[…] Premessa:
Il Beato Michele, al secolo ritenuto Lodovico dei Turignoli, come già detto nei precedenti articoli, nacque a Barga nel 1399 e qui morì, in odore di santità, il 30 aprile 1479.
Visse per circa trentasette anni della sua vita, quale Minore Osservante la Regola di S. Francesco, nel convento di Mologno o Nebbiana edificato nel 1434 dal Beato Ercolano da Piegaro, che nello stesso anno lo aveva vestito dell’abito del Poverello d’Assisi.
Trascorse poi alcuni anni presso la chiesa del SS. Crocifisso all’interno del Castello di Barga, dove i frati di Nebbiana, richiamati dal loro ministero, trovarono accoglienza al tempo in cui era scoppiata un’epidemia di peste.
Infine terminò la sua vita nel primo nucleo dell’attuale convento di S. Francesco a Barga, edificato tra il 1470-71 dai frati Nebbiana seguendo l’idea dello stesso fra Michele, ovviamente con il fondamentale concorso del Comune di Barga.
La sua fu una vita esemplare per santità, tanto da elevarlo, nonostante fosse rimasto sempre un semplice frate, a guida intellettiva e culturale per tutte le famiglie francescane della Valle del Serchio. Come per le sue molteplici e non comuni virtù, rassicurante riferimento religioso di tutto un popolo, che alla sua morte, nella solenne austerità francescana, volle tributargli il suo riverente e devoto omaggio d’affetto e di rimpianto, silenziosamente muovendo dai casolari della Valle per recarsi al “suo” convento in visita alle mortali spoglie.
Il popolo amava fra Michele e lo testimonia anche il più volte citato Codice 140 conservato presso la Biblioteca Landau-Finaly di Firenze, la dove conclude i due ricordi delle tentate diffamazioni, dicendo chiaramente che in vita era venerato come fosse un santo:
Queste dua volte si ingegnò publicamente el grande diavolo di difamare et perturbare el servo di Dio frate Michele, ma non poté, perché quando accadde simil cose non pareva che fussi potuto credere da persona per la fede grande che li havevano le genti che fussi sancto.
Più avanti così continua l’Anonimo autore del Codice:
Et perché non era anchora finita la nuova chiesa del loco novo di Barga, dopo celebrato le obsequie et visitato il suo corpo con grande devozione dalli populi, facto una fossa in terra della chiesa fu quivi sepulto.
L’Anonimo poi ricorda un miracolo avvenuto dopo la sua morte e seguendo:
Molti altri miracoli a facto questo Beato et infinite gratie alli sua devoti.
Unde molte volte è frati hebbeno a riempire la fossa della terra sopra del suo corpo che facevano li populi portando a casa decta terra, per devotione appiccandola nelli brevi accollo alli infermi o mettendola nell’acqua, la quale davano poi a bere alle infermi, o vero lavavano le loro infirmità di et subito erano sanati.
Ma dapoi finito la chiesa del loco novo et costruita una cappella, furono le sue ossa cavate et intromesse con veneratione nell’altare di decta cappella, dove insino al presente die si sodisfano li voti et gratie ricevute.
Ad Laude di Iesus Cristus et del Poverello. Amen.
Qui termina la premessa e nel prossimo capitolo vedremo le due delibere comunali che attestano, con fra Michele vivente, quanta e quale fosse l’attenzione alla sua persona. (continua)