Per capire perché da ieri tutto il mondo piange Steve Jobs, perché ogni giornale ha in prima pagina la notizia della sua scomparsa, provate a staccare il mouse e continuate a lavorare mettendo il computer in modalità provvisoria, utilizzando solo il prompt dei comandi.
Adesso andate avanti nelle vostre attività inserendo sullo schermo a sfondo nero righe di comandi per ogni azione che dovete compiere.
Ecco perché Steve Jobs oggi è così celebrato: una delle sue prime intuizioni, “Lisa”, è stata una rivoluzione per tutti noi, anche se al suo lancio sul mercato, nei primi anni Ottanta, rimase incompresa.
Nell’epoca delle righe di comando, infatti, quel nuovo sistema operativo introduceva il concetto di interfaccia grafica ed il conseguente utilizzo del mouse, i due strumenti che sono alla base dello sviluppo e della diffusione capillare dell’informatica alla portata di tutti.
Un monitor non più desolantemente pieno di righe e comandi ma caratterizzato da figure (icone) cliccabili e soprattutto riconoscibili a intuito, cominciarono a rendere lo schermo del computer come una scrivania virtuale con cartelle da aprire in finestre, block notes, strumenti vari, un cestino, con i quali interagire tramite un prolungamento della nostra mano, il mouse.
Tutto, improvvisamente diventò più semplice, user friendly.
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Non facciamoci ingannare dall’immagine che in questi giorni i media danno di Mr. Jobs, quella di uno che ha incarnato il sogno americano partendo da un garage; l’idea di GUI (Graphical User Interface, Interfaccia grafica), nacque in realtà nei laboratori Xerox e da loro fu commercializzata nel 1981, fu ripresa da Macintosh con Lisa nel 1983 e poi proposta negli anni immediatamente seguenti anche da altre aziende di informatica, ma il merito della diffusione capillare di questa rivoluzione forse è davvero tutto di Steve Jobs e della sua azienda, con il lancio del Macintosh 128 nel 1984.
Da quel momento niente fu più come prima, un solco era stato tracciato ed era impossibile da ignorare: fu un cambiamento che ha influenzato tutti, utenti, programmatori, produttori.
Ma perché, di una tecnologia sviluppata da altri il merito va tutto a Mac? Perché il suo mentore non aveva solo un potente intuito ma anche uno strepitoso potere comunicativo e la diabolica capacità di “inventare” i bisogni e di anticipare i tempi; doti con le quali ha travolto il mondo dell’informatica per tutta a sua carriera.
Dopo aver “sdoganato” l’interfaccia WIMP (Windows, Icons, Mouse, Pointer) che tutti noi oggi utilizziamo (e della quale non sapremmo fare a meno), altre intuizioni maturate nei laboratori di Apple Computer e sempre espresse dalla voce e dal volto di Steve Jobs hanno segnato lo sviluppo della nostra vita tecnologica.
A chi serviva un computer bello, oltre che utile? A chi serviva avere a disposizione mille brani di musica da tenere in tasca senza mai cambiare cassetta o cd? A chi serviva un tablet su cui vedere foto, guardare video e connettersi in internet?
A nessuno di noi, finché non abbiamo scoperto di non poterne fare più a meno.