare i cittadini sulle vicende ospedaliere e soprattutto su come stanno le cose realmente – dopo tante fandonie che in queste settimane sono state portate avanti da qualcuno – circa la futura localizzazione del nuovo ospedale unico della Valle, l’intento è stato raggiunto in pieno.
Nel senso che la Media Valle del Serchio, nel suo insieme di rappresentanti politici ed istituzionali a tutti i livelli, ha detto chiaramente come la pensava. E cioè che la decisione presa con il voto del 7 gennaio va ripensata sulla base degli approfondimenti che fornirà la Regione in merito alla tipologia del nuovo ospedale, a seconda della sua localizzazione. Ma anche che in Media Valle del Serchio si crede fermamente che l’unica maniera per ottenere un ospedale che risponda veramente alle esigenze del territorio sia quello di andarlo a realizzare nell’unico luogo veramente idoneo, a Mologno.
Forse l’intervento più atteso, dopo le parole del direttore generale della USL, Antonio D’Urso, che ha ribadito la ferma volontà di procedere verso la chiusura, se sarà possibile, di uno dei due attuali presidi, è stato quello del senatore Andrea Marcucci che ha detto chiaramente la sua. Una posizione molto attesa dicevamo e che è stata chiara, netta e condivisibile. E che speriamo serva ad un’attenta riflessione da parte di tutti i sindaci.
Dopo tante parole spese in queste settimane sulla stampa da una parte e dall’altra di questa Valle nuovamente e fortemente divisa su questioni sanitarie, Marcucci ha ricondotto la questione laddove la lasciò lo scorso 8 gennaio a Lucca l’assessore regionale alla sanità, Luigi Marroni. Perché questo, nonostante tutto, è il punto che veramente conta: attendere che sia pronto l’approfondimento promesso da Marroni sulla localizzazione votata dai sindaci della Garfagnana il 7 gennaio; sulla tipologia di un ospedale da realizzare al Piano Pieve a seconda di flussi e bacini di utenza.
E se la Regione confermasse quelle che sono state le ipotesi della Commissione sanitaria circa un ospedale di tipologia diversa a seconda della sua localizzazione, se Marroni confermasse che i sindaci della Garfagnana hanno votato per un ospedale di dimensioni ridotte e che non avrà nel sito di Piano Pieve più di 60-70 posti letto, la conferenza dei sindaci dovrà allora ripensare la propria decisione, avendo finalmente un quadro definitivo su cui ragionare.
Marcucci ha espresso chiaramente la sua convinzione:
“Se l’ospedale sul Piano della Pieve fosse stato un ospedale equivalente io avrei in termini personali espresso la mia preferenza nei confronti di Mologno, ma in termini di rappresentante istituzionale avrei dovuto prendere atto che tutti i servizi che possono essere erogati su questo territorio saranno erogati al Piano Pieve e quindi avvalorare questa scelta. Se così però non sarà e se la conclusione della relazione sanitaria espressa dalla commissione sarà confermata dall’approfondimento dell’assessore e ci sarà una differenza così consistente nei servizi erogati, non posso che chiedere a tutti i sindaci della Valle di avere a cuore la qualità della sanità di tutti i cittadini e quindi di ripensare e di tornare ad un confronto fattivo che porti l’investimento sul territorio; che porti la conferenza generale a ragionare su questo, che porti il direttore generale, la Regione, a trovare i soldi in un momento delicato come questo”.
Di ripensare insomma una scelta guardando proprio all’ipotesi di Mologno in sostanza, come l’unica in grado di poter veder realizzare in valle del Serchio un ospedale che risponda realmente alle esigenze della popolazione.
Marcucci ha aggiunto infatti di tenerne conto e come della relazione sanitaria espressa da una commissione alla quale avevano dato mandato gli stessi sindaci. Ed ha sfatato anche una convinzione radicata in Garfagnana relativa agli irraggiungibili bacini di utenza per un ospedale realizzato a Mologno, per il quale si ipotizzano circa 80.000 utenti di riferimento (come scritto dalla stessa commissione sanitaria nella sua relazione). C’è da tener conto, ha detto infatti, che il nuovo ospedale di Lucca è stato realizzato in un posto sbagliato, è lontano in termini di minuti, se non di chilometri, non solo dalla Valle del Serchio, ma anche da una parte di territorio che fino ad oggi era considerata periferia di Lucca:
“Mi domando allora se siamo così sicuri che considerare realtà come Ponte a Moriano, Marlia, o altri comuni vicini a Lucca potenzialmente sotto il bacino di utenza di Mologno sia così impensabile visto le difficoltà che si avranno nel raggiungere il nuovo ospedale. “Del resto qualcuno che se ne intende più di noi ha concluso la relazione sanitaria affermando – ha detto – che il bacino di utenza di un ospedale realizzato a Mologno sarebbe stato di 80 mila abitanti. 80 mila abitanti non è un numero casuale, ma costruito dalla morfologia, dall’urbanizzazione, dalle distanze e dalle percorrenze. Per cui pensare a 80 mila abitanti che gravitano attorno ad una realtà ospedaliera vuol dire allargarsi verso Ponte a Moriano, Marlia, Pescaglia ed altri comuni vicini a Lucca. Ma veramente vi pare così improbabile questa possibilità?”
“Siccome – ha concluso – io sono uno che rispetta le istituzioni e le rispetta sotto ogni punto di vista anche quando i conti non tornano, rispetto anche la commissione alla quale è stato dato un mandato ed è stata istituita in termini istituzionali. Mi ha portato un responso e non mi azzardo a valutare ed a sindacare il responso, soprattutto se non ne ho le competenze. Ne prendo semplicemente atto e le risposte che ci sono state date sono state molto chiare”.
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Così Marcucci che poi ha definito frettoloso il voto dei sindaci dello scorso 7 gennaio: “Non credo che 48 ore di differenza avrebbero modificato niente, avrebbero anzi reso ancora più chiaro ed istituzionale un giudizio di merito e preciso, dopo un lavoro che era stato fatto in maniera approfondita. Non si è voluto aspettare, invece, si è spinto per una votazione, ma allora mi domando su cosa si è votato? Su quella relazione? Ne è stato tenuto conto? Non mi sembra però che i sindaci della Garfagnana abbiano accettato il concetto che al Piano della Pieve ci sarà un sito ospedaliero di 70 posti letto ed un reparto determinante come l’ostetricia verrà spostato a Lucca perché lì non ha numeri per esistere”.
L’intero intervento del senatore Marcucci lo potete ascoltare sotto:
Sull’ubicazione sfortunata del nuovo “San Luca” di Lucca è intervenuto anche il sindaco di Borgo a Mozzano, Francesco Poggi che ha voluto sfatare una voce più volte diffusa ad hoc sulla stampa:
“Basta con il dire che alla popolazione di Borgo a Mozzano non interessa niente dell’ospedale della Valle del Serchio. Abbiamo anche noi grandi aspettative sul nuovo ospedale unico proprio partendo dal “San Luca” la cui posizione è molto più disagevole per i cittadini di Borgo a Mozzano. Ci saranno grosse criticità nel raggiungere il nuovo ospedale di Lucca – ha affermato – Ecco una delle ragioni per cui guardiamo con grandi aspettative ed interesse al nuovo ospedale unico della Valle del Serchio”.
Tra gli interventi significativi della serata, come detto, quello del direttore generale dell’ASL 2, Antonio D’urso atteso a spiegare meglio la riorganizzazione ospedaliera, ma potremmo anche definirla “spending review” per razionalizzare meglio le spese, prevista in Valle del Serchio in questo periodo di transizione in attesa, forse tra 8 anni, del nuovo ospedale.
Il suo intervento lo potete ascoltare sotto, in aggiunta poi ad alcune precisazioni espresse sul finale:
Riassumendo, comunque, D’Urso è stato abbastanza chiaro in proposito:
“Ci sono da risparmiare diversi milioni di euro e per questo certe spese ospedaliere non possono essere più accettate. La razionalizzazione dei servizi è obbligatoria L’idea è quella di ‘tentare’ di portare all’interno di uno dei due contenitori di Barga e di Castelnuovo tutte le attività di ricovero, tutti i posti letto e non certo i servizi di diagnostica e laboratori. Non è detto che questo sia l’obiettivo finale. Questa è però una delle cose su cui stiamo lavorando. Centralizzare all’interno dei due siti le attività economicamente più impegnative e dispendiose allo stato attuale. Impossibile pensare di mantenere da una parte ad esempio un reparto di ostetricia con delle sale operatorie e dall’altro tutto il dipartimento dell’urgenza e chirurgico. E’ economicamente insostenibile”.
D’Urso però ha smentito le voci che soprattutto a Barga si stanno rincorrendo da tempo circa la chiusura dell’ostetricia di Barga per il suo trasferimento a Castelnuovo.
“Queste sono solo voci ed invito anzi anche gli operatori sanitari ad esprimersi in proposito solo sulle cose di cui hanno competenza e non a lanciare ipotesi. Non è scritto da nessuna parte che chiuderemo presto l’ostetricia di Barga.
Tutta l’operazione sarà invece studiata in un preciso piano di fattibilità al quale stiamo lavorando e che poi affronteremo per le decisioni insieme alla conferenza zonale dei sindaci. Quello che intenderemo attuare lo diremo e lo presenteremo ai sindaci”.
Su tale questione ancora il senatore Marcucci ha dato un consiglio importante. Anche la futura riorganizzazione venga decisa in base a quelli che saranno i respoonsi forniti dalla Regione sulle diverse tipologie ospedaliere ed alla definitiva decisione sulla localizzazione presa dai sindaci:
“Credo che dei dati che ci verranno forniti in maniera più approfondita riguardo ai chiarimenti della relazione sanitaria se ne dovrà fare tesoro anche nella logica della riorganizzazione dei servizi ospedalieri da qui a 10 anni”
L’assemblea popolare è stato questo ed anche molto altro. Aperta da una lunga cronologia degli eventi fatta dal sindaco di Barga, Marco Bonini, sono intervenuti, auspicando una ritrovata unità di intenti dei sindaci, il presidente della conferenza generale dei sindaci, Giorgio Del Ghingaro; il presidente della conferenza zonale, Dorino Tamagnini, leggermente a disagio di fronte alla platea barghigiana, ma che se l’è cavata auspicando anch’esso di ritrovare tutti i sindaci attorno ad un tavolo; i componenti dell’opposizione consiliare a Barga, Guidi, Santini e Mastronaldi; il capogruppo di maggioranza Caterina Campani; i rappresentanti del comitato per la sanità della Valle del Serchio di Castelnuovo, Erik Franchi e dell’osservatorio per la sanità di Barga, Elena Barsanti; il presidente dell’Unione dei Comuni della Media Valle, Nicola Boggi; l’assessore provinciale Mario Regoli; il cittadino Andrea Guzzoletti che ha contestato l’antidemocraticità del sistema di voto dei sindaci dove ha vinto la parte che non rappresentava la maggioranza della popolazione; l’ex presidente dell’allora USL 5 della Media Valle del Serchio, Moreno Maddaleni ed alla fine con le conclusioni, che riportiamo per intero vista l’impossibilità in parte di comprenderne il contenuto, del presidente della IV Commissione Sanità, Marco Remaschi. Di cui abbiamo solo inteso (ma questo è senza dubbio un nostro, anzi un mio limite) che sia per la decisione sull’ospedale unico che per la riorganizzazione ospedaliera, non ci sia troppo tempo da perdere da parte dei sindaci.
Infine le ultime battute del sindaco Marco Bonini che ha affermato:
“E’ stata un’assemblea che voleva riunire la Valle su scelte importanti ed ambiziose, sulla migliore tipologia ospedaliera. Per questo, come già richiesto dal consiglio comunale di Barga, è giusto che sia sospesa la decisione presa frettolosamente dai sindaci, che vengano fatti tutti gli approfondimenti necessari e si arrivi a scegliere con maggiore cognizione di causa la miglior soluzione possibile per la nostra valle”.
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