Partirà tra poche ore la nuova spedizione di Danilo Musetti nelle terre dell’Alto Dolpo. Dopo aver seguito “Bhutan 2011” GiornalediBarganews.com, anche quest’anno vi racconterà l’avventura del viaggiatore garfagnino patrocinata dal Cai Garfagnana sezione “Roberto Nobili“. Vi terremo aggiornati in tempo reale sulle principali tappe che Musetti e il suo team affronteranno nel loro cammino. Alcuni giorni fa lo abbiamo incontrato al Sillico per fare due chiacchiere prima della partenza.
Come si è preparato per questa spedizione in Alto Dolpo?
“Come al solito la preparazione per questo tipo spedizione è finalizzata all’ottenere una condizione atletica ottimale, sia la componente muscolare che quella aerobica devono poter sopportare il carico di lavoro fisico che un trekking in alta quota comporta. Purtroppo per l’acclimatamento alle quote elevate che dovremo affrontare si potrà fare solo arrivati sul posto. Quest’anno dovremo superare la barriera montuosa che racchiude i segreti dell’Alto Dolpo, il Kang –La, un passo a 5380 metri di quota, dopo appena 7 giorni di cammino. Sarà questo il primo di una lunga serie di passi che dovremo superare, quello più rischioso per il “mal di montagna” essendo ancora poco acclimatati alla rarefazione dell’aria. Prepararsi per me significa però anche organizzare tutti gli aspetti logistici del viaggio, quest’anno ho dovuto addirittura noleggiare un piccolo aereo per poter raggiungere il luogo da cui inizierà il nostro percorso, che si trova isolato tra le montagne a circa una settimana di cammino dalla strada più vicina. Significa anche preparare tutto il materiale tecnico per realizzare le riprese di documentazione inerenti al progetto “Tibet fuori dal Tibet”: telecamere, cavalletti, batterie, hard disk, pannelli solari per la ricarica di tutte le batterie, comprese quelle del telefono satellitare, unico mezzo utilizzabile per comunicare con il resto del mondo”.
Da chi sarà composta la sua squadra?
“La spedizione si compone di tre gruppi che si divideranno man mano che il percorso andrà avanti. Alcuni amici bresciani: Rainero Crotti, Franco Savoldi, Francesco Bettinsoli, faranno compagnia ad Anna Quarantotto socia del CAI Lucca nella traversata del Basso e Alto Dolpo. Altri amici, che hanno preso parte alla traversata del Bhutan dello scorso anno: il Dottor Achille Inzaghi, Donatella e Milena Masé e il fortissimo Paolo Carè dopo aver attraversato l’Alto Dolpo supereranno il famigerato Sangda-La per arrivare, in 4 settimane, nella valle del Kali Gandaki da dove un piccolo aereo li riporterà a Kathmandu. L’ultima parte dell’itinerario prevedere di entrare nel Regno del Mustang attraverso quello che mi piace definire il “Passo degli Spiriti”, 5933 metri di altezza in una zona dove solo con uno speciale permesso delle popolazioni locali si può provare a scavalcare le cime che separano l’Alto Dolpo dal Mustang. Proveranno a compiere l’intera traversata il mitico Agostino Domenichelli, da tutti conosciuto come “Omo”, Laura Stevenson , la forte scozzese che ha scelto di vivere in Garfagnana, entrambi soci, come me, del CAI Garfagnana che è la sezione patrocinante della spedizione. Pronto a regalarci altre splendide fotografie, anche quest’anno sarà con noi l’amico Franco Castellini che insieme ad Aristide Sbardellotto rappresenterà il CAI di Vigevano”.
Quali i luoghi che le preme vedere?
“Dopo l’esperienza del 2009 l’Alto Dolpo è diventato una delle priorità dove tornare, questa regione mi ha colpito per la grande bellezza paesaggistica, per gli incredibili templi e monasteri dell’antica religione Bon Po, per la splendida gente che abita gli sperduti villaggi delle aride vallate, per le millenarie tradizioni che qui sono ancora parte integrante di una vita molto dura ma in assoluta armonia con la natura, per rivivere tradizioni ormai scomparse altrove, per fare un viaggio oltre che nello spazio anche nel tempo. L’itinerario quest’anno si spingerà lungo il confine tibetano, nord di Saldang per poter raggiungere alcuni sperduti villaggi e i monasteri di Sungjer Gompa e Yanjer Gompa. Ovviamente una delle aree che maggiormente mi incuriosiscono è quella intorno al villaggio di Ghami. Le popolazioni locali credono negli spiriti della montagna e non permettono a nessun forestiero di superare il Ghami Pass a 5933 metri sino a che l’orzo non sia completamente raccolto e messo al sicuro. Ci servirà uno speciale permesso per mettere alla prova il nostro acclimatamento e le residue forze per oltrepassare il “passo degli Spiriti” entrando nell’ultima parte dell’itinerario che prevede di visitare i villaggi meno noti del Regno del Mustang, anch’esso alle prese con la scomparsa dei ghiaccia e di conseguenza dell’acqua per coltivare e le pressioni della Cina per aprire una nuova finestra verso il Nepal”.
Quali le difficoltà che incontrerete?
“La difficoltà di questo itinerario, oltre alla durata (29 giorni di cammino) e la lunghezza dell’itinerario (circa 450 km), è indubbiamente rappresentata dal numero dei passi di oltre 5000 metri che dovremo superare. La quota rappresenta, insieme alle condizioni climatiche, la vera incognita di queste spedizioni. Nel 2009 dovremmo affrontare tutti i passi in quota con molta neve e anche quest’anno il monsone potrebbe aver scaricato quantità di neve in quota molto cospicue. Anche la recente tragedia della valanga al Manaslu potrebbe infatti testimoniare di un carico di precipitazioni nevose eccezionali che in quel caso potrebbero aver contribuito al distacco del seracco”.
Come vi siete organizzati per quanto riguarda il vettovagliamento?
“Tutte le scorte alimentari dovranno essere portate da fuori regione, l’Alto Dolpo non è una regione turistica ed è quindi impossibile reperire in loco gli alimenti necessari ad eccezione di qualche patata o dell’orzo con cui preparare la “tzampa” di cui si nutrono i portatori. Saranno loro a trasportare tutto il necessario, preferisco gli uomini al posto degli yak che pur essendo capaci di trasportare un carico maggiore sono imprevedibili in caso si trovi ghiaccio o neve sui passi. Di solito portiamo con noi anche qualche alimento che ricordi i sapori più familiari, non manca mai un po’ di olio di oliva e il parmigiano”.
Per quanto riguarda l’igiene personale?
“Durante il trekking approfittiamo delle giornate più calde per provare l’ebbrezza di un bagno nelle acque di scioglimento dei ghiacciai, ma bisogna stare molto attenti in quanto anche un piccolo raffreddore o una bronchite rendono la respirazione, specialmente quella notturna, molto difficile e ciò comporta l’incapacità di recuperare, l’organismo si indebolisce e le possibilità di continuare vengono messe in seria discussione. Per fortuna il clima molto secco della regione riduce moltissimo la maleodorazione, nei mesi più freddi alcuni locali non si lavano affatto”.
Quali sono le cose che le preme testimoniare con questo suo viaggio?
“Obbiettivo della spedizione è senza dubbio quello di documentare, tramite la realizzazione di riprese video, le straordinarie caratteristiche paesaggistiche del Dolpo, ma soprattutto dei suoi abitanti che hanno saputo tramandare sino ad oggi tradizioni della cultura tibetana altrove scomparse, una popolazione che caparbiamente ed orgogliosamente tenta di sopravvivere in un ambiente così ostile per isolamento e scarsità di risorse. Quest’anno vorrei realizzare alcune interviste a Lama e personaggi che stanno vivendo una fase di transizione che con molte probabilità trasformerà queste valli in un deserto di montagna completamente disabitato”.
Cosa si aspetta da questa avventura?
“Sono passati solo 3 anni dalla precedente esperienza in questa regione e sinceramente mi auguro di trovare ancora un sistema economico che permetta alle poche centinaia di persone che popolano l’Alto Dolpo di continuare ad abitarlo con dignità, so anche però che il sistema è in grave pericolo, da un lato la fine del commercio di sale tibetano, dall’altro la crescente domanda turistica potrebbero trasformare rapidamente anche una delle aree più remote dell’intera Himalaya. Sicuramente ritroverò volti di gente arsa dal freddo e dalla quota ma anche i loro animi caldi e ospitali sempre pronti a far accomodare un forestiero in casa propria anche se non possiede che il proprio sorriso”.
Un grandissimo in bocca al lupo Danilo a te e a tutti gli altri membri della spedizione. Aspettiamo di vedere un altro straordinario report fotografico che faccia sognare anche noi pigri spettatori di questa vostra grande avventura. Un abbraccio.