Si è giocata ieri sera la finale del 3° Torneo delle Porticine, conclusasi con la vittoria della squadra di Fornaci Vecchia composta dai bambini di ieri che forse meglio degli altri conoscono le insidie del campo da gioco costituito da piazza della Chiesa.
Per dirla con il patron e direttore di gara Leonetto Cheloni “I vecchi marpioni di Fornaci Vecchia domano ai calci di rigore la rigogliosa potenza fisica dei baldi giovani delle Case Operaie” e quindi “vince Fornaci Vecchia ai calci di rigore per 4 – 3 dopo agguerrita gara”.
Dunque il secondo trofeo su tre edizioni si va ad aggiungere al palmares di Fornaci Vecchia, che ieri sera ha schierato in campo Paolo Donati, Walter Donati, Flavio Toni, Vincenzo Passini, Riccardo Guerrini e Mario Leva; per il Centro hanno invece giocato Stefano Castelli, Paolo Luchini, Marco Caselli, Nicola Tonarelli, Michele Biagioni, mentre per le Case Operaie Alessio Toni, Stefano Bertini, Tommaso Cecchini, Gabriele Cecchini riportando i seguenti risultati:
Case Operaie – Centro: 10-2
Fornaci Vecchia – Centro: 4-2
Fornaci Vecchia – Case Operaie: 2-10
Classifica
Fornaci Vecchia 9 punti
Case Operaie 9 punti
Centro 0 punti
Per capire meglio il fervore che sta dietro il Torneo delle Porticine e la passione che questi cinquantenni mettono nell’organizzare, giocare e festeggiare un triangolare di calcetto anche poco regolare, ci viene in aiuto Marcello Bernardini, che ha messo in versi le storie dell’infanzia vissuta in Fornaci Vecchia e che fanno da prologo a tutto questo entusiasmo:
I calzoni erano corti, gli anni eran d’oro,
a merenda ti davan pane col pomodoro.
Le rotule monde, le teste ammaccate,
due spintoni e riprendi a fare quattro risate…Guardie e ladri, rincorse, apri le figurine,
calcio in piazza e dal Begna si giocava a palline…
Sulla selva s’andava, si duellava nel rio,
Don Batini pensava a riabilitarci con Dio…Ecco Maggio, funzione, capo chino sul suolo,
ma pensavi che dopo, ti giocavi il ghiacciolo…
Di un marziano pareva quell’enorme padella,
dai ragazzi ci siamo, é festa della Rovella!…Il patrono arrivava, bancarelle e i petardi,
si tiravano in mezzo e ci appellavan bastardi,
c’eran pure le piante, i vitelli e i maiali,
tutto quel movimento ci metteva le ali…Di nascosto alla nonna entravo nel magazzino,
sgranocchiavo con gli altri un abbondante spuntino.
La camera allora diventava la cella,
per scontare il peccato della tua marachella,
li dovevi fermarti e aspettare per ore
per capire il livello di quell’ultimo errore.
Accettavi in silenzio quell’amaro verdetto,
consapevole frutto del tuo stato imperfetto.Oggi osservo i ragazzi e li guardo negli occhi,
l’espressione han di quelli definiti balocchi.
Son più flosci e annoiati, gli ci vuole uno spasmo,
per avere un quartino, del nostro vecchio entusiasmo.Prova oggi a punire sti mocciosi viziati…
per me, certo meno colpevoli di chi li ha abituati.